Giornata mondiale per Kobane

L’appello per il 1 novembre, un video e il link a un testo di Nazan Üstündağ (ripreso dal libro «Rojava una democrazia senza Stato»)

cari amici/amiche e compagni/compagne
il «Comitato per la ricostruzione di Kobane» ha lanciato un appello per una giornata di solidarietà con Kobane nel terzo anno dopo la sconfitta e la liberazione di Raqqa e chiede di schierarsi al fianco dei popoli e della loro resistenza. Chiediamo a tutti i comitati di solidarietà per la ricostruzione di Kobane e del Rojava di mostrare il proprio sostegno a questa giornata.
In tutte le città a partire dalla stessa Kobane i curdi sono in piazza per chiedere di avere notizie sulla vita e la sicurezza del leader curdo Ocalan. In Europa i curdi e la solidarietà con il popolo curdo che resiste stanno manifestando. Poiché il modello democratico del Rojava è ispirato alla filosofia di Abdullah Öcalan e può rappresentare un modello e una soluzione per tutti i popoli del Medio Oriente chiediamo che le manifestazioni e le iniziative si facciano ponendo al centro la solidarietà contro l’isolamento carcerario di Öcalan e la resistenza del popolo curdo.
Ancora una volta cantate la nostra canzone di libertà, per stabilire un sistema rispettoso dei principi democratici, la liberazione della donna e l’ecologia naturale.
Alziamo la nostra voce a sostegno della pace e della libertà il 1 ° novembre – Giornata mondiale per Kobane – contro coloro che stanno provocando la guerra per i propri fini economici e imperialistici.
Chiediamo di fermare tutte le forze reazionarie e il nazionalismo, le politiche settarie e dittatoriali degli Stati regionali e di rafforzare la solidarietà internazionale il 1° novembre Giornata mondiale per Kobane.
Si prega di comunicare le iniziative che si svolgeranno in Italia durante la settimana della “Giornata mondiale per Kobane del 1° novembre” a info@retekurdistan.it / info@uikionlus.com

UN VIDEO

https://www.youtube.com/watch?v=v4LHKHa9bkI

In “bottega” abbiamo parlato spesso di Kobane. Fra i libri usciti di recente uno dei più interessanti è Rojava Una democrazia senza stato (elèuthera), a cura di Dilar Dirik, David Levi Strauss, Michael Taussig, Peter Lamborn Wilson. Al link qui sotto – ripreso da Comune Info – trovate ampi stralci del capitolo «Nuove guerre e autodifesa in Kurdistan» di Nazan Üstündağ che è docente di sociologia a Istanbul, dove si occupa in particolare di teorie femministe: fa parte del Women for Peace and Academics for peace ed è stata più volte a Kobane. [db]

NUOVE GUERRE E AUTODIFESA IN KURDISTAN
Le nuove guerre che devastano il mondo sono combattute in nome della vita (per la democrazia, la sicurezza, la pace nelle loro versioni occidentali) oppure, al contrario, per infliggere ai corpi mutilazioni, lesioni e morte. Nel primo caso si parla di conflitto “biopolitico”, nel secondo, per dirla con Achille Mbembe, di conflitto “necropolitico”. In Siria e Turchia questi due tipi di conflitto si mostrano in modo più intenso. «Risolvere la questione curda», ad esempio, per il governo turco significa promuovere un conflitto biopolitico, nel frattempo però anche la Turchia è diventata un palcoscenico per le necropolitiche dell’Isis. In questo contesto di guerra, le comunità curde, ispirate dalla rivoluzione nel Rojava, hanno cominciato a mettere in pratica alcune forme per realizzare la propria autodifesa non solo in risposta alla violenza dello Stato. L’autodifesa riguarda anche il modo in cui gli individui oppressi proteggono i loro «mondi vitali» dal potere centrale, dalla devastazione ecologica, dalle relazioni patriarcali, dal capitalismo. Per questo hanno iniziato a sperimentare strumenti di autogoverno nelle sfere decisionale, sanitaria ed educativa. Dal canto loro le donne curde, coscienti che non sono solo il capitalismo e lo Stato-nazione a favorire le odierne ideologie di guerra, ma anche il patriarcato, hanno creato delle proprie reti parallele. C’è questo e molto altro dietro la vittoria scontata e schiacciante al referendum sull’indipendenza del Kurdistan in Iraq. «Come risultato di questi sviluppi –
spiega la sociologa e femminista Nazan Üstündağ – in Kurdistan si sta realizzando una graduale trasformazione di tutti gli ambiti vitali, soprattutto nella concezione degli spazi, dell’etica e del lavoro. I primi vengono ora concepiti come luoghi di resistenza, negoziazione e auto-organizzazione. L’etica va assumendo una nuova conformazione che mette in primo piano la solidarietà, la comunanza, l’amicizia e l’internazionalismo. Il lavoro di accudimento e riproduzione di coloro che resistono e trasformano il sistema diviene più importante di quello salariato…”
NAZAN ÜSTÜNDAG

 

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