Finisce la battaglia di Guadalajara, 24 marzo 1937…

…è la prima sconfitta del fascismo

di Domenico Stimolo (*)

Guadalajara

Nell’approssimarsi del 70° anniversario della Liberazione dal nazi-fascismo corre obbligo ricordare la guerra civile spagnola (luglio 1936-aprile 1939) e quindi la battaglia di Guadalajara: un evento, forse il più significativo di quella guerra, contraddistinta dalla massiccia presenza dei raggruppamenti militari italiani inviati dalla dittatura fascista a sostegno del generale Franco che si era rivoltato contro il legittimo governo repubblicano. Fu la prima significativa sconfitta del fascismo.

A contrastare i fascisti in maniera massiccia si schierarono le brigate internazionali.

Decine di migliaia i volontari delle Brigate appartenenti a cinquantatré nazioni parteciparono alla difesa della Repubblica spagnola. Dalle varie fonti storiche i numeri variano fra le 40mila e le 60mila unità, compresi gli appartenenti alle strutture sanitarie e logistiche. Altissimo il tributo di sangue con oltre 10.000 caduti. Molte migliaia i feriti gravi.

Gli italiani, complessivamente 4000, in gran parte furono inquadrati nella Brigata Garibaldi: ogni brigata era costituita da 3500 uomini e suddivisa su 4 battaglioni. Altri raggruppamenti combattenti (confluiti poi nella Brigata Garibaldi) furono la Colonna Italiana, Colonna Carlo Rosselli (anarchici e di Giustizia e Libertà), la Colonna Picelli (il fondatore degli Arditi del Popolo a Parma), la Centuria Gastone Sozzi inserita nel celebrato V Reggimento. Diversi italiani combatterono anche in gruppi delle Brigate internazionali o furono inseriti nell’esercito repubblicano spagnolo. Molti gli antifascisti di primo piano che successivamente assunsero ruoli significativi durante la Resistenza in Italia nella Lotta di Liberazione e nella successiva costruzione della nuova Italia. Fra i tanti: Giovanni Pesce, Vincenzo Tonelli, Giuseppe Di Vittorio, Pietro Nenni, Vittorio Vidali, Ettore Quaglierini, Luigi Longo, Nino Nannetti, Giuliano Paietta, Vincenzo Bianchi, Osvaldo Negarville, i fratelli Rosselli (Carlo e Nello), Paolo Clavego, Carlo Farini, Teresa Noce, Edoardo D’onofrio… Molti vivevano esuli, emigranti, per sottrarsi alle violente ritorsioni della dittatura, tanti in Francia. Provennero anche da diversi altri Stati dove risiedevano. Una parte significativa partì direttamente dall’Italia (circa 250). Una “umanità”, affratellata negli ideali e nella pratica dell’antifascismo, assai varia per composizione sociale e nelle articolazioni ideologiche: socialisti, anarchici, comunisti, giellini, repubblicani. Uniti da un energico spirito internazionalista, con l’obiettivo prioritario di contribuire alla lotta contro le barbarie del fascismo in Spagna e in Europa.

I volontari antifascisti italiani resero un alto contributo di sangue con quasi settecento caduti nei combattimenti. Riportarono ferite in 2000.

I gruppi europei più consistenti, oltre agli italiani, furono i francesi con 9000 unità e i tedeschi con 5000 ( quasi tutti esuli dalla Germania nazista). I volontari sopraggiunsero da tutti i continenti, anche da Cuba, con 800 partecipanti. Grande il contributo delle donne internazionaliste, al pari di quelle spagnole. Molte volte in prima linea, almeno nella prima fase della guerra. Incredibile l’abnegazione dei volontari (normali civili) che avevano lasciato la consuetudine della propria esistenza per affrontare le fortissime condizioni di disagio, lo scontro armato nelle battaglie, il rischio grande della vita. Numerosa la presenza degli ebrei nelle Brigate Internazionali, con oltre 7000 partecipanti (in Germania già dal 1933 era iniziata la persecuzione sistematica), in prima fila il battaglione Botvin, costituito da comunisti ebrei. Parecchi furono comandanti di Brigate.

Le forze militari inviate in Spagna da Mussolini furono di rilevante consistenza; nella parte iniziale del 1937 furono strutturate nel Ctv, Corpo Truppe Volontarie (ma, come si dirà poi, l’aggettivo “volontari” è fuori luogo). Costituite da 79.000 unità, distribuite fra esercito, aviazione e marina; furono inviati 1800 cannoni, 150 carri armati leggeri, 7500 automezzi, 5000 mortai e mitragliatrici, 763 aeroplani (molti i bombardamenti sulle città) e 91 unità navali. L’impegno finanziario fu enorme, 12 miliardi di lire dell’epoca (mentre in Italia si faceva la fame). Molte migliaia i caduti – alcune fonti parlano di 4000 – con 12mila feriti. I primi forti contingenti arrivarono il 3 gennaio 1937, composti da: 1a div. Camicie Nere “Dio lo vuole”, 2a div. “Fiamme nere”, 3a div. “ Fiamme nere”, 4a div. Littorio, Raggruppamento Autonomo “XXIII Marzo”, Brigata “Frecce Nere”, Brigata “Frecce Azzurre”. I comandanti furono i generali Roatta, Gambara, Nuvoloni, Bergonzoli.

Molti furono “volontari” per caso, presi con l’inganno (parecchi pensavano di andare a fare i “coloni” in Etiopia), o alla ricerca di una paga per sfuggire alla disoccupazione e alle misere condizioni di vita in Italia, provenienti in gran numero da attività contadine. Contestualmente la stessa “procedura” fu utilizzata per riempire i contingenti militari inviati all’assalto dell’Etiopia… per la conquista dell’impero “millenario” promesso da Mussolini. Degli inviati in Spagna più del 40% appartenevano all’esercito regolare italiano; i componenti della divisione “Littorio” furono mandati per svolgere il servizio militare di leva. Complessivamente il grado di preparazione era pessimo. Le paghe e le indennità speciali concesse, specie per gli ufficiali, erano immensamente più grandi di salari e stipendi in Italia. I volontari fascisti si arruolarono per soldo, per la promessa di un lavoro al ritorno, e non per convincimento. Così la propaganda fascista faceva scrivere sul periodico «Il Legionario»: «I rossi hanno tutto vituperato e infangato vendendosi allo straniero. Essi sono oggi degli abbietti soldati, mercenari dei soviet, della massoneria e di altre putride e oscure organizzazioni internazionali Questa è la schiuma da galera che voi, legionari di tutte le battaglie ideali, voi legionari di tutte le imprese generose e sublimi, avete oggi a tiro dei vostri fucili».

Il generale golpista Franco non ebbe in grande considerazione le truppe italiane; dopo la battaglia di Santander (agosto 1937) in molte occasioni le truppe italiane furono lasciate di riserva. Scrive Ciano (ministro degli Esteri) il 26 febbraio 1938. «Il Duce è molto irritato per il fatto che Franco continua a mantenere nell’inazione le nostre forze volontarie. Quest’ozio demolisce il morale delle truppe; i casi di indisciplina sono più frequenti e cominciano, per la prima volta, le diserzioni. Anche il Paese è stanco degli affari di Spagna». Scrive ancora il 1° giugno 1938: «Telegrafo a Berti di togliere le nostre truppe da Saragozza e di inviarne qualche battaglione in linea. Sono ormai a riposo da oltre 40 giorni e da notizie avute pare che non faccia bella impressione vedere nelle retrovie le forze italiane affollare cabarets e bordelli, mentre gli spagnoli si battono in una dura battaglia».

Molto meno consistente sul piano numerico il sostegno della Germania nazista. Più efficace sul piano dello sterminio poiché furono collaudati nuovi potenti mezzi militari, specie dell’aviazione.

La città di Guadalajara (oggi con 85.000 abitanti) si trova nell’area centrale della Spagna, nella regione autonoma a statuto speciale di Castiglia-La Manca.

La battaglia iniziò l’8 marzo 1937. Fu uno scontro durissimo. Si concluse due settimane dopo, il 23. I fascisti, in rotta, erano stati sbaragliati.

L’armata fascista “potentissima” era comandata dal generale Roatta: Ctv, forte di 50.000 militari sostenuti da 250 carri armati, un nutrito numero di carri lanciafiamme, 230 cannoni, 50 aerei da caccia, oltre dieci ricognitori. L’esercito è appoggiato da diverse migliaia di automezzi. Il corpo militare italiano è supportato da una divisione franchista di 20.000 soldati.

All’inizio le esigue forze di difesa repubblicane furono sconvolte. Poi, superato l’iniziale momento di sbandamento iniziò la riorganizzazione e l’arrivo di nuove energie militari. Si aggiunsero l’11° divisione dello spagnolo Enrique Lister e i battaglioni Garibaldi e Thaelmann (costituito da volontari tedeschi).

Le forze fasciste furono all’attacco fino al giorno 11 marzo. Le condizioni del tempo erano fortemente inclementi. Tutta l’area del fronte spazzata dalla neve. Il giorno successivo l’offensiva. Viene distrutta la 3° Divisione “ Penne Nere” comandata dal generale Nuvoloni. Forti messaggi di resa vengono propagati dai garibaldini: «Italiani, soldati e camicie nere dell’esercito di Mussolini ascoltate! Ritornate alle vostre case: le vostre mogli e i vostri figli vi aspettano. Ritornate alle vostre case: le vostre famiglie piangono per voi. Ritornate alle vostre case, non dovete morire. Giovani di diciott’anni, assieme a vecchi più che cinquantenni, foste inviati in Ispagna come bestiame da macello. Le vostre forti braccia di lavoratori, inutili da anni, braccia che cercavano lavoro, ebbero un fucile. Vi dissero che andavate in Abissinia e vi hanno portato in Ispagna: vi dissero che andavate a lavorare e vi hanno portato al macello. Vi promisero terra e vi danno morte. Vi hanno ingannato vergognosamente. Passate dalla nostra parte, venite con noi nelle fila dei soldati della libertà! Sarete da noi accolti come fratelli quali siete!».

Nel frattempo con il sostegno di carri armati sovietici e dell’aviazione repubblicana iniziò l’offensiva generale. I militari italiani si ritirarono in piena confusione. Molti sono fatti prigionieri.

Il 18 marzo la Brigata Garibaldi attaccò la fortificazione del Palacio de Ibarra. Dopo una cruenta battaglia i fascisti si arresero. Vennero fatti 262 prigionieri e recuperate abbandonanti attrezzature militari, con molte armi pesanti.

Scattò l’offensiva generale. In questa fase i militari repubblicani sono bene attrezzati, supportati da aerei e carri armati. Altri duecento militari italiani sono fatti prigionieri. Nei giorni seguenti i fascisti tentarono un’inutile offensiva.

Il 24 marzo finì la battaglia. I militi italiani erano in totale rotta. Parecchie centinaia i caduti, molti i prigionieri.

La guerra continuò, fino al 28 marzo 1939, con la vittoria dei franchisti e con enormi perdite di vite umane (le valutazioni degli storici sono discordanti sul numero dei morti). Poi, la conseguente violentissima repressione franchista. Dal mese di aprile 1939 al giugno 1944 furono eseguite 192.684 condanne a morte. Subito dopo la sconfitta più di 200.000 spagnoli si rifugiarono in Francia.

MATERIALI UTILI

Per tutti gli approfondimenti sulla guerra di Spagna si raccomanda di consultare in particolare il sito “Memoria di Spagna” – dove vengono riportati i nomi degli antifascisti italiani caduti – e il sito “Associazione Italiana Combattenti Volontari Antifascisti di Spagna”. Fonti rilevanti per la nostra memoria democratica.

http://www.memoriedispagna.org/

http://old.memoriedispagna.org/

http://www.aicvas.org/

(*) Come sa chi frequenta codesto blog ogni giorno – per due anni, cioè dall’11 gennaio 2013 all’11 gennaio 2015 – la piccola redazione ha offerto (salvo un paio di volte per contrattempi quasi catastrofici) una «scor-data» che in alcune occasioni raddoppiava o triplicava: appariva dopo la mezzanotte, postata con 24 ore di anticipo sull’anniversario. Per «scor-data» si intende il rimando a una persona o a un evento che per qualche ragione il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna deformano, rammentano “a rovescio” o cancellano; ma qualche volta i temi erano più leggeri ché ogni tanto sorridere non fa male, anzi.
Tanti i temi. Molte le firme (non abbastanza probabilmente per un simile impegno quotidiano). Assai diversi gli stili e le scelte; a volte post brevi e magari solo una citazione, una foto, un disegno… Ovviamente non sempre siamo stati soddisfatti a pieno del nostro lavoro. Se non si vuole copiare Wikipedia – e noi lo abbiamo evitato 99 volte su 100 – c’è un lavoro (duro pur se piacevole) da fare e talora ci sono mancate le competenze, le fantasie o le ore necessarie.

Abbiamo deciso – dall’11 gennaio 2015 che coincide con altri cambiamenti del blog, ora “bottega” – di prenderci un anno “sabbatico”, insomma un poco di riposo, per le «scor-date». Se però qualche “stakanovista” (fra noi o all’esterno) sentirà il bisogno di proporre una nuova «scor-data» ovviamente troverà posto in blog, come accade oggi con Domenico Stimolo; la redazione però non le programmerà.

Nell’anno di intervallo magari cercheremo di realizzare il primo libro (sia e-book che cartaceo?) delle nostre «scor-date», un progetto al quale abbiamo lavorato fra parecchie difficoltà che per ora non siamo riusciti a superare. Ma su questa impresa vi aggiorneremo.

Però…

(c’è quasi sempre un però)

visto il “buco” e viste le proteste (la più bella: «e io che faccio a mezzanotte e dintorni?» simpaticamente firmata Thelonius Monk) abbiamo deciso di offrire comunque un piccolo servizio, cioè di linkare le due – o più – «scor-date» del giorno, già apparse in blog.

Speriamo siano di gradimento a chi passa di qui: buone letture o riletture

La redazione (in ordine alfabetico): Alessandro, Alexik, Andrea, Barbara, Clelia, Daniela, Daniele, David, Donata, Energu, Fabio 1 e Fabio 2, Fabrizio, Francesco, Franco, Gianluca, Giorgio, Giulia, Ignazio, Karim, Luca, Marco, Mariuccia, Massimo, Mauro Antonio, Pabuda, Remo, “Rom Vunner”, Santa e Valentina.

 

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

3 commenti

  • UN COMMENTO PROVOCATORIO, UN DUBBIO E UNA RISPOSTA

    La “bottega” riceve da una persona a noi sconosciuta – si firma Stefano Romani- queste righe:
    «Voi scrivete la prima sconfitta del fascismo… mi risulta però (documenti alla mano che i Legionari del CTV abbiano avuto 574 morti, i rossi 2.300, abbiano perso tre carri CV 35, loro ventiquattro T26B, abbiano perso sei aerei, loro quindici, 153 Legionari prigionieri, 363 rossi prigionieri, i Legionari hanno conquistati quaranta km e mantenuti venticinque malgrado il contrattacco di forze tre volte e mezzo superiori……Pensa se avessimo vinto».
    ….. Dallo stile (“rossi”) e da quel terribile “avessimo vinto” sembra il commento di un fascista o di un troll.
    Il mio scritto risale a quasi due anni addietro. E’ ben strano che all’improvviso emerga un osservatore che intende divulgare il suo pensiero..
    Però, è bene non “cestinare”. E’ opportuno pubblicare, rispondendo. Tra l’altro Il 24 marzo ricorre l’80° ANNIVERSARIO della battaglia di GUADALAJARA.

    La guerra di Spagna fu un evento drammatico, di grande valenza civile e democratica, in una fase storica dove i nazifascisti stavano già intensamente preparando la guerra di aggressione contro i popoli europei, determinando 55 milioni persone ammazzate, e immani distruzioni materiali. Da parte delle dittature nazifasciste la Spagna fu terra di tragica sperimentazione per gli stermini di massa che a breve sarebbero stati commessi su larga scala. Una guerra condotta contro le forze politiche e sociali – Fronte Popolare – che avevano vinto le elezioni del febbraio 1936. La gran parte del popolo spagnolo, sostenuto dalle Brigate internazionali, si schierò a difesa dei valori della Repubblica. La battaglia di Guadalajara, conclusasi il 24 marzo 1937, fu di fatto la prima sconfitta del fascismo. I militi fascisti italiani che rappresentavano il nerbo centrale dello schieramento golpista (i franchisti) dopo 20 giorni di combattimento, tentata una fallita controffensiva, si ritirarono disordinatamente. In quel luogo, dall’altro lato del fronte, le ragioni democratiche della Repubblica spagnola furono sostenute da molti volontari italiani, in prima fila. Da buon pacifista, amante dei valori fondamentali della giustizia e della libertà, non ritengo utile analizzare le drammatiche vicende esclusivamente sul piano delle carni straziate. Lasciamo questo compito agli “esperti” di conteggi sulle vite perdute. Anche su questo riguardo molti dati storici oggettivi sono da lungo tempo consolidati. Tutti gli approfondimenti conseguenti possono essere benissimo condotti .Un dato è certo. Durante i 3 anni di resistenza popolare – e dopo (con la vittoria franchista) – la Spagna fu ricoperta da un enorme lago di sangue.
    Domenico Stimolo

  • domenico stimolo

    Testimonianza storica molto interessante.
    Nulla, però, cambia dalle vicende drammatiche della guerra di Spagna,
    il primo grandioso atto di Resistenza internazionale al nazifascismo, che portarono al popolo
    spagnolo orrore e distruzione.

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