Giuliano Bugani: un bambino e una corazzata

Ospito due scritti di Giuliano Bugani (“operaio, giornalista, poeta” come si firma) che avete spesso incrociato su codesto blog. Il primo è una “lettera aperta” a un bambino morto per il freddo a Bologna quando aveva 20 giorni. Il secondo scritto tratta di Mirafiori, di resistenti, di vermi e, fra le righe, di un vecchio film (db)

Io di te conosco solo il nome, Devid. Io non so se riuscirò a scriverti senza retorica. Proverò a scriverti, senza retorica. Sei morto a soli venti giorni, vicino piazza Maggiore, a Bologna, il cinque gennaio 2011. Fuori, al freddo. I bambini, sapevo morissero in guerra. Forse nella mia città c’è una guerra. Forse non la vedo. Forse non sento sparare. Ma comunque c’ è una guerra. Forse sono già retorico. Ti chiedo qui, una prima volta, di scusarmi. Ho letto, sui giornali, che la mamma rispondeva di avere una casa. E così poteva restare lontano dai servizi sociali. Credeva le portassero via te e la tua sorellina. Basta rispondere questo, per morire? Basta rispondere lasciatemi qui, per morire? Perché anche tua madre forse morirà. Forse tuo padre. Noi siamo già, morti. La mia città, è già morta. Forse sono già retorico. Ti chiedo, qui, una seconda volta, di scusarmi. Ti dicevo di una guerra. Che nessuno vede e sente. In una guerra, i deboli muoiono, subito. I deboli non hanno una casa. Un tetto. Non hanno da mangiare. Non sanno dove pisciare. Vivono la guerra finchè possono. Poi muoiono. Gli altri pensano a sopravvivere, per non morire anche loro. Perché questa è una guerra. Deboli lo diventeremo tutti. Prima o poi. In questa guerra, tutti diventeranno deboli. E’ solo una questione di tempo. In una guerra, i deboli fuggono, dai deboli. In una guerra, tutti hanno paura dell’altro. In una guerra prevale l’ istinto. In una guerra. Le persone come te, muoiono. Io, la mia guerra, la combatto restando lontano, da tutti. Nel senso che forse, non combatto. Più. Anch’io vivo di istinto. Forse sono già retorico. Ti chiedo, qui, una terza volta, di scusarmi. La mia città è morta da tempo. Nella mia città, si viene ormai per morire. Un Università non è un luogo di umanità. Tu sei morto dentro lo spazio di una grande biblioteca. Il freddo non ti ha perdonato. E cosa mai avevi da farti perdonare. Una biblioteca, qui a Bologna, non è un luogo di conoscenza. Tutto, qui a Bologna, è trasformato, per fuggire. Via. Da una guerra. Forse sono già retorico. Ti chiedo, qui, una quarta volta, di scusarmi. L’ ultima. (10 gennaio)

 

Vermi. I soldati, rifiutarono di mangiare la minestra. Dentro c’ erano vermi. Chi non mangerà, la minestra. Verrà fucilato. Vermi. Fim-Cisl. Uilm-Uil. Dentro la minestra. Dei soldati. Ci sono vermi. I vermi nuotano. Nel marcio. Mirafiori, dice NO. Mirafiori, verrà fucilata. Non sarà sempre così. Non sarà una minestra, marcia. Marcia, dei trentamila. Minestra vecchia. Minestra marcia. Vermi. Ci sono vermi. Li vedi. Elkan. Markionne. Vermi. Li vedete. Ditemi. Li vedete. Verrò fucilato. Verranno fucilati. Fiom-Cgil Resiste. Esiste. Lei non mangia minestra. Dice NO, ai vermi. I soldati, si sono rifiutati. Alcuni di loro, li hanno fucilati. Non sarà sempre così. Una madre, operaia. Avanza. Rifiuta minestra, di vermi. Ha un bambino. Sulle braccia. Non ha più latte, ai seni. Una madre, resiste. Mai vermi, per mio figlio. Un giovane sanguina. Sulla linea. Alla catena. Molti giovani, ora. Sono alla catena. Giovani sanguinano. Dalla bocca. Li vedi. Dimmi se li vedi. Vermi, nella minestra. Un popolo, non mangia vermi. Massacrateli. Gridano vermi. Eppure sono morti. Non esistono. Se non in questa mia. Non esistono. Sono morti. Da tempo. Marci. Sono marci. Morti che camminano. Morti, che mi fucilano. Decido quindi, di non morire. In questa scalinata. Fucilazioni sommarie. Spalancate i cannoni. Armate le baionette. Gridano vermi. Uccideteli. Resta alla catena, la battaglia. Non si arresta, la catena. Hanno insegnato, a resistere. Fino alla fine. Non è ancora finita. Vermi. Ti ho detto che resisto. Ti ho detto. Ho deciso. Di non morire. Per resistere ancora. Gridano gli ammutinati. La fine è la vostra. Vermi. Guardo la scalinata. Fumo di spari. Fim. Uilm. I cosacchi. Sono arrivati. Al termine. Ora è finita. La minestra, è in latrina. Del potere. Cloache, ricolme di vermi. Il pozzo nero. Del potere. Lo specchio, di vermi.

Redazione
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3 commenti

  • Arbeit macht fiat:questa sarà la scritta fuori dei nuovi lager

  • Caro Giuliano,
    sempre meglio. Anzi meriti un più meglio.
    Un abbraccio
    Clau

  • Come editore (detto anche l’editor cialtrone), sono fiero di aver avuto una preveggenza e dato alle stampe quel capolavoro di Giuliano “ANARKORESSIA”, con una straordinaria presentazione di Roberto Roversi, che tanto ha spinto perchè fosse pubblicato.
    Poi, ANARKORESSIA ha preso canali “ufficiali” e con notevole successo editoriale.
    Giuliano si merita questo e molto altro.
    Potete trovare e scaricare liberamente quanto stampato, dal sito:
    http://bibliotecaborghi.org/wp/index.php/edizioni-bruno-alpini/

    (Le Edizioni Bruno Alpini – Ediciones Bruno Alpini è una non-editore indipendente, caratterizzata dalla scelta radicale di porsi “fuori mercato”.
    I vari titoli pubblicati non vengono infatti distribuiti commercialmente nei negozi ma offerti in cambio di una sottoscrizione libera e responsabile che, tolte le sole spese di realizzazione, va a sostegno della stampa anarchica e dell’Archivio Storico della Federazione Anarchica Italiana http://www.asfai.info.
    Edizioni Bruno Alpini offre parole/suoni/immagini senza confini né obbligati a classificazioni: non viene preferito un genere specifico, in catalogo sono presenti progetti inediti e ristampe, materiali nuovi e ricostruzioni da materiali perduti e ritrovati. l’idea di fondo è mantenere uno spazio aperto, consapevolmente marginale, per parole/suoni/immagini non rassegnati: uno spazio utilizzato per diffondere controcultura ispirata da sentimenti pacifisti, anarchici e libertari.

    SEMPRE E COMUNQUE LOTTEREMO PER L’UTOPIA.
    NESSUNA RIVOLUZIONE MA SEMPRE E SOLO PARTECIPAZIONE.

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