Ferrante, McCarthy e Sarasso
recensioni (non solo giallo-noir) di Valerio Calzolaio (*)
Napoli, Firenze e Milano. 1969-1976. Elena ha pubblicato con successo il romanzo in cui rielabora la vita del suo povero rione e le esperienze adolescenziali sessuali di Ischia quando era innamorata di Nino. Fuggita e laureata alla Normale sposa Pietro, famiglia importante e carriera brillante, arrivano due figlie. Prima del matrimonio, la carissima amica Raffaella le chiede aiuto. Parte. Sono nate nell’agosto del 1944, cresciute insieme povere, Lina si è sposata giovanissima, scappata dal rione con Nino, separata con un figlio (forse suo), ora operaia in un salumificio. Si sente male, sintomi di “smarginatura”, chiede assistenza a Lenù. Ricominciano a vedersi, anni di lotte culturali e sociali, trasformazioni tecnologiche e urbane, sviluppi e inviluppi vitali. Accade molto, poi Lina (con la quinta) diventa una maga dell’informatizzazione e Lenù (nuovo romanzo in uscita) abbandona la famiglia per Nino. La delizia continua, la qualità resta eccelsa nel terzo delle amiche “geniali” di Elena Ferrante («Storia di chi fugge e di chi resta», e/o 2013, pagg. 384 euro 19,50), in prima, pseudonimo di due o quattro mani (e sesso incerto). Imperdibile.
«The Counselor, Il procuratore»
di Cormac McCarthy
traduzione di Maurizia Balmelli
Einaudi
116 pagine, 14,50 euri
Il grande 80enne Cormac McCarthy ha scritto notevoli romanzi da qualche anno spesso trasposti al cinema («Non è un Paese per vecchi», «La strada», «Sunset Limited»). Questo «The Counselor, Il procuratore»è la sceneggiatura originale del film presentato in anteprima a dicembre al Courmayeur Noir Festival, diretto e co-prodotto da Ridley Scott, con Fassbender, Penelope Cruz, Cameron Diaz, Bardem, Pitt. Siamo dalle parti di Ciudad Juarez, la frontiera fra Messico e Texas, in campo avidi avvocati e depravati narcotrafficanti, crudeli codardi e massacri inimmaginabili, amori e paure.
Usa e Polonia, Milano e Palermo. 1981-1993. Il 61enne Uomo Nero Andrea Sterling è salvo a New York (John Wayne alla Casa Bianca). Poi nel 1983 il segretario socialista neo presidente del consiglio Tino Cobra (molto amico dell’imprenditore edilizio e televisivo Mauro Fedele) lo richiama in patria come direttore del Comitato Esecutivo Servizi Informazione e Sicurezza. L’alta bionda dagli occhi azzurri 17enne Ljuba Marekovna viene reclutata per circuire e spiare i vip che capitano al Grand Hotel di Varsavia. Il magistrato Domenico Incatenato vive a Milano con la collega moglie Rita, che aveva avuto una storia giovanile con il collega fiorentino Carlo Ciaccia. Nella mafia c’è guerra, il vecchio padrino Benvenuto Riccadonna viene ucciso, il figlio Salvo detto Dracula sa come fare. Tino non è Craxi (e Fedele non è B), Ljuba non è Ilona o Moana, Domenico non è Di Pietro, Carlo né Falcone né Borsellino. Vi assomigliano, li seguiamo per oltre un decennio. Il 35enne Simone Sarasso conclude la storica trilogia sporca («Il Paese che amo», Marsilio 2013, pagg. 582, euro 19,50), in terza varia. Segnalo i pizzini a pag. 65. Pizza connection e tanta musica.
(*) Le recensioni di Valerio Calzolaio escono in prima battuta sul settimanale «Il salvagente». (db)