Furundulla 165 – Ippocampi di battaglia…

… Alzheimer le mani e pancia a terra!

di Benigno Moi

Assodato che le vignette non vanno spiegate… ma sono un sasso buttato come spunto di riflessione, per ogni vignetta almeno un link (forse)

Ippocampi di battaglia

 

K

l’eterno impunito

le-prove-dei-crimini-statunitensi-in-cile

 

Les_Crimes_de_Monsieur_Kissinger

Giustizial-Favismo

fave

70 indagati per i presidi per Cospito al carcere di Bancali di Sassari

Post di Roberta Cucciari su FB

Volevo ringraziare tutti e tutte per l’affetto inviatoci per il brutto articolo uscito il 12 maggio sulla Nuova Sardegna.

I messaggi e le telefonate che ci avete inviato ci hanno scaldato il cuore e rinfrancato rispetto al brutto risveglio che ci ha regalato il quotidiano della nostra città. Perciò volevo qui rassicurare amici e parenti con i quali non sono riuscita a parlare ieri, che nessuno ha “distrutto” alcun campo di fave, ce ne saremmo guardati bene, noi adoriamo le fave! E rispettiamo i campi e l’agricoltura, come tutti ben sapete!

Come potete vedere dalle foto che allego, si tratta di un campo di ettari di favino da sovescio, senza alcuna recinzione né segnale di proprietà privata, e diciamolo, all’inizio dei presidi, ad ottobre, non si vedevano nemmeno le fave (terza foto). Durante i presidi si è sempre entrati nello stesso punto del campo, così da non infierire sulla coltivazione, calpestandone circa 3 metri per 3, come si vede bene nella prima e nella seconda foto. Entità del danno, secondo il prezzo corrente del favino? Sette euro e cinquanta.

Peraltro, come notiamo immediatamente tutti/e, la coltivazione di favino è davanti ad un carcere in cui vivono 600 persone, che viola il divieto di piantagione di fave nelle zone abitate, al quale in Sardegna tutti ci atteniamo con rispetto, perché tutte/i noi abbiamo amiche, parenti e conoscenti fabici, che rischierebbero parecchio, se ne respirassero i pollini. Ma le leggi si sa, le deve rispettare solo chi le contesta. Chi asseconda la legge, si sa, può permettersi di violare anche la benché minima legge del buonsenso.

Tuttavia, io non amo le leggi, e non aspetto che sia la legge a dirmi con che etica e moralità debba vivere e comportarmi, bensì alcuni della mia famiglia, alcuni insegnanti, i miei amici e i libri che mi hanno forgiato, con la visione della vita con cui vivo e che cerco di rispettare.

Non amo nemmeno le categorie di colpevole o innocente, io sono una persona maliziosa, e la parola innocente non mi si addice per nulla. Io in quel campo ci sono andata, diverse volte. Più volte quei giorni ho pensato: “stiamo scrivendo la storia”. Quando verrà abolita la barbarie del 41 bis, io potrò raccontare ai più giovani l’accaduto, perché io c’ero. Non senza paura, non senza timore delle denunce che infatti sono arrivate, ma con la forza che anima chi è nel giusto, perché è nel giusto che mi sento, dalla parte giusta della Linea Gotica, partigiana, ancora una volta.

A Sassari non abbiamo una sezione 41 bis come le altre, a Sassari il braccio è costruito sottoterra. Non vi sono finestre. Non c’è acqua potabile. Peraltro in questo momento c’è un altro uomo in sciopero della fame al 41 bis, in sciopero ininterrotto da 75 giorni, molto indebolito a quanto si sa. Quell’uomo rischia di morire e andrebbe sostenuto, gli si dovrebbe portare solidarietà, da quello spazio di 3 metri per 3, l’unico posto dal quale possano sentire musica e saluti i detenuti al 41 bis, che subiscono la tortura della deprivazione sensoriale.

Facciamo un esempio, a me le droghe pesanti mi fanno veramente schifo e ho visto intorno a me persone sfiorire e anche morire a causa di sostanze corrosive e lesive. Perciò immaginate quanto amore posso avere per chi gestisce lo spaccio di queste sostanze, e quanta stima nutra nei confronti delle mafie tutte in collusione con lo stato. Ma, sì, c’è un ma. Ho la ferma convinzione che gli animi di queste persone non possano nobilitarsi in una cella di due metri per due, costruita sottoterra, in isolamento totale per vent’anni di fila. Insomma, se qualcosa può cambiare la persona è il cielo, le stelle, il mare, lo studio, la gratitudine per la bellezza, la musica, le esperienze positive e vitalistiche, il contatto con la vitalità della natura, l’amore, la lotta per ciò in cui si crede e si decide di combattere.

Perché dico “abbiamo il 41 bis”? Perché il 41 bis del carcere di Bancali è di tutti/e i sassaresi, lo abbiamo costruito noi, pagato noi, è stato costruito in una borgata che amiamo e che ha inesorabilmente deturpato, dà lavoro a persone della nostra comunità, è parte del paesaggio. O ce lo rivendichiamo, o proviamo a dire che rappresenta una inutile barbarie, una forma di vendetta, che nulla ha a che vedere con le presunte finalità rieducative o con la necessità di ostacolare i contatti con l’esterno. Si chiama deprivazione sensoriale ed è una forma di tortura, causa danni lenti e permanenti. Per questo il Codice penale dice che nessuno dovrebbe essere sottoposto a questa misura più di quattro anni. (Un’eternità per quel che mi riguarda). Invece tante persone sono sottoterra da dieci anni, chi da venti…insomma nel 41 bis si entra, ma non si sa se si esce, e se ne esce con tutte le facoltà mentali con le quali ci si era entrati.

Con questo spirito, contro la tortura, contro la vendetta, sì, ho calpestato 3 metri di favino da sovescio, per leggere delle lettere, degli scritti, cantare delle canzoni (anche stonate), mettere della musica, apportando un danno di sette euro e cinquanta al padrone del campo. Ci contatti in privato, glieli risarciamo subito senza alcun problema. Sì, la mia libertà vale sette euro e cinquanta. Il mio diritto di parola vale sette euro e cinquanta. La mia privacy, per aver trovato il mio nome sul giornale, senza aver avuto nemmeno il tempo di ritirare la notifica in questura e nominare un avvocato, vale sette euro e cinquanta, per questi signori della Nuova Sardegna.

Perciò per questo la Nuova Sardegna ha deciso di riportare i nomi di 70 persone in prima e quarta pagina, perché la nostra privacy vale sette euro e cinquanta.

Peraltro l’articolo è un copia incolla della notifica della Questura, perciò mi chiedo, cari giornalisti, ma che avete studiato a fare? Per fare i prestanome delle veline della questura?

Io ragazzi mi sento piena di dignità per aver difeso i diritti di chi è stato sepolto vivo, invece queste persone, che prestano il loro nome alle veline della questura non si vergognano nemmeno per un istante. Forse è un modo per fare carriera? Vi promettono cosa?

Mi sono riconoscente ogni istante della mia vita per essermi costruita un lavoro bellissimo, grazie al quale non mi son mai dovuta trovare nella vita a vendermi per avanzare, sulla pelle degli altri. Una donna inoltre, una giornalista, alla faccia del femminismo e della sorellanza. Te lo dico io quanto vale il tuo lavoro, cara giornalista, vale più o meno sette euro e cinquanta. Spero che un giorno tu possa capire e decidere di cambiare vita e lavoro, scegliendo il rispetto per te stessa e per gli altri con alla base una deontologia professionale, che tuteli la tua dignità e quella degli altri. Attendiamo, con pazienza e amore, le tue scuse cara, le vostre scuse, cari direttori. Io non vi denuncio né vi querelo, ho troppe cose belle da fare in primavera, ma son sicura che diversi lo faranno, così da ripagarvi con la stessa moneta.

Tante domande mi hanno assalito il 12 mattina. Come mai durante i 14 presidi davanti al carcere per le disumane condizioni dei detenuti al 41 bis denunciate da chi lo subisce, e da chi, fuori dal carcere, ha ancora un briciolo di dignità e di coscienza, nessun giornalista si sia mai avvicinato, e abbia voluto approfondire? Come mai non hanno pubblicato la notizia di centinaia di avvocati e centinaia di intellettuali che firmano petizioni contro tali condizioni di detenzione e in supporto allo sciopero della fame di Cospito, che denuncia la misura detentiva?

Io personalmente ho iniziato a leggere di 41 bis grazie allo stoico e lunghissimo sciopero della fame condotto da Alfredo Cospito, grazie al quale per la prima volta il regime detentivo ai limiti della tortura è all’attenzione del grande pubblico. Che mestiere incredibile è diventato ormai quello di giornalista, e quanto pochi sono oggi i giornalisti che osino ancora fare inchiesta, spendere la loro intelligenza, studiare e restituire nei loro articoli, spaccati di verità. Vi hanno zittito, svilito, ridotti a scribacchini, ma non vi rendete conto? Non vi ribellate?

Credo che la lotta contro il regime detentivo del 41 bis sia stata, è e sarà una battaglia di civiltà (o di ruralità, come più amo dire), che andrà portata avanti finché le sezioni di 41 bis saranno ancora aperte e funzionanti.

Grazie ancora amici, amiche e parenti, per volerci bene così come siamo, testardi, passionali, amanti della libertà.

Per troppo amore, non per odio, si lotta.

https://ilrovescio.info/2023/05/11/sul-carcere-di-bancali-il-cpr-di-macomer-e-la-lotta-in-solidarieta-ai-reclusi/

http://www.ondarossa.info/newsredazione/2023/05/70-indagati-presidi-al-carcere-bancali

comunicato dell’Associazione Libertade    https://www.libertade.org/

Pochi giorni sono trascorsi da quando tutti noi, solidali con la lotta che stava affrontando Alfredo Cospito, abbiamo gioito per la sentenza della Corte costituzionale italiana con la quale si è aperta la via per uno sconto di pena e la sua probabile uscita dall’ergastolo.

Migliaia di persone in tutto il territorio italiano e in Sardegna si erano attivate per solidarizzare e sostenere l’anarchico, con manifestazioni pacifiche e dimostrative svoltesi di fronte alle carceri in cui ha trascorso la detenzione al 41 bis, tra cui quello di Sassari.

Per queste ultime, svoltesi in Sardegna, 70 persone, oggi in Sardegna si trovano indagate per reati come invasione di terreni privati, manifestazione non autorizzata e accensione di fumogeni. L’ultimo dei fatti contestati è del gennaio 2023.

Un’indagine lampo, conclusasi in pochi mesi. Infatti gli indagati in questi giorni stanno ricevendo l’avviso di conclusione delle indagini preliminari. Addirittura molti di loro hanno appreso di essere indagati dai quotidiani locali perché ancora nulla gli è stato notificato.

Libertade seguirà la vicenda e fin da ora esprime solidarietà verso tutte le persone coinvolte.

comunicato di  La Casa di Tutti – Sa Domo de Totus   https://www.facebook.com/domodetotus

Non abbiamo paura.

Siamo allo “Sbatti il mostro in prima pagina!”. Ieri mattina sono stati spiattellati a mezzo stampa nomi e cognomi di 70 persone, prima ancora che moltə ricevessero notifica dalla questura.

70 persone indagate per aver partecipato alle mobilitazioni contro il 41bis, contro l’ergastolo ostativo e contro l’utilizzo della Sardegna come Cayenna d’Italia.

Dall’indagine appare chiaro come venga colpita una vasta area di realtà politiche e sociali, con accuse che rasentano il ridicolo: dall’aver eseguito un brano rap, aver parlato al microfono fino ad arrivare al “calpestare un campo di fave”.

Abbiamo partecipato a quelle mobilitazioni in solidarietà allo sciopero della fame di Alfredo Cospito, convintə che il 41-bis e l’ergastolo ostativo siano uno strumento di tortura che non ha nulla a che vedere con i presunti scopi riabilitativi del trattamento penitenziario.

Abbiamo partecipato perché non ci sta bene che la nostra terra sia utilizzata dallo Stato centrale come colonia penale. In Sardegna infatti sono presenti una decina di strutture detentive di vario tipo, cinque carceri speciali, un CPR e tre reparti attivi di 41 bis. Di fatto la Sardegna viene utilizzata come destinazione punitiva per detenuti ritenuti “speciali”, in barba alla legge sulla territorialità della pena e al volere delle comunità sarde.

Nel mostrare piena solidarietà a tuttə lə indagatə, rivendichiamo il diritto alla divergenza e alla manifestazione del libero pensiero e ribadiamo che non abbiamo avuto e non avremo paura di manifestare per denunciare la disumanità di determinati regimi carcerari e far valere il diritto all’autodeterminazione del popolo sardo.

Adesso le fave a ribisari ci toccherà cucinarle per pagare le spese processuali!

 

Quando le fave sono in fiore, ogni pazzo è in vigore.

https://aforismi.meglio.it/proverbio.htm?id=101b7

Cosa vuol dire essere una fava?

Una fava è uno che fa stupidaggini, una persona spesso infantile, deficiente in maturità, in sale in zucca, e non di rado è usato dai padri quando i figli fanno qualche sciocchezza: Madonna, ma sei proprio una fava!

 

Cosa significa “essere una fava” a Firenze?

Fava. Tra le tipiche offese fiorentine diciamo che questa è la più intuitiva. La fava, o baccello, è senz’altro un simbolo fallico riconoscibile in ogni dove, anche se il termine è usato prettamente a Firenze con varie estensioni in tutta la Toscana. Quindi dare a una persona di “fava” è come dargli di testa di c…. o di minchia, però con un significato più simile a bischero, pur con sfumature diverse. Una fava è uno che fa stupidaggini, una persona spesso infantile, deficiente in maturità, in sale in zucca, e non di rado è usato dai padri quando i figli fanno qualche sciocchezza: Madonna, ma sei proprio una fava!

 

THE MANZON!!

manzoni-va-on-air

L’origine del nome dato alla rubrica Furundulla si può invece scoprire qui:  hashtag/

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