G20: militari Usa in Uruguay

Per proteggere Trump in occasione del vertice che avrà luogo a Buenos Aires dal 30 novembre al 1 dicembre, il piccolo paese del Cono Sur dovrebbe ospitare forze armate a stelle e strisce su input di un governo di centrosinistra.

di David Lifodi

 

 

 

Il G20 che si terrà a Buenos Aires dal 30 novembre al 1 dicembre, rappresenta un ulteriore passo nella rimilitarizzazione dell’America latina. Il governo uruguayano ha infatti sollecitato il Parlamento ad approvare l’autorizzazione per ricevere 400 militari statunitensi e quattro aerei per scortare il presidente americano Donald Trump, tra i principali protagonisti del vertice.

La presenza di militari Usa (e forse di altri paesi) ha scatenato un vero e proprio putiferio nel piccolo paese sudamericano, che diventerà quindi terra di retroguardia per tutelare Trump e altri “paladini” della democrazia, da Vladimir Putin al turco Erdogan. In pratica, l’Uruguay si trasformerà nella piattaforma operativa dei contingenti militari impegnati a garantire l’incolumità dei leader del G20. Sono attesi anche Angela Merkel, Emmanuel Macron, Xi Jinping, Shinzo Abe, Justin Trudeau, Theresa May, Pedro Sánchez e Salmán bin Abdulaziz. Tra capi di stato, ministri, e funzionari politici, parteciperanno circa 7.000 persone, più 2.500 giornalisti accreditati.

A Buenos Aires fervono già i preparativi per le manifestazioni di protesta, contro le quali il presidente Macri ha già mobilitato circa 20.000 tutori dell’ordine tra Polizia federale argentina, la Gendarmeria e la famigerata Bonaerense, la municipale porteña i cui membri, in più di una circostanza, si sono macchiati di gravi episodi di violazione dei diritti umani. Sull’esempio degli Stati uniti, anche Cina, Russia, Francia, Turchia, Germania e Arabia saudita potrebbero inviare i propri militari in Uruguay. Un episodio simile era già accaduto a Montevideo nel 2007, in occasione della visita in Uruguay dell’allora presidente George W. Bush.

Questa sorta di violazione della sovranità territoriale uruguayana ha già creato numerosi malumori non solo tra le organizzazioni popolari, ma anche tra le forze di orientamento conservatore. Ad esempio Marcelo Abdala, leader della grande centrale sindacale Pit-Cnt (Plenario Intersindical de Trabajadores – Convención Nacional de Trabajadores), ha dichiarato che il suolo uruguayano non può essere utilizzato per tenere sotto controllo i cortei e le manifestazioni che si terranno in Argentina. Preoccupa anche la presenza di aerei con incorporati radar-spia che non possono non far pensare ad una vera e propria occupazione militare. Va inoltre sottolineato che l’eventuale presenza militare Usa in Uruguay è ancora più sgradevole poiché il paese latinoamericano non partecipa al G20 e dunque rappresenta un ulteriore atto di forza nei confronti di uno degli stati più piccoli del Cono Sur, che rischia di trovarsi in una situazione non troppo dissimile a quella dell’Honduras, divenuto negli anni Ottanta la principale nazione-retrovia utilizzata da Washington per attaccare il Nicaragua sandinista.

Anche il Partido Nacional, di destra, ha fortemente contestato il progetto di legge presentato dal governo frenteamplista al Parlamento, sebbene su forti pressioni provenienti dagli Stati uniti. Pur non essendo contrari a priori alla presenza di militari Usa in occasione del G20 argentino, i membri del partito definiscono l’eventuale autorizzazione un vero e proprio “assegno in bianco” agli Stati uniti e non capiscono il motivo per cui i militari al seguito di Trump e degli altri leader non possano stazionare nella sterminata provincia di Buenos Aires invece che in Uruguay.

Secondo la Costituzione uruguayana, per approvare la presenza di militari stranieri nel paese occorre la maggioranza dell’Assemblea legislativa, che riunisce le camere di deputati e senatori. Tuttavia, al centro del dibattito non c’è solo l’eventuale invasione di forze militari straniere in Uruguay, ma anche un permesso generico affinché in futuro il piccolo paese latinaomericano faccia da base logistica per la protezione di altri presidenti in visita in America latina in occasione di eventi simili.

Eduardo Rubio, deputato dell’Unión Popular, si augura che il governo spieghi nel dettaglio il motivo per cui un esecutivo di centrosinistra dovrebbe autorizzare la presenza di militari Usa o di altri paesi sul proprio territorio. In attesa di una risposta, ce lo chiediamo anche noi. Perché?

David Lifodi
Sono nato a Siena e la mia vera occupazione è presso l'Università di Siena. Nel mio lavoro "ufficioso" collaboro con il sito internet www.peacelink.it, con il blog La Bottega del Barbieri e ogni tanto pubblico articoli su altri siti e riviste riguardo a diritti umani, sindacalismo, politica e storia dell’America latina, questione indigena e agraria, ecologia.

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