Giornata della Memoria: meglio ricordare tutto…

e non solo una parte

di Roberto Vuilleumier

Secondo i nazisti le relazioni sessuali dovevano essere finalizzate al «processo riproduttivo» e questa fu la principale ragione per cui decine di migliaia di “ triangoli rosa” vennero internati nei lager.

Insieme ai triangoli che distinguevano ebrei, prigionieri politici, zingari (cioè sinti, rom eccetera), atei… nei campi di sterminio vi erano infatti i triangoli rosa che indicavano gli omosessuali; nessun simbolo era stato pensato per gli eterosessuali. Essere eterosessuale (termine che indica solo una preferenza sessuale dell’individuo) era considerata cosa normale, mentre l’omosessualità sembrava una depravazione o una malattia.

La “normalità” prevalse: così insieme agli ebrei, agli atei, ai prigionieri politici ecc venivano internati, sterilizzati, torturati e infine uccisi gli omosessuali.

Quando nei dibattiti pubblici i nazisti “giustificavano” questi trattamenti, erano soliti utilizzare tre termini: «normalità», «contro natura» e «malattia».

A distanza di parecchie decine di anni le stesse parole vengono utilizzate da associazioni auto-acclamatesi «per la vita» – di religiosi (in Italia per lo più cattolici) – quando vogliono di fatto impedire che anche gli omosessuali possano godere, come tutti, dei pieni diritti civili.

Oggi in Italia – anche nella città dove abito, Imola – alla luce di quanto pronunciato da alcuni preti nelle chiese e da politici nelle piazze, si discute molto sull’opportunità di una legge contro l’omofobia, per limitare quanto meno l’incitazione all’odio anche attraverso offese gratuite rese in pubblico. Contro l’ipotesi di una legge simile – che già esiste in molti Paesi europei – sono schierati ancora una volta molti religiosi (cattolici) e politici (che si dicono cattolici) e associazioni cattoliche come i «Giuristi per la vita» che arrivano a lamentare una diffusa «eterofobia» – insomma una discriminazione, nientemeno, degli eterosessuali – e gridano che una legge contro l’omofobia metterebbe in pericolo, fra le altre cose, la libertà d’opinione.

Proprio oggi celebriamo la «Giornata della memoria» e il ricordo va a quelle medesime “opinioni” che portarono allo sterminio di milioni di «diversi», di «anormali», di «contro natura», di «malati» fra cui ebrei, atei, prigionieri politici, zingari, «asociali», slavi, testimoni di Geova e omosessuali.

Dato che la discussione sull’omofobia nel nostro Paese rientra – è il solito vizio – in una disputa esclusivamente etico-religiosa e inter-religiosa, se è vero che una legge contro l’omofobia metterebbe in pericolo la libertà d’opinione, non la si faccia, ma si riconosca la garanzia di pari libertà e dignità attraverso l’abolizione delle leggi anti-blasfemia. Come non mi stanco di ripetere, Heiner Bielefeldt, teologo cattolico e relatore per l’Onu, critica le leggi anti-blasfemia sostenendo che «esse sono anti producenti poiché si traducono nella censura di qualsiasi dialogo, dibattito o critica a livello inter-religioso o fra credenze, la maggior parte dei quali (dialoghi) potrebbero essere costruttivi, salutari e necessari» e dunque le leggi contro le presunte offese alla fede «hanno un impatto opprimente sul godimento della libertà di religione e di credenza, sul sano dialogo e sul dibattito sulla religione».

Vi sono leggi in vigore in Italia (il codice Rocco è del 1930) che impongono una protezione privilegiata della religione (il vilipendio della religione appunto) e sono lesive direttamente e indirettamente delle nostre libertà… Se è la libertà di opinione a essere in pericolo, che essa sia difesa da tutti e per tutti, non solo per tuitelare le opinioni cattoliche, così come allora lo fu solo a difesa delle opinioni naziste. Che l’offesa possa essere almeno reciproca, per continuare a non dimenticare.

Redazione
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3 commenti

  • Nella giornata della memoria va ricordato non solo l’olocausto del popolo ebraico, ma tutti i genocidi avvenuti il secolo scorso. Non ultimo quello dimenticato e rimosso di oltre un milione di comunisti avvenuto in Indonesia l’ottobre dl 1965.

  • Mi soffermo sull blasfemia. In Piemonte è a tutt’oggi in voga una bestemmia che risale al 1300. Era la frase che i dolciniani urlavano ai santi inquisitori prima di essere bruciati vivi. Infatti, i santissimi inquisitori (tra cui il grande S. Carlo onorato con il S. Carlone, la statua intendo), prima di bruciare vivi queste persone chiedevano se credevano nel dio della santa romana chiesa (quella del parroco Francesco) e gli eretici rispondevano “dio falso!”.

  • Mercoledì 29 gennaio il collettivo del csa Brigata 36 ha presenziato al
    Consiglio Comunale di Imola, esponendo cartelli e striscioni e distribuendo
    volantini, per non lasciare che passasse inosservata la presentazione di un
    ordine del giorno promosso da un’associazione utra-cattolica.
    Oltre a noi anche le donne di Trama di Terre e Rifondazione Comunista hanno
    protestato contro una mozione oscurantista che delegittima l’esistenza di tutte
    quelle relazioni non formate da uomo e donna uniti in matrimonio e discrimina
    orientamenti sessuali e identità di genere non eterosessuali, per di più
    richiedendo su queste basi l’erogazione di fondi pubblici per scuole private.
    La discussione in Consiglio Comunale di tale ordine ieri è stata rinviata ed
    abbiamo lasciato l’aula solo dopo aver ottenuto un tavolo d’incontro con
    l’assessora alle pari opportunità Lo Buono, ma continueremo ad opporci a tale
    oscenità finchè non verrà definitivamente ritirata.

    Testo del volantino distribuito:
    “FAMIGLIA NATURALE? NO, FRIZZANTE”
    L’ associazione cattolica “Giuristi per la vita” ha presentato al Consiglio
    Comunale di Imola, tramite il consigliere Mirri, una mozione omofoba e
    integralista estremamente pericolosa.
    Cercando di schermarsi dietro le leggi di uno Stato laico, chiedono che
    un’istituzione locale, laica anch’essa,condizioni attraverso una serie di
    normative le scelte relazionali, la sessualità, l’utilizzo che ognun@ fa del
    proprio corpo, comportando l’imposizione di un modello sociale profondamente
    discriminatorio. Non ci si può nascondere dietro la libertà di espressione per
    sentirsi legittimati a denigrare relazioni che non siano formate da coppie
    eterosessuali e unite in matrimonio.
    Nel documento presentato dai “Giuristi per la vita”, con il pretesto di
    difendere la libertà di espressione e di religione, viene richiesta per di più l’
    erogazione di finanziamenti pubblici per chi frequenta scuole private. A questo
    proposito, solo pochi mesi fa, simili proposte sono state rigettate nel
    referendum consultivo di Bologna:è evidente che non si debbano privare di
    ulteriori risorse le scuole pubbliche,già fortemente colpite dalle ultime
    riforme scolastiche.
    Ci auguriamo quindi che il Comune di Imola non perda tempo a decidere cosa e
    chi sia “naturale”, istituzionalizzando il fondamentalismo religioso e la
    discriminazione delle coppie di fatto e delle persone non eterosessuali. Quello
    di cui la società ha bisogno è risolvere questioni ben più importanti quali
    l’emergenza abitativa e occupazionale, il contrasto alla violenza di genere,
    l’estensione dei diritti per tutte e tutti, migranti e non, indipendentemente da
    orientamento sessuale e identità di genere.
    csa Brigata 36

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