«Gattaca», futuro-presente

Una pillola di Fabrizio (Astrofilosofo) Melodia

Il cyberpunk, alla sua nascita ufficiale sancita da William Gibson nel 1984 con il romanzo «Neuromante», sembrava già vecchio. Lo stesso Gibson ammetteva, non senza un certo compiacimento, come il famigerato «Neuromante» – che proponeva un «nuovo modo di raccontare» (in originale il titolo è «Neuromancer», evidente e voluta assonanza linguistica con «new romancer», cioè nuovo narratore, citazione alla beat generation di Allen Ginsberg e Lucien Carr, i quali, giovani universitari, fondarono la poesia della «Nuova Visione», direttamente ispirata al poeta, romanziere, autore teatrale e guru William Butler Yeats) – in realtà era stato preceduto proprio dall’opera di Philip K. Dick: alla prima di «Blade Runner», alla quale assisteva lo stesso William Gibson, ebbe modo di affermare che tutto quanto era nel suo animo da esser narrato già era presente in quel capolavoro visivo.
Il cyberpunk, la fantascienza “a portata di mano” e per questo eversiva quanto il movimento punk o avantpop (a cui da quel momento Philip Dick iniziò a essere insistentemente accostato da più parti, assolutamente a sproposito) è l’espressione dell’incertezza umana riguardo a una tecnologia sempre più onnicomprensiva, sempre più invadente in ogni aspetto della vita umana.
Ora tale affermazione potrebbe semplicemente far sorridere, dato che quotidianamente tocchiamo con mano la nostra dipendenza dalla tecnologia decisa dal mercato. «Nessuno sa esattamente cosa vuole, fino a quando non arrivi tu a dirglielo» affermava tra il serio e il faceto il fondatore della Apple, Steve Jobs.
Dunque ecco come il Mercato assume un ruolo subalterno rispetto alla Tecnologia, la quale è il vero organismo senziente capace di riprodursi, pensare autonomamente e determinare le scelte e l’ambiente dell’organismo ospite, l’essere umano.
Niente di nuovo nemmeno in questo caso: i filosofi, da molto tempo, tuonano anatemi e avvertimenti per la perdita del senso dell’ Essere a favore del nichilismo, la società della Tecnica che soppianta la società della Metafisica.
Alcuni in modo molto ipocrita, come Martin Heidegger, che in realtà apre le porte con tutto il cuore al nichilismo di cui egli si finge oppositore; altri, attivi rivoluzionari quali Jean-Paul Sartre, Herbert Marcuse, James Lovelock… e certi scrittori-scrittrici di fantascienza.
Le mille incarnazioni della fantascienza trovano nel cinema veicolo ideale, lontano da quelle sperimentazioni digitali alle quali da parecchio tempo l’industria filmica (di Hollywood e non solo) pare averci abituato.
«Gattaca» è una inquietante commistione fra scarsità (voluta) di effetti speciali e impegno civile. Siamo in un futuro abbastanza presente, dove le Corporazioni dominano incontrastate. Gattaca è una di queste corporazioni, alla quale possono avere accesso soltanto coloro che hanno una mappa genetica manipolata e perfetta.
Vincent Freeman, il protagonista, appartiene a quelle persone «Non valide» (per di più non in salute) a differenza del fratello Anton, partorito con un’accurata selezione dei geni migliori dei genitori.
Dopo aver salvato suo fratello dall’annegamento, Vincent inizia a credere in se stesso e decide di provare a sovvertire ciò che ormai viene accettato da tutti come un sistema sociale immodificabile, cercando di coronare il suo sogno: raggiungere il pianeta Titano con le astronavi messe a disposizione dalla corporazione di Gattaca.
E’ grazie alla sua straordinaria abnegazione, spirito di sacrificio e forza di volontà, che Vincent supera ogni prova che i selezionatori gli pongono davanti. Determinante sarà l’aiuto di Jerome, un uomo «perfetto secondo i canoni genetici» ma proprio per questo complessato e afflitto, che arriva a sacrificarsi per Vincent donandogli la propria identità e i propri campioni genetici per superare gli strettissimi e accurati controlli degli scienziati della Corporazione. Jerome morirà suicida mentre Vincent prende la via della stelle, verso Titano.
Scritto e diretto da Andrew Niccol, con la musica evocatrice di Michael Nyman e interpreti d’eccezione fra i quali spiccano Ethan Hawke (Vincent Freeman), Jude Law (Jerome) e l’affascinante Uma Thurman nel ruolo di Irene Cassini, innamorata di Vincent al punto da mettere in gioco se stessa per aiutarlo.
«Gattaca» (acronimo ottenuto dalle basi azotate che compongono i cromosomi del Dna) inaugura felicemente il filone filmico del biopunk, con robuste contaminazioni hard-boiled e noir – ma anche dagli anime giapponesi – mettendo in luce gli aspetti spersonalizzanti e alienanti della tecnologia genetica.
Girato al Martin Country Civic Center progettato da Frank Lloyd Wright, con le scenografie algide e fredde di Jan Roelf, il film mette in luce quanto la scienza spesso sia tratta in errore dall’ideale di una perfezione in realtà destinata solo a portare alla morte l’essere umano, distruggendone i sogni e la forza combattiva. Questa scienza alla fine toglie la voglia di vivere all’essere umano, per sua natura portato a cercare di farsi forza delle proprie debolezze e a proseguire, magari con l’aiuto delle persone che ama. La società perfetta porta al vuoto e all’annullamento delle emozioni, cancella le imperfezioni positive e la varietà che la natura umana dona. Un metodo esplicato perfettamente dalle dittature, in ogni ambito e tempo storico.
Alla fine il fattore umano vince sempre, nel bene e nel male? All’eterna domanda «Cos’è l’uomo, cosa non è?», come cantava il poeta greco Pindaro, la risposta potrebbe essere: «Ciò che egli vuole essere, ciò che egli sogna».

Redazione
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4 commenti

  • Quando la fantascienza punta sull’idea e non sul visivo…

  • Un buon pezzo che mi affretto a copiare.
    Unico neo il fraintendimento sulla tenologia che dominerebbe l’evoluzione della società. Sì, lo fa, ma più che altro orientando la società medesima, non dominandola. Il dominio è del capitale, che si serve della tecnica per rafforzare il proprio dominio (incrementando il profitto). Dominio che esercita anche attraverso il mercato, luogo in cui si vende e si compra tutto, inclusa la dignità umana.
    (Astrofilosofo: Dunque ecco come il Mercato assume un ruolo subalterno rispetto alla Tecnologia, la quale è il vero organismo senziente capace di riprodursi, pensare autonomamente e determinare le scelte e l’ambiente dell’organismo ospite, l’essere umano.)
    Lo stesso errore che in Unione Sovietica ha spianato la strada allo stalinismo: porre la tecnica sopra la lotta di classe. La trasformazione rivoluzionaria della società veniva fatta dipendere, in ultima analisi, dall’innovazione tecnologica. Errore che dominava il pensiero di tutti i bolscevichi (incluso Trotsky); salvo Lenin, che sul tema riteneva necessario operare approfondimenti. Approfondimenti che non ha avuto tempo e modo di porre in atto.
    E’ bene non dimenticare che non solo lo strumento è al servizio di chi lo utilizza, ma anche la tecnica che permette di costruirlo e prima ancora la scienza che permette l’ideazione delle tanica necessaria a costruire lo strumento: gli uomini poi, a loro volta strumenti, eseguono la Volontà che guida la scienza applicando le specifiche qualità dello strumento. Questo fa APPARIRE la realtà come dominata dagli strumenti e dalle tecniche che pongono in atto, mentre in realtà non si tratta che della conseguenza ultima del processo di mercificazione universale (universale in quanto coinvolge lo stesso capitalista che ne è promotore, in quanto FUNZIONARIO – svolgente le funzioni di – del capitale; vero e proprio mostro protoplasmico fantascientifico, che tutto ingloba e tutto annette).

  • Corro evidentemente il rischio di essere oggi logorroico, ma che ‘Questa scienza alla fine toglie la voglia di vivere all’essere umano’

    A me la scienza, e la voglia di cercare, e ricercare, mi ha mantenuto in vita.
    Evito di riscriverlo qui sotto 36 volte trentasei. Trentasei.

    Io sono una persona semplice.

    A Stephen Hawking, pensi che la scienza abbia tolto la voglia di vivere ?

    Emmy Noether ?

    Poi, essendo la scienza fatta da esseri umani, noi animali, ci sono problemi legati al potere e alla sua distribuzione, e al fatto che ‘sapere è potere.’ Questi problemi emergono ovunque, dico ovunque, ci siano degli esseri umani in attività.

    La scienza non è mai perfetta. Funziona fino a prova contraria. È imperfetta e anche emotiva.

    Mi fermo, però francamente le considerazioni in coda all’articolo sono alquanto straordinarie.

    Straordinarie, ripeto.

    Tra l’altro, senza la scienza e le sue applicazioni, caro autore tu l’articolo non l’avresti scritto, qui in questo spazio, né io l’avrei letto.

    Non penso che di fronte ai problemi del presente e del futuro l’ideale del ‘buon selvaggio’ sia di aiuto. Quanto a sopravvivere, possiamo darci alla caccia o all’agricoltura di sussistenza e ti assicuro per esperienza personale che è abbastanza faticoso.

    Comunque, il prossimo intervento come lo pubblichi, visto che la scienza è cattiva ?

    Il blog sostanzialmente esiste grazie alla gestione e manipolazione della corrente elettrica e del campo elettromagnetico, se proprio non vogliamo chiamare in causa la meccanica quantistica. Vuoi un indirizzo in modo da poter dare uno sguardo almeno alle equazioni di Maxwell ?

    Kurt direbbe ‘so it goes.’

    Buona fortuna

  • amo Fabrizio (lui è un filosofo dunque l’amo platonicamente; io sono un viaggiatore spaziale dunque l’amo Pluton-icamente per tacere dell’esca)…
    ma sono più d’accordo con Ago
    Secondo problema: “Gattaca” è un discreto film ma non il capolavoro che molte/i dicono. Sooooooo che mi toccherà (al solito) litigare con un sacco di gente, a partire dall’ottimo Antonio che, anni fa, mi ha spedito il dvd (inorridito al pensiero che io non lo avessi visto). In teoria tutto funziona: in pratica il film si aggroviglia e il visivo (eh sì Fabrizio) prevale sull’idea.
    Ogni volta che critico – magari pacatamente – il cyberpunk o il cinema di fs perdo una media di 74 amicizie e devo comprare nuovi fazzoletti (per le lacrime): ma è vita questa?

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