Giorgio Caproni: «Versicoli quasi ecologici»
«e chi per profitto vile…» (*)
Non uccidete il mare,
la libellula, il vento.
Non soffocate il lamento
(il canto!) del lamantino.
Il galagone, il pino:
anche di questo è fatto
l’uomo. E chi per profitto vile
fulmina un pesce, un fiume,
non fatelo cavaliere
del lavoro. L’amore
finisce dove finisce l’erba
e l’acqua muore. Dove
sparendo la foresta
e l’aria verde, chi resta
sospira nel sempre più vasto
paese guasto: Come
potrebbe tornare a essere bella,
scomparso l’uomo, la terra.
(*) per antica tradizione bottegarda le ore 12 della domenica sono riservate alle «neuropoesie» di Pabuda ma – già immagino orde di fans in affanno – questa settimana il nostro o forse suo neuroPabuda si è volatilizzato (o forse neurovolatilizzato). Così ecco alcuni versi di Giorgio Caproni; e grazie a Sarina per la segnalazione. [db]