«Frantumi di stelle»

Grazie a una guida di Irene Treccani al profumo di fantascienza,  Fabrizio “Astrofilosofo” Melodia se la vede con Friedrich Nietzsche e le scoperte astronomiche del XIX secolo

nietzsche

«Credimi, Zarathustra è morto e non è più. Una stella si è estinta nello spazio deserto: ma la sua luce… Una stella si è estinta ed è scomparsa – ma la sua luce è ancora in cammino, e quando finirà di essere in cammino? Sei una stella? Allora devi anche peregrinare ed essere senza patria» scriveva Friedrich W. Nietzsche nei suoi quaderni mentre abbozzava la sua opera più potente, che avrebbe lasciato un segno permanente nella storia dell’umanità. Il filosofo usa molto spesso immagini stellari: non solo nello «Zarathustra» ma in tutta la sua opera, in maniera più marcata negli aforismi de «La gaia scienza», dove annuncia la “famosa” morte di Dio.

Irene Treccani – dottore di ricerca in Storia della Filosofia presso l’Università degli studi di Verona – ci accompagna alla scoperta del lato stellare di Nietzsche, attraverso una puntuale analisi storica delle scoperte astronomiche del XIX secolo e della loro influenza sulla filosofia del tempo, con la comparazione delle potenti metafore di cui il filosofo di Rocken fa uso.

Passando dal contesto astronomico della seconda metà dell’ 800, Irene Treccani analizza il concetto della metafora della luce e della gravitazione dei corpi celesti con l’immagine della stella e della filosofia del mattino, di come il profeta diventa stella errante nel cosmo e di come ogni valore perde di significato e l’essere umano permane sperduto in un cosmo senza principio ordinatore.

La morte di Dio, ovvero della stella centrale intorno a cui tutto ruotava, diventa il momento della reale rivoluzione copernicana del pensiero, dove l’essere umano decide da solo il senso stesso dell’universo, libero da ogni costrizione ma al tempo stesso atterrito da questa nuova libertà.

Ecco dunque come il filosofo mette in luce da una parte le “scienze” astrologiche da cui era nata la scienza astronomica, con gli aspetti negativi degli intenti morali di cui egli analizza la terribile e storica relatività, in questo arrivando ad anticipare la relatività di Einstein, anche se in modalità completamente diverse.

Il dialogo che Nietzsche intreccia con le scienze astronomiche diventa dunque il passo successivo a quella filosofia nuova che porta da una parte l’essere umano ad affrancarsi dal peso delle cose divine e dall’altra a lasciarlo solo davanti al caos dell’universo, quella sensazione già analizzata da Kant ne «La critica della capacità di giudizio», in cui descrive la sensazione di sublime al cospetto del cielo, come precedentemente sottolineato nell’esperienza del cielo stellato sopra di lui e della conseguente legge morale incondizionata.

Un concetto completamente ribaltato da Nietzsche, il quale, ben lungi dall’ateismo, consegna all’uomo la necessità del viaggio senza patria, come sarà poi rappresentato in molte opere di fantascienza con la metafora dell’astronave dispersa nel cosmo e senza possibilità di ritorno. Al senso della perdita e del ritorno, rappresentata dalla nave di Ulisse, ecco che la modernità – figlia della morte del divino – assimila il viaggio fra le stelle: per disperdersi nell’astronave Discovery rappresentata dal regista Stanley Kubrick con la complicità dello scrittore Arthur C. Clarke ma anche per fare i conti con l’astronave USS Voyager della Federazione dei Pianeti Uniti, dove solo il sapiente uso dei buchi neri permette un ritorno che non sarà mai più tale.

Se volete immergervi nella filosofia di Nietzsche ecco un ottimo saggio: la brava Irene Treccani vi accompagnerà con mano sicura e passo fermo: «Nietzsche e l’astronomia del XIX secolo» (edizioni Il Poligrafo, 385 pagine, 25 euri).

«Frantumi di stelle: da questi frantumi costruii un mondo» affermò Nietzsche: provare per credere.

 

 

 

L'astrofilosofo
Fabrizio Melodia,
Laureato in filosofia a Cà Foscari con una tesi di laurea su Star Trek, si dice che abbia perso qualche rotella nel teletrasporto ma non si ricorda in quale. Scrive poesie, racconti, articoli e chi più ne ha più ne metta. Ha il cervello bacato del Dottor Who e la saggezza filosofica di Spock. E' il solo, unico, brevettato, Astrofilosofo di quartiere periferico extragalattico, per gli amici... Fabry.

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