Gianluca Cicinelli: ipad, ipod, ipud, iped, ipid!

Non è che non mi piace l’ipad. Ho imparato a beneficiare di tutte le innovazioni tecnologiche perchè i miei simili di sinistra le disprezzano a lungo, prima di cadere ai loro piedi dieci anni dopo, e mi piace dargli un dispiacere.

Ne conosco solo uno che ha resistito al cellulare, lo conoscete, non ha nè gli occhi belli nè si chiama Torricelli, ma i suoi sguardi sono veri e lo appellano Barbieri. Egli è l’ultimo erede di una tradizione radicale che affonda le sue radici tra Ned Ludd e Lord Brummel! Io invece ne ho due, affondo le radici nel consumismo sfrenato anni ’60, poi ho scoperto le cuffiette che mi permettono di isolarmi da un mondo che non mi capisce con la scusa di adeguarmici, ho un wireless notebook che mi consente di non rinunciare al mio pornazzo quotidiano in qualsiasi parte del mondi mi trovi, una chiavetta usb con i documenti più scottanti su cui metto le mani lungo le mie incisive inchieste, tipo il mio CV la rubrica telefonica e le fatture delle compagnie telefoniche, caricatori elettrici nella borsa per alimentare tutto questo giro di bit & byte, e anche gli occhiali dell’Intrepido con cui guardare attraverso i vestiti delle donne per vederle nude. Insomma se mi piglia ti riprendo con il cellulare mentre picchi per sbaglio il tuo collega poliziotto al corteo e ti sbatto su youtube in meno tempo di quanto ce ne metti a capire che sei un cornuto al netto di tua moglie, perchè polizia democratica è un ossimoro e tu proprio uno stronzo. Capito amico? Quindi non venirmi a dire che sono rimasto indietro, perchè seguo pure l’esperimento del Cern, quello che accelera le particelle di ribellione all’universo circostante, come non ho capito ma da bravo giornalista ti so spiegare cos’è un gluone così come ho capito che nel brodo primordiale non si mette il sedano.

Adesso però stammi a sentire. Non puoi fare prima la macchina e poi vedere cosa ci puoi mettere dentro. No, non con le notizie. Cioè da qualche anno va così: decido anzi disegno un cellulare a forma di tazza del bagno e poi solo dopo ci faccio girare all’interno un circuito, del software che si adegua alla comunicazione in base alla forma. La supremazia del design sopra i contenuti ha contagiato anche la tecnologia rivolta all’informazione, con l’estetica, la forma che assume la comunicazione, che prevale sulla qualità dei contenuti. Questa svolta proviene, io do molta fiducia al caso, dalla Svezia di Assange, come dalla Svezia della Ericsson e dalla Finlandia della Nokia e si è allargata a macchia d’olio fino a contaminare gli Usa di quel fessacchiotto di Obama e di quel furbone di Jobs, che ti sforna la logica conseguenza da mercato della supremazia dell’estetica informatica sul valore della notizia: l’ipad. Tienilo ancora lì che ci arrivo subito perchè è interessante. Allora un giorno sentiamo il bisogno di sentire la musica dal pc. Però per scambiarsi i files bisogna renderli più leggeri. Ecco pronto così un formato adeguato alla rete, si chiama mp3. adesso serve un fregnetto per portarseli appresso per strada questi mp3, al posto del walky a cassetta. Tiè. dice Jobs, beccati l’ipod. Così, fatto l’ipod e i suoi derivati continui ad ascoltare le canzoni nel nuovo formato. Guarda adesso che succede invece con l’ipad: io prima ti faccio l’ipad e poi vediamo cosa ci metti sopra. Capito? Riflettici: la canzone è sempre quella, cambia solo il formato e mi serve un lettore, l’ipod, per quel formato; la notizia invece non è più quella perchè prima faccio il lettore e poi adeguo le notizie alla possibilità che possano essere lette da quel lettore. In questo modo costringo il circuito delle notizie ad adeguarsi, per esempio, ad un formato che sta su quella pagina specifica leggibile solo con l’ipad. E’ il trionfo delle venti righe, anzi due righe e una foto, l’apoteosi dell’approfondimento visto come corazzata Potemkin e quindi abbandonato, la battaglia finale della tastiera che m’impedisce di digitare oltre un certo numero di caratteri per spiegare un concetto perchè altrimenti non me lo formatta il software.

Solo dopo alcuni mesi dall’uscita dell’ultimo prodotto di casa Apple i grandi giornali, e solo loro sono, riusciti a sfornare modelli di giornale consultabili tramite ipad. Il mercato immateriale dell’informazione si arricchisce dunque di un nuovo concetto: dal ciò che è reale è razionale e ciò che è razionale è reale di Hegel al ciò che entra in una pagina esiste e ciò che supera le venti righe non esiste più perchè Jobs, Murdoch e l’impero delle multinazionali non vogliono. Un ulteriore salto in avanti nella devastazione di strumenti critici ai danni della popolazione, l’equivalente nel ventunesimo secolo dei roghi di libri e giornali d’opposizione degli anni venti e trenta in Europa. Perciò: se il tuo vicino di sedile in metro ha un ipad, tu sbattiglielo per terra urlando. Tra qualche anno ti ringrazierà e magari da questo piccolo screzio sull’informazione nasce anche una bella amicizia.

ciuoti

7 commenti

  • Premettendo che difficilmente tra dieci anni cadrò ai piedi di un ipad, adesso so cos’è grazie a te ed a questo interessantissimo e acuto articolo. Le studiano tutte pur di rincretinire un’opinione pubblica che non aspetta altro, limitandone le già danneggiate capacità intellettuali…

  • siamo lieti di informare il pianeta e specialmente chi ci “rosica” che barbieri ha anche gli occhi belli (oltre a splendidi gomiti)

  • barbieri è in realtà il nome umanizzato di un progetto comunicativo tecnicamente denominato “Hal 9000 + 1 e contorno”. Gli occhi, come il resto, possono variare colore e numero di pixel in perfetta mimesi con l’esterno. Ho incontrato la macchina, il barbieri 2.0 reloaded, in estate, per convincerlo a collaborare a una cosa mia, è finita che collaboro io a una cosa sua. Perchè in realtà è la perfidia la nuova frontiera telematica sviluppata dalla Nasa, dalla Cia e da metroRoma per dare vita ad “Hal 9000 + 1 e contorno”.

    • non posso che confermare, non posso che smentire, non posso, non…
      segue canzoncina infantile
      VERGOGNOSAMENTE scopiazzato da “2001 odissea nello spazio”
      un saluto da HAL-IMOLA
      (Hal sta per Hei accoppiatevi liberamente, noto slogan della congiura organizzata da contraccettivi e porcaccioni)

  • … a volte i nomi hanno senso, gli e-book sono fatti per leggere i libri… e in effetti, se li guardi bene, gli somigliano. Più di quanto un mp3 assomigli ad un concerto.

  • In effetti gio, la guerra è cominciata con gli mp3. Non tutti sanno che questo formato, che va diventando quello definitivo del momento, taglia una serie di suoni. Cioè rende standard un suono impoverito rispetto al suono originale. La stessa cosa succede con l’informazione. Assume uno standard sempre più impoverito della visione soggettiva, sempre più sistema e meno cane da guardia. Ma a dare la scansione all’attacco è stato in effetti l’avanzata del concetto di mp3 come standard. Una fotografia della povertà dei tempi.

  • L’mp3 taglia un bel po’ di roba, ma mi permette di ascoltare più musica di quella che mi sarei mai potuto sognare di ascoltare comprando cd. diciamo un rapporto di ! a 20.
    E mi restano i soldi per andare a vedere i concerti.
    Nel complesso, i vantaggi mi sembramo superare di gran lunga la perdita di alcune frequenze. Anche perchè poi, parliamoci chiaro, chi può permettersi un impianto che permetta di ascoltare la musica davvero bene?
    La povertà dei tempi la vedo nell’impianto dolbysurrond e lo schermo HD da usare per vedere le partite.
    Io magari guardo Quarto Potere con i pixel, ma è comunque Quarto Potere.
    L’impoverimento dell’informazione io lo scorgo nel fatto che le testate non hanno più gli inviati, ma ritrascrivono in bella le notizie di poche agenzie.
    Avere un quotidiano con le riscritture (di parte) di notizie ANSA, non mi sembra questa grande fonte di informazione. Che io le legga su schermi piccoli, grandi o su pergamena.

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