Giancarlo Biffi: riforme e Lega “leninista”

La politica sta affilando le armi. I prossimi tre, saranno anni di cambiamenti sostanziali, tempo terreno in cui riformulare Costituzione e giustizia, riforme che in qualche modo travolgeranno il presente assetto istituzionale dando così vita a una nuova repubblica. Conclusione della seconda? Inizio della terza? Il tentativo è quello di coniugare il presidenzialismo con il federalismo, un contrappeso necessario secondo alcuni, nell’illusione che la forma possa modificare la sostanza. Nella spasmodica corsa dei contrari, di una democrazia sempre più teleguidata ad appannaggio di consorterie politiche e sempre meno come strumento di partecipazione, la politica si trova nella tenaglia di esigenze differenti e antagoniste, in cui l’acquisizione di maggior potere da parte del premier difficilmente sarà equilibrata con maggiori diritti ai cittadini. Pare che ogni volta si debba ripartire da zero, come se del passato non si dovesse mai tenere conto e tutto debba essere riscritto o rifatto, per poi scoprire che forse era meglio lasciare le cose come stavano. Quando il procedere comporta la perdita di diritti da parte del singolo, quando il libero voto influisce sempre meno poiché i giochi vengono fatti preventivamente al consenso, quando il compito dell’elettore diviene unicamente quello di notificare decisioni prese da altri e non di esprimere candidati e linea politica, quando il ruolo politico individuale è sempre più relegato a quello di consumatori e spettatori, allora mi pare che ci sia proprio da stare all’erta. Nel paradosso della politica moderna fatta da partiti leggeri e sempre più schiava dei canali televisivi, succede che il partito in continua espansione sia proprio la Lega Nord, il partito più strutturato e meno presente in televisione; un partito antico, organizzato sul vecchio modello del Pci con sezioni, circoli, militanti e ordinato da un centralismo democratico di sapore leninista. Per andare avanti, occorre conservare memoria della strada percorsa. Regola ben conosciuta da chi è abituato ad andare in montagna e ad arrampicare in parete, delle volte per arrivare in cima occorre zigzagare o girare in tondo se non si vuole precipitare sotto. La saggezza del montanaro e l’ardore del marinaio, è questo ciò che serve a chi vuole agire politicamente oggi.

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