Giornata della memoria: il soldato Sanna in Grecia

di Santa Spanò

René Magritte, Memoria 1945

René Magritte, Memoria 1945

Sono giornate di memoria queste. Orrori da ricordare, passati. Eppure « Da allora, senza segni premonitori, Questa lenta agonia di continuo ritorna… » (da Judenrein di Sandra Bianco).

Il 27 gennaio del 1945 il campo di concentramento di Auschwitz venne liberato. Gennaio 2015 si legge sui quotidiani: Cresce l’antisemitismo. Cresce l’antislamismo. Cresce l’antioccidentalismo. Cresce… poi un giorno di tregua mediatica, di esultanza. « Oggi il popolo greco ha fatto la storia… », vince alle elezioni Alexis Tsipras il leader di Syriza e pare che per la Grecia sia finita l’austerità. La forza delle parole. Giornate queste di gennaio che non si possono dimenticare, che ci toccano per il passato, per il presente e per le future scelte.

Bambini internati ad Arbe

Bambini internati ad Arbe

Così, ognuno di noi sceglie: di ricordare, di ascoltare, di dissentire, di esultare, di condannare, di credere alle parole, di sperare. Sceglie di essere uomo.

Nel 1940 l’Italia dichiarò guerra alla Grecia. Lo scrittore e giornalista Giancarlo Fusco  nel suo libro Guerra d’Albania ci regala il ritratto di un eroe, quello del soldato Sanna. Una pagina, anche questa, che non si può dimenticare. Una guerra vergognosa e un soldato che deve rispondere ai colpi dell’umiliazione, del freddo, della fame, ma lo fa scegliendo di restare uomo. Se l’umanità, la qualità di essere uomo, sopravvive al fango della guerra, può sopravvivere a tutto.

Soldati italiani uccisi dai tedeschi   nel massacro di Cefalonia, Grecia 1943

Corpi di soldati italiani uccisi dai tedeschi nel massacro di Cefalonia, Grecia 1943

Dalle memorie Guerra d’Albania

… Sulla strada fra Gianina e Prèvesa, un richiamato sardo del ’12, certo Sanna, alto appena da non essere riformato, quasi piú largo che lungo, dalle sopracciglia d’ebano confuse con l’attaccatura dei capelli, si staccò un momento dalla colonna in marcia, per dare mezza pagnotta a due bambini seminudi, dagli occhi pieni di spavento, stretti sulla porta di un casolare. C’era un tedescone della Feldpolizei, in quei pressi, e il gesto dell’italiano non gli piacque. «Nichts Schwanke!» niente debolezze, gridò il nazista, e con una sberla fece rotolare lontano, nella polvere, la mezza pagnotta.

    Il soldato Sanna, dopo un attimo di perplessità, digrignò i denti. Lo stridore dei suoi forti molari fu udito dai compagni che gli stavano sfilando alle spalle, a cinque metri di distanza. Poi, il piccolo sardo urlò con tutto il suo fiato: « Era il mio, il pane! ». Quindi lo si vide arrampicarsi al tedesco, come ad un olmo, stringergli il collo con le braccia, e la vita con le gambe, frantumargli letteralmente la faccia con una tremenda serie di testate. Dopo aver tentato disperatamente di liberarsi, il tedesco crollò nella polvere. Il sardo non mollò la presa. Gli restò abbrancato, a cavalcioni, anche per terra, continuando a demolirgli furiosamente il naso, le labbra e le sopracciglia di paglia. La fronte bassa e scura dell’italiano, intrisa di sangue, contusa, lacerata dai denti del gigante atterrato, batteva e batteva, come un martello.

    « Era mio, il pane! ».

    Sanna ripeteva il suo urlo, mentre quattro o cinque commilitoni cercavano, mettendocela tutta, di staccarlo dalla preda. Il tedesco emetteva muggiti gorgoglianti. Il sangue gli colava a rigagnoli sulla pettorina metallica. I suoi stivali a sorbettiera scalciavano nella polvere, sempre piú fiacchi.

    Il fante sardo, con la faccia sporca del suo sangue e dell’altro, fu portato di fronte al comandante di battaglione.

    « Cos’hai fatto, disgraziato!», gridò il maggiore. «Per poco non lo ammazzavi! Un tedesco! Figurati ora che cosa succede! »

    « Era mio, il pane! ».

    « E con ciò ? Lo sai che per mezza pagnotta finisci in galera ? »

    « Ci vado volentieri. Ma il pane non era né di Mussolini, né di Hitler, né vostro, signor maggiore! Era mio. E io in Sardegna ci ho due bambini! »

Santa Spanò
Diceva Mark Twain: "Ci sono due momenti importanti nella vita: quando nasci e quando capisci perché". E io nacqui. Sul perché ci sto lavorando, tra la bottega, il mio blog http://lasantafuriosa.blogspot.it/ e... il resto ve lo racconto strada facendo.
Dimenticavo, io sono Santa!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *