Farmaci e visite specialistiche: una chimera per i poveri

di Gianluca Cicinelli

Fra gli indici di povertà trascurati in questa fase c’è il dato relativo alla spesa sanitaria. Assenza paradossale vista la natura sanitaria della crisi. Un tema invece dibattuto al quarantesimo Congresso Nazionale della Società Italiana di Farmacologia (Sif) concluso il 13 marzo. Nella relazione presentata dal dottor Silvano Cella i dati del fenomeno: il rapporto è uno a sei, ovvero il contenimento della spesa sanitaria viene perseguito dalle famiglie povere soprattutto limitando il numero delle visite e degli accertamenti a scopo diagnostico e preventivo in misura di un sesto di visite e accertamenti rispetto alle altre famiglie. La relazione parte dai dati ufficiali dell’Istat, secondo cui in Italia nel 2019 quasi 1.7 milioni di famiglie, il 6.4% del totale, circa 4.7 milioni di persone vivevano in condizione di povertà assoluta. (8,8% di famiglie indigenti al sud, 4.5% al Centro, 5.8% nel Nord-Ovest e 6.0% nel Nord-Est. Le persone in povertà assoluta erano 1.870.000, il 6.8% dei residenti nelle regioni del Nord e 2.071.000 al Sud, con il 10.1%. Fra le persone in condizioni di povertà assoluta il 26.9% sono stranieri, circa un milione e 400 mila persone.

Come detto spesso, queste statistiche ancora non contemplano l’impatto della pandemia Covid-19 che ha aggravato a partire da marzo 2020 l’emergenza sanitaria: quindi la situazione si rivelerà assai più pesante. Analizzando il periodo maggio-settembre del 2020 e confrontandolo con lo stesso periodo del 2019 emerge che l’incidenza dei nuovi poveri passa dal 31% al 45% e che quasi una persona su due per la prima volta necessita di aiuti materiali, rendendo più problematico il modo in cui affrontare la povertà di salute. In Italia le persone indigenti possono permettersi una spesa sanitaria equivalente al 16% delle persone senza problemi, un sesto della spesa, rinunciando a visite specialistiche necessarie e a qualsiasi visita di prevenzione.

La relazione del dottor Cella ha messo in evidenza i molti studi che hanno indagato il legame tra povertà, contesto ambientale e malattia ed hanno dimostrato che la carenza cronica di beni primari si associa ad una aumentata frequenza di molte condizioni patologiche come l’asma bronchiale, i disturbi gastroenterici, l’ipertensione, le dislipidemie e le patologie cardiovascolari, il diabete mellito di tipo 2 e un eccesso di mortalità nel periodo invernale. L’analisi dei grandi database sanitari di molte nazioni europee ha dimostrato inequivocabilmente che le malattie croniche non trasmissibili (Non-Communicable Chronic Diseases, Ncd) sono estremamente diffuse tra le persone provenienti dai Paesi ad alta pressione migratoria che oltretutto, giunti a destinazione, incontrano ostacoli nell’accedere alle strutture di cura per il timore di essere identificati.

La globalizzazione dei regimi alimentari nocivi, il rapido inurbamento e la povertà sono considerati fattori di aggravamento nelle condizioni sanitarie di vita di molti migranti che sul nostro territorio hanno dovuto improvvisamente modificare il loro regime alimentare e la modalità sociale di convivenza. La prevenzione delle malattie scaturite da questi fattori secondo la Sif non può basarsi principalmente o esclusivamente su interventi personali volti a modificare lo stile di vita dei singoli individui, bensì richiede politiche sanitarie nazionali finalizzate al loro contenimento. Politiche difficili da attuare, sostiene la Sif, quando per i poveri l’unica possibilità di ricevere gratuitamente assistenza medica primaria e terapie farmacologiche è rappresentata dagli scarsi ambulatori degli Enti Caritativi presenti sul territorio. Perchè tra le necessità fondamentali delle persone povere c’è l’accesso alle terapie farmacologiche, come dimostra la composizione della spesa per tipo di prestazione, che secondo l’Istat nel 2019 è stata destinata dagli indigenti per il 63% all’acquisto di farmaci, diversamente dalle persone non povere per le quali questa voce rappresentava una parte minoritaria della spesa destinata alla salute.

ciuoti

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