Fetih 1453: il “Rambo” turco-ottomano…

…fra entusiasmi e scandali

di Karim Metref

Non è di sicuro il più bel film della storia del cinema turco. Eppure sta battendo tutti i primati. Il budget più alto della storia della 7°arte turca, con 17 milioni di dollari. Mezzi colossali, collaborazioni artistiche e tecniche di alto bordo e 15.000 comparse. Uscito in 850 sale contemporaneamente, batte tutti i record di incassi in patria ed è distribuito in molti Paesi del mondo: Usa, Granbretagna, Francia, Kazakhstan, Georgia, Germania, Olanda, Russia, Azerbaijan, Corea del Sud, Giappone e molti altri. Nel mondo arabo è stato accolto con grande entusiasmo tranne in Libano dove la comunità greco ortodossa ha manifestato contro e ne ha ottenuto la censura.

Di che si tratta? Di «Fetih 1453» (cioè «Conquista 1543»). Un film del regista Faruk Aksoy che narra la presa di Costantinopoli da parte del re Mehmet II detto Al Fatih (il conquistatore).

Kolossal Holi-Bolli-woodiano

Bisogna dire subito che per chi ha un minimo di cultura cinematografica e/o storica, non è un granché. A metà strada fra un mediocre kolossal hollywoodiano – tendente al bolliwoodiano – con una sceneggiatura un po’ d’azione dozzinale e un po’ strappalacrime, tipo soap opera del pomeriggio. Il pressapochismo storico lascia ampio spazio a una esaltazione manichea dei sentimenti nazionalistici: i turchi puri, onesti e coraggiosi, i greci furbi e corrotti. Persino dio si mette dalla parte dei turchi, quando uno “sceicco bianco” – che sembra una versione mediorientale del Merlino dei film anglosassoni – sbarca sul campo di battaglia per portare un segno della benevolenza divina.

Film mediocre per un sogno smisurato

Un film dunque di poco valore culturale e artistico ma che svela molto bene la mentalità “imperialista” del governo di Erdogan. In effetti, il primo ministro turco che l’ha visionato in anteprima, si è dichiarato molto soddisfatto del prodotto.

La Turchia dominata dal partito degli industriali e commercianti conservatori si vuole di nuovo una forza conquistatrice e vuole riabilitare il passato ottomano messo un po’ nel dimenticatoio dalla cultura del Kemalismo. Non si risparmiano azioni in questa direzione. Politica economica aggressiva. Conquista di nuovi mercati in Africa e in Asia. Moltiplicazione delle missioni di beneficenza e di diffusione della cultura e della lingua turca. Strategia di rafforzamento della leadership nel mondo arabo-islamico. E, last but not least, il ruolo di primo piano giocato nel tentativo in corso di abbattimento del regime siriano dimostra che la Turchia non vuole più essere l’eterna quinta ruota del carro Nato ma vuole anche lei una fetta sostanziosa della torta energetica e strategica nell’ovest asiatico.

Il Rambo turco è nato

Oggi Ankara ha lanciato persino il suo Rambo. Si chiama Ulubatlı Hasan: è interpretato dall’attore İbrahim Çelikkol. Bello, alto, palestrato. L’eroe Hasan sembra più uno dei guerrieri di «300» (altro filmaccio da 4 soldi che ha fatto tanti incassi) o un eroe di qualche “Punk-Sci Fi”, che un soldato dell’esercito ottomano. Per fortuna è morto alla fine del film portando la bandiera sopra le mura della città. Altrimenti la Aksoy Productions avrebbe di sicuro sfornato Hasan I, II, III, Il ritorno, La vendetta… a raffica, visto il successo di botteghino. Non è detto che ci salviamo. Perché mentre cadeva da eroe sul campo di battaglia la sua amorosa si accarezzava la pancia per farci capire che portava nel ventre il degno erede.

Proteste e appelli al boycott

Siccome siamo nell’era del cattivo gusto e dei meschinismi, quest’opera da 3 soldi è riuscita persino ad avere il suo lotto di proteste e di appelli al boycott. Niente di paragonabile con quelle contro il film (se si può chiamare film quella cosa) islamofobo americano-egiziano che ha infuocato alcuni Paesi musulmani questa estate. Ma qualcosa c’è stato. In Germania una associazione dal nome “Via Dolorosa” ha gridato allo scandalo e ha chiamato alla censura del film, ma invano. In Libano invece, come si è detto, le proteste della comunità greco ortodossa sono riuscite a far vietare «Fetih 1453» mentre nel resto del mondo arabo veniva accolto con molto entusiasmo. Per la prima volta un film d’azione, secondo il gusto ormai plasmato dalle produzioni occidentali, ma con i buoni, belli, e coraggiosi vincitori che gridano «Allahu Akbar» prima della battaglia.

E’ solo l’inizio

Comunque sia, «Fetih 1453» rimarrà probabilmente nella storia del cinema turco, e forse anche in quello del mondo musulmano. Non per la qualità artistica ma per essere stato il primo di una nuova categoria. Film a grande budget che cercheranno di promuovere l’immagine della grandezza e del coraggio dei turchi-ottomani nel mondo. Con i successi commerciali ottenuti e gli appoggi politici, temo che la serie sarà (purtroppo per il cinema) abbastanza lunga.

Qui il trailer del film con sottotitoli in inglese:
[youtube http://www.youtube.com/watch?v=D8ghM82M568&w=560&h=315]

 

Karim Metref
Sono nato sul fianco nord della catena del Giurgiura, nel nord dell’Algeria.

30 anni di vita spesi a cercare di affermare una identità culturale (quella della maggioranza minorizzata dei berberi in Nord Africa) mi ha portato a non capire più chi sono. E mi va benissimo.

A 30 anni ho mollato le mie montagne per sbarcare a Rapallo in Liguria. Passare dalla montagna al mare fu un grande spaesamento. Attraversare il mediterraneo da sud verso nord invece no.

Lavoro (quando ci riesco), passeggio tanto, leggo tanto, cerco di scrivere. Mi impiccio di tutto. Sopra tutto di ciò che non mi riguarda e/o che non capisco bene.

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