Gay Pride çapuling (vandalo) a Istanbul
di Valentina Bazzarin
Oggi ad Istanbul sfilerà per l’undicesima volta il gay pride e, nonostante il divieto di passare e sostare in piazza Taksim o a Gezi Park, luoghi resi celebri dalle recenti proteste, non ho alcun dubbio che i ragazzi vandali (çapulcu come li ha definiti il loro presidente, chiamato dai manifestanti affettuosamente per nome, Tayyp) troveranno un modo creativo per superare ogni limite e occupare ogni spazio della città con i colori, gli slogan, i canti, i balli e le risate della loro pacifica protesta.
Un paio di settimane fa ero proprio ad Istanbul a raccogliere materiali per un progetto sui movimenti #occupy (qualche foto qui) che ho in mente da tempo. Questo progetto mi brontola in testa da almeno due anni, quando sono stata coinvolta nello sgombero di Plaça de Catalunya a Barcellona per far posto ai festeggiamenti della finale di Champions League. Ma quella è un’altra storia.
Riprendendo da dove mi sono interrotta… scrivevo… ero a Gezi Park il 14 giugno, qualche ora prima dell’entrata violenta della polizia nel parco per ripulirlo e stavo intervistando un ragazzo, chiamiamolo Fatih, uno tra le migliaia che hanno partecipato alle manifestazioni che durano ormai da un mese, e lui mi ha annunciato fremente che presto ci sarebbe stata una sfilata per l’orgoglio gay, lesbo, transgender e queer in un paese musulmano:
V: Questa [l’occupazione di Gezi Park] è la tua prima volta? E’ la prima volta che partecipi ad una manifestazione in piazza e in strada o hai avuto esperienze?
F: Ho camminato al gay pride. Anche quella manifestazione da noi è un po’ diversa.
V: Nel senso che anche quella è stata repressa violentemente dalla polizia o era autorizzata ma non accettata?
F: Non viene accettata “psicologicamente”.
V: Ma dai cittadini o dal governo?
F: Tutti e due. Ma noi la facciamo lo stesso.
V: Viene organizzata ogni anno?
F: Ogni anno e la facciamo da 10 anni. I primi anni non c’ero, non partecipavo, ma negli ultimi 3 anni eravamo 50.000 persone. Devi vederla la città in quel momento. Qui è un’altra cosa. In un Paese musulmano…
V: Mi piacerebbe!
F: Quest’anno si aspettano più di 100.000 persone, dopo quello che è successo verranno sicuramente.
V: Quand’è’?
F: il 30 giugno.
Il 30 giugno, oggi, e questa credo sia proprio una di quelle storie da seguire, anche da qui, anche dall’Italia, dove il gay pride è diventato un fenomeno pittoresco, ma gli esercizi di protesta per reclamare uguali diritti di tutte le cittadine e i cittadini sono sempre più svuotati di indignazione e di idee. Vi lascio con un video amatoriale trovato su youtube dove dal trenino turistico vengono lanciati preservativi e viene annunciato il gay pride e con l’augurio di buoni movimenti a tutti i capulcu del mondo.
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