Genova, niente piazza per il Coisp

di Checchino Antonini (*)

Vietata formalmente dalla questura di Genova, lo comunica il Silp, sindacato di polizia legato alla Cgil, la truce messa in scena, annunciata per il 20 luglio, di un noto sindacatino di polizia, il Coisp, che ogni anno cerca pubblicità rivendicando i fatti di piazza Alimonda che videro nel 2001 la morte di un ragazzo di poco più di vent’anni al termine di ore di cariche illegittime di un plotone di carabinieri – guidati da vecchie volpi della Guerra di Somalia – che usò ogni tipo di armamento, anche fuori ordinanza – ai danni di un corteo regolarmente autorizzato. Finché un carabiniere non pensò bene di piazzare un proiettile nella fronte di Carlo Giuliani. E un giudice avrebbe arricchito il catalogo negando un pubblico processo. E la politica non sarebbe stata capace nemmeno di un’inchiesta parlamentare.

Ogni anno il conducente di questo sindacatino di poliziotti annuncia un grottesco convegno dal titolo “L’estintore come strumento di pace” senza capire/sapere che Carlo raccolse l’estintore dopo che il carabiniere gli aveva puntato il revolver. Dettagli che non interessano il noto conducente di sindacatino molto attento a rivendicare la giustezza di ogni abuso commesso da persone con la divisa specie quando qualche pm ha l’ardire di discutere la questione in tribunale. Chiedere, per credere, ai genitori di Federico Aldrovandi. Ogni anno c’è un Fuffingtonpost che rilancia la finta notizia. Che cosa non si fa per un clic, e che cosa non si fa per un bang.

Ma ogni anno decine e decine, talvolta centinaia e centinaia di persone, tornano in Alimonda – e noi di Popoff fra loro – per non dimenticare, assieme ad Haidi, Giuliano, Elena. Non dimenticare che quello fu un omicidio, che c’erano (e forse da qualche parte ci sono ancora) milioni di persone che credono che questo non sia l’unico mondo possibile.

“La suddetta manifestazione – spiega il Silp – e la concomitante raccolta di firme per far rimuovere la targa dedicata a Carlo Giuliani sono provocazioni inaccettabili che dimostrano come il processo di democratizzazione, che deve coinvolgere tutte le forze dell’ordine, non sia ancora concluso”.

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(*) tratto da http://popoffquotidiano.it/

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