Franca Viola, la storia, un appello

Le donne cambiano la storia, cambiamo i libri di storia   

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Le donne cambiano la storia, cambiamo i libri di storia

 

 

Al presidente della Repubblica italiana Giorgio Napolitano,

Nel 1966 una donna normale rifiutò un sopruso e, con un atto di coraggio eccezionale, scrisse una pagina fondamentale della storia civile italiana. Questo atto di coraggio è sconosciuto ai più, non compare nemmeno nei libri di storia. È la vicenda di Franca Viola, prima donna italiana ad aver denunciato uno stupro.
Sono un’’insegnante e le chiedo di far inserire nei libri di storia, in ogni ordine di scuola, la vicenda di Franca Viola.

Sappiamo quanto lei è sensibile ai temi dell’’uguaglianza dei diritti fra gli uomini e le donne per questo mi rivolgo a lei, certa che capirà l’importanza di quanto le chiediamo.Siamo in un momento particolare della nostra storia. Due processi contraddittori si scontrano: da un lato l’’emancipazione delle donne sembra aver raggiunto traguardi importanti, dall’’altra le violenze sulle donne e i femminicidi non fanno altro che aumentare. Segno che in realtà l’’emancipazione è apparente e il cammino verso la parità dei diritti è ancora agli inizi soprattutto nel sentire comune.
La violenza sulle donne è un’a emergenza civile, sociale e culturale su cui molto si è detto e molto si deve fare.

Da donna di scuola penso che proprio l’’azione nella scuola sia la più urgente da mettere in campo per innestare processi di relazione sana fra i ragazzi e le ragazze e invertire la rotta attraverso l’educazione, la sensibilizzazione e l’istruzione riviste in una prospettiva di genere.

Nonostante le donne siano l’’87% degli insegnanti e delle insegnanti, la scuola italiana “parla” al maschile, la storia è scritta al maschile e le politiche di genere sono completamente assenti nei contenuti e nei programmi scolastici come anche nelle metodologie e nelle sensibilità consapevoli.

Sarebbe necessaria l’adozione di una serie di azioni importanti. Una sensibilizzazione dei docenti e dei buoni provvedimenti a sostegno di un insegnamento di genere come si fa in tanti Paesi dell’’Unione Europea: con metodi specifici, insegnamenti specifici e libri di scuola scritti in una prospettiva di genere. Non sono azioni che si improvvisano. Sono processi e azioni che esigono riflessioni e leggi.

Però una cosa può farla subito per stimolare riflessioni e dare il via nella scuola a una sensibilizzazione necessaria su questi temi. Questo io le chiedo, un gesto semplice dalla ricaduta immensa: che la vicenda di Franca Viola venga inserita nei manuali scolastici come primo gesto per una revisione dei testi scolastici in un ottica di genere, come da indicazione Ue (da affidare a chi ne deve avere responsabilità: storici, esperti, responsabili degli insegnamenti).

Se non si inizia però… Per questo chiedo un gesto piccolo ma simbolico. Che sia da sprone. È semplice e si può far subito. Basta aggiungere una pagina sola nei libri di storia rendendo onore a una donna che ha scritto la Storia italiana al modo delle donne: senza una guerra, senza un’arma ma solo con un gesto di coraggio. Che sia il primo passo verso la scrittura di libri di testo scolastici in un’ottica di genere, perché il mondo lo fanno e lo hanno fatto gli uomini e le donne e anche la Storia.

Se è vero che la Storia è maestra di vita ci aiuti a scrivere la storia delle donne italiane che hanno cambiato la Storia. Che Franca Viola sia la prima ma inauguri un nuovo corso: quello dei libri di scuola scritti in un’ottica paritaria. La sua storia intanto sia insegnamento per l’’Italia che vogliamo costruire per le nostre ragazze e i nostri ragazzi: civile, moderna e basata su un’’alleanza sana e paritaria fra le persone, uomini, donne, lgbt.

Mila Spicola

La storia di Franca Viola (da Wikipedia)

«Non fu un gesto coraggioso. Ho fatto solo quello che mi sentivo di fare, come farebbe oggi una qualsiasi ragazza: ho ascoltato il mio cuore, il resto è venuto da sé. Oggi consiglio ai giovani di seguire i loro sentimenti; non è difficile. Io l’ho fatto in una Sicilia molto diversa; loro possono farlo guardando semplicemente nei loro cuori».

Franca Viola (Alcamo, 9 gennaio 1947) fu la prima donna italiana a rifiutare il matrimonio riparatore, diventando un simbolo della crescita civile dell’Italia nel secondo dopoguerra e dell’emancipazione delle donne italiane.

Il 26 dicembre1965, all’età di 17 anni, figlia di una coppia di coltivatori diretti, Franca Viola fu rapita (assieme al fratellino Mariano di 8 anni, subito rilasciato) da uno spasimante sempre respinto, Filippo Melodia, imparentato con la potente famiglia mafiosa dei Rimi, che agì con l’aiuto di dodici amici. La ragazza fu violentata e quindi segregata per otto giorni in un casolare al di fuori del paese; fu liberata con un blitz dei carabinieri il 2 gennaio1966.

Secondo la morale del tempo, una ragazza uscita da una simile vicenda, ossia non più vergine, avrebbe dovuto necessariamente sposare il suo rapitore, salvando l’onore suo e quello familiare. In caso contrario sarebbe rimasta zitella, additata come “donna svergognata”.

All’epoca la legislazione italiana, in particolare l’articolo 544 del Codice penale, ammetteva la possibilità di estinguere il reato di violenza carnale, anche ai danni di minorenne, qualora fosse stato seguito dal cosiddetto “matrimonio riparatore”, contratto fra l’accusato e la persona offesa; la violenza sessuale era considerata oltraggio alla morale e non reato contro la persona.

Ma, contrariamente alle consuetudini del tempo, Franca Viola non accettò il matrimonio riparatore. Suo padre, contattato da emissari durante il rapimento, finse di acconsentire alle nozze, mentre con i carabinieri di Alcamo preparavano una trappola: infatti, quando rapitore e complici rientrarono in paese con la ragazza furono arrestati.

Subito dopo il fatto, la famiglia Viola, che aveva contravvenuto alle regole di vita locale, fu soggetta a intimidazioni: il padre Bernardo venne minacciato di morte, la vigna fu rasa al suolo e il casolare annesso bruciato.

Il caso sollevò in Italia forti polemiche divenendo oggetto di numerose interpellanze parlamentari. Durante il processo che seguì, la difesa tentò invano di screditare la ragazza, sostenendo che fosse consenziente alla fuga d’amore, la cosiddetta “fuitina“, un gesto che avrebbe avuto lo scopo di ottenere il consenso al matrimonio, mettere la propria famiglia di fronte al fatto compiuto e che il successivo rifiuto di Franca di sposare il rapitore sarebbe stato frutto del disaccordo della famiglia per la scelta del marito.

Filippo Melodia fu condannato a 11 anni di carcere, ridotti a 10 e quindi a 2 anni di soggiorno obbligato nei pressi di Modena. Pesanti condanne furono inflitte anche ai suoi complici dal tribunale di Trapani, presieduto dal giudice Giovanni Albeggiani.

Franca Viola diventerà in Sicilia un simbolo di libertà e dignità per tutte quelle donne che dopo di lei avrebbero subìto le medesime violenze e ricevettero, dal suo esempio, il coraggio di “dire no” e rifiutare il matrimonio riparatore. Si sposò nel 1968 con un giovane compaesano con il quale era fidanzata dall’età di 14 anni, Giuseppe Ruisi, ragioniere, che insistette nel volerla sposare, nonostante lei cercasse di distoglierlo dal proposito per timori di rappresaglie. Come la stessa Franca ricordò anni dopo in una delle rare interviste concesse alla stampa, il futuro marito le avrebbe dichiarato di non temere ritorsioni da parte dei Melodia, dichiarando: “Meglio vivere dieci anni con te che tutta la vita con un’altra“. La coppia ebbe due figli: si trasferì a vivere a Monreale per i primi tre anni di matrimonio, per poi tornare ad Alcamo. Giuseppe Saragat, presidente della Repubblica, inviò alla coppia un dono di nozze per manifestare a Franca Viola la solidarietà e la simpatia sua e degli italiani. In quello stesso anno i due sposi furono ricevuti dal papa Paolo VI in udienza privata.

Franca Viola ha due figli e una nipote e vive ad Alcamo.

Passeranno ancora sedici anni prima dell’abrogazione della norma inutilmente invocata a propria discolpa dall’aggressore: l’articolo 544 del Codice penale sarà abrogato dall’articolo 1 della legge 442, emanata il 5 agosto 1981, che abolisce la facoltà di cancellare una violenza sessuale tramite un successivo matrimonio.

Redazione
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  • Grazie per l’ importante nota. Ho pensato opportuno e doveroso condividerla sulla mia pagina FB.

  • L’appello è talmente condivisibile che l’ho firmato e postato. Devo, per correttezza o se volete per pignoleria, aggiungere che dissento su un punto, là dove è scritto: “Sappiamo quanto lei è sensibile ai temi dell’’uguaglianza dei diritti fra gli uomini e le donne”. A me non pare che Napolitano abbia nel suo mandato dimostrato una particolare sensibilità, anzi (perfino in questa strana e un po’ losca storia dei “saggi” tutti maschi). Perciò spero nel prossimo presidente o presidentessa della repubblica o magari che arrivi, dopo lunga assenza, un ministro (o una ministra) dell’istruzione PUBBLICA e non privata. Lo sperare dipende anche da noi, da come ci impegniamo a ricordare, a render viva la storia di Franca Viola e delle tante altre che hanno lottato. (db)

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