Giancarlo Biffi: anche in nome nostro

Chi è il criminale? Chi tenta di portare aiuti umanitari a donne e bambini assediati o chi assalta una nave di pacifisti compiendo una strage? Chi da ogni angolo del mondo rivendica due Stati per due popoli o chi si appropria di terre appartenenti ad altre popolazioni? Chi resiste a un’occupazione militare o chi bombarda gente che rivendica la propria autodeterminazione?

Siamo ormai costretti dentro una gabbia di una libertà senza più sembianze umane, la libertà del più forte, di chi può fare il c… che vuole, tanto nessun organismo internazionale glielo può impedire. Siamo al tramonto della civiltà occidentale e dei suoi valori, delle sue conquiste egualitarie. Dei nani senz’anima che invocano la morte degli altri per stare bene loro.

L’atto terroristico compiuto dallo Stato israeliano non solo è grave, è atroce! Assaltare manu militari la “Freedom Flotilla”, un convoglio d’aiuti alimentari, è il segno della fine di ogni discorso umanitario, è l’accettazione di un mondo senza più coscienza, ridotto allo stato bestiale; la constatazione che il dialogo e la politica hanno affidato il loro compito totalmente alle gerarchie militari e che la soluzione dei problemi passa esclusivamente attraverso l’annientamento del nemico.

È idiota non capire che ciò che sta succedendo riguarda tutti, è stupido non comprendere che nessuno Stato può risultare vincitore all’infinito. La storia c’insegna che le vittorie ben presto si trasformano in sconfitte.

La febbre è altissima e non è sufficiente la condanna di questi giorni, occorre invertire la rotta, bandire la guerra come strumento di risoluzione dei conflitti.

La guerra genera solo guerra, il sangue genera altro sangue, fermare la spirale è possibile ma la soluzione delle questioni mondiali non può essere affidata alla canna del fucile, altrimenti a morte seguirà morte e a vendetta nuove vendette. È necessario fermare la violenza, opporsi con tutti gli strumenti della disobbedienza civile, dell’indignazione; della non accettazione della sopraffazione, dell’ingiustizia come modello di convivenza.

Da sempre i veri nemici, nei Paesi Aarabi come in Israele, in Europa come in America, sono coloro che si oppongono, che disertano, che non accettano un mondo governato dalle armi, che credono che fra l’ammazzare o l’essere ammazzati venga prima il diritto/obbligo di provare a vivere…

Per i morti, per i martiri di questa nuova tragedia – morti non per difendere una loro proprietà o le proprie ricchezze, non per avidità o egoismo ma per portare cibo e medicinali a chi ne aveva bisogno – non resta che inchinarci al loro coraggio e alla loro determinazione.

Ciò che hanno fatto l’hanno fatto anche in nome nostro.

Redazione
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