Giuseppe Gioacchino Belli: «Er giorno der giudizzio»

114esimo appuntamento con “la cicala del sabato” (*)

sonetto XXCCLXXIII

Er giorno der giudizzio

Cuattro angioloni co le tromme in bocca 

se metteranno uno pe ccantone

a ssonà: poi co ttanto de voscione

cominceranno a ddì: fora a chi ttocca. 

Allora vierà ssù una filastrocca

de schertri da la terra a ppecorone, 

pe rripijjà ffigura de perzone, 

come purcini attorno de la bbiocca. 

E sta bbiocca sarà ddio bbenedetto, 

che ne farà du’ parte, bbianca, e nnera: 

una pe annà in cantina, una sur tetto. 

All’urtimo uscirà ’na sonajjera

d’Angioli, e, ccome si ss’annassi a lletto, 

smorzeranno li lumi, e bbona sera.

[dai «Sonetti»]

(*) Qui, il sabato, regna “cicala”: libraia militante e molto altro, codesta cicala da oltre 15 anni invia ad amiche/amici per 3 o 4 giorni alla settimana i versi che le piacciono; immaginate che gioia far tardi la sera oppure risvegliarsi al mattino trovando una poesia. Abbiamo raggiunto uno storico accordo: lei sceglie ogni settimana fra le ultime poesie inviate quella da regalare alla “bottega” e io posto. Ma … ATTENZIONE: di solito questa “postilla” finisce con «Perciò ci rivediamo qui fra 7 giorni». Invece la cicala è andata in vacanza – è giusto, vi pare? – per un po’. Come assicurare qui la persistenza del frinire? L’idea è centellinare i suoi ultimi invii giornalieri “sabatandoli”. Finchè cicala non torni. [db]

 

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