Frammenti umani nelle strade (e sulle spiagge) – 6

«A un passo dal culo mio» (*) raccoglie,con la mediazione di db, alcuni flashes: grazie a Giovanni, Giuseppe, Michele, Riana e Sandra (in ordine alfabetico). Dite che alcuni sono atipici? Ma scusate com’è un frammento-tipo? E voi – se volete – farete commenti e/o racconterete i vostri quotidiani frammentucci o frammentoni. Ci rivediamo qui fra un po’ di giorni chè un certo romano-imolese ha da riportare “situazioni” (quasi tutte horror/antropologiche)? emesse dai bipedi eretti che a volte si stendono su asciugamani in faccia al mare… da dove milleeeenni prima vennero.  

 

DUE DA SANDRA

Mando miei flash a tema cicli e precedenze su cui sono molto sensibile ultimamente; come forse saprete a Salopoli, che sarebbe Milano, circolano da mesi betoniere assassine sbrana-cicliste.

1) Per andare al lavoro mi sciroppo in bici una decina di chilometri nell’hinterland nord milanese: sono quasi tutti su pista e anche ameni ma ogni tanto si attraversa un viale trafficato. A uno di questi incroci vedo arrivare un mostro con rimorchio. Dobbiamo aver pensato entrambi alla guerra “betoniere vs cicliste” che insanguina le strade milanesi, perché l’autista dall’alto mi sorride, rallenta e mi fa il gesto di passare. Io dal basso della mia biciclettina gli sorrido, mi fermo e il mio gesto deve essere stato qualcosa come “NON-CI-PENSO-PROPRIO, ma grazie del pensiero, passa tu”. Si fa una bella bella risata di gusto e me la rido anch’io prima di proseguire.

2)  Per tornare a casa dall’orto devo per forza camminare su una delle «ciclabili a promiscuità variabile» progettate sotto allucinogeni dagli urbanisti. E’ un tratto urbano frequentatissimo, i conflitti fra pedoni e ciclisti sono continui. Oggi assisto da lontano a qualcosa che sembra un frontale ciclista-pedone. I signori sono entrambi anzianotti: il pedone camminava a sinistra, l’impressione è che il ciclista gli sia andato addosso intenzionalmente “per principio”. La bicicletta oscilla e viene strattonata, i due gesticolano, si coprono di insulti irriferibili. Il pedone alla fine se ne va, mentre riprende a pedalare nella mia direzione l’altro vecchietto continua ad insultare al vento con «stronzo, devi camminare a destra, a destra!».

GIUSEPPE REGISTRA LA FAMOSA “CARITà CRISTIANA”

Nel lago di Grazie (comune di Curtatone) i pesci sono diventati miracolosamente loquaci per raccontare la triste storia di un borgo che sembra aver venduto l’anima al diavolo.

Persone scandalizzate mi hanno informato sulla task force dei Vigili Urbani per multare due autovetture di residenti i quali per sfuggire ai possibili danni della grandine avevano cercato riparo sotto la copertura di un locale, momentaneamente chiuso. Questo non è piaciuto alla proprietaria che, pur avendo affittato il locale, ha perentoriamente voluto dimostrare che si trattava della sua proprietà privata e, nell’impossibilità di far intervenire la NATO, ha optato per due vistosi cartelli sulle autovetture.

Un vecchio e saggio luccio bisbigliava che non è accertata la paternità della chiamata alla Polizia Urbana e non esclude l’intervento di un “solidale” vicino investitosi del ruolo di paladino della giustizia e della legalità

In ogni caso è stato dimostrato in modo esemplare che, anche in tempo di calamità naturali la solidarietà e la carità cristiana, non alloggiano nei cuori di molti abbonati alle cerimonie del Santuario dedicato alla Vergine. Non sono forse informati che la Madonna ha traslocato da tempo per altri lidi. In ogni caso: «grazie», maiuscolo o minuscolo fate voi.

RIANA / 1

La coppia si fa un selfie. Stanno abbracciati, con l’acqua alla vita e sorridono al loro telefono che sta lassù in cima alla bacchetta. Il mare e la spiaggia sono affollati come il duomo di Milano la domenica di Pasqua. La coppia si ritira nell’angusto cerchio d’ombra sotto l’ombrellone e trascorre l’ora successiva a cancellare, con l’apposita app, le persone che non sono loro dalla fotografa.

RIANA / 2

L’approccio.

Sto nell’acqua a pochi metri dalla riva: rilassata, sul materassino e una bimbetta di sette, otto anni, mi gira intorno, aggrappata a un gonfiabile giallo, come un pesciolino piccolo gira intorno a un balenottero (se mai lo fa).

«Ci sono le onde» mi dice dopo un po’.

«Sarà passato un motoscafo».

«Sì» e indica con una mano il mare aperto Si zittisce ma continua a girarmi intorno.

A un certo punto abbandona il gonfiabile giallo vicino a me e nuota verso riva.

Quando glielo riporto mi presenta sua mamma e sua sorella.

RIANA / 3

«Malik, non ti pizzicano le zanzare?»

«No.»

«Beato te.»

Ci ripensa: «Un po’ ma non mi interessa.»

«Beato te» ripeto.

Dal momento che non mi sposto da lì davanti si sente in dovere di spiegare meglio:

«mangia poco.»

«Chi mangia poco?»

«Loro mangia poco me.»

Continuo a cospargermi di Autan davanti a lui.

«Ne vuoi?»

Mette un dito sulla testa calva.

«Un poco, qui.»

RIANA / 4

Incrocio un gruppo di adolescenti chiassosi, sfumatura alta e cellulari in mano.

Una voce si eleva sopra il vociare confuso:«oh, non ti si può proprio dir niente. Sei peggio dei fascisti.». A volte sono adorabili.

 

GIOVANNI IL 12 AGOSTO LO RACCONTA A chiedoaisassichenomevogliono

Io non ce l’ho con i turisti, anche quelli sono mondo vario. Ce n’è che si concedono meritato riposo, le delizie di un viaggio dopo un anno di tribolazioni. Poi ci sono quelli che s’alzano e se ne vanno, come in un ristorante d’Agrigento, appena s’avvedono che la titolare e chef è nera. Poi, che s’affollino appinguinandosi solo dove c’è ristoro a prezzo da strozzo, ombrellone e sdraio a quotazione da mercato immobiliare a travolgente ascesa, nemmeno mi dispiace.

IL RESTO POTETE TROVARLO QUI Sono un maleducato con l’accompagnamento di musica e immagini.

 

INFINE – per oggi – MICHELE, ‘O PACIFISTA INNAMORATO (del NAPOLI)

Dice un sentire comune che ‘o primmo ammore nun se scorda maje… Così è per me per gli scudetti del Napoli.
Naturalmente i napoletani sono al settimo cielo per il terzo scudetto, ma il primo vinto nel 1987, quello di Maradona, resta scolpito nella storia
universale di Napoli e dei partenopei, come un vero e prodigioso miracolo, alla stregua dello scioglimento del sangue di San Gennaro e dell’eruzione del Vesuvio. Un evento così dirompente segnò un cambio di paradigma perfino nella mentalità (talora rassegnata e fatalista) di una delle comunità più sofferenti, oppresse e sconfitte d’Europa.
Esagero? Per nulla.  E le parole non possano bastare a spiegarlo. Ma forse qualche aneddoto sì. Al di là della rigida realtà storica, secondo l’inesauribile “Enciclopedia delle Leggende Metronapolitane”…
Tanta fu la meraviglia per il materializzarsi di quella fenomenale magia chiamata scudetto che qualcuno, in nome di tutto il popolo napoletano, stese uno striscione indirizzato ai defunti proprio sul muro del camposanto di Poggioreale: «E che vi site perso!». Chissà se fu quel genio di Massimo Troisi a trovare stoffa e pennelli.

(*) E a un passo dal culo vostro come va? Conto di ricevere da voi storie e immagini per allargare l’occhio e l’auricolare. Ci vediamo qui fra 10 giorni circa… o anche prima: dipende dalla “frammentarietà” dei discorsi. Certo che se una/uno sta sempre chiuso in casa…

Redazione
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