Gli arresti della TAV – di Mark Adin

Dichiarazione di Gianfranco Morgando ed Andrea Giorgis (PD Piemonte) in merito all’operazione delle forze dell’ordine.

Desideriamo congratularci con la Procura di Torino e con le forze dell’ordine per l’operazione che ha portato all’arresto di alcuni dei responsabili delle gravi violenze commesse quest’estate in Valle di Susa. Come da noi sempre sostenuto, i nomi delle persone fermate dimostrano come non siamo in presenza di pacifici valligiani contrari alla Tav, ma di professionisti dell’antagonismo e della guerriglia urbana. E neppure stupisce la presenza di personaggi dal passato terroristico e brigatista. Oramai solo qualche irresponsabile invasato può negare il fatto che il movimento di opposizione alla Torino-Lione è diventato ostaggio di un gruppo ristretto di persone violente e fanatiche che la Valle e quei comitati No Tav che si definiscono pacifici non hanno mai saputo o volutoisolare.
I fatti contestati sono di estrema gravità e nessun tipo di giustificazione può essere ammessa da parte di chi crede nella legalità e nelle istituzioni. Dai commenti all’operazione di oggi risulterà evidente se questi principi sono da tutti condivisi, oppure se qualcuno ha deciso di porsi fuori dalla legge e dallo Stato avallando con parole e comportamenti azioni sovversive e violente.

Direi che, gratta gratta, il vizietto di certi democratici permane: quasi un déja-vu.

A breve giro di posta è arrivata una replica, tanto rara nella sua pacatezza: “Siamo tutti Black Block”, è stato dichiarato senza tentennamenti dai leader del Movimento No Tav. Punto.

La dichiarazione di Morgando e Giorgis, esponenti del PD piemontesi, è molto chiara. Dove si sostiene, senza se e senza ma, che sono stati arrestati alcuni dei responsabili delle gravi violenze commesse quest’estate in Val di Susa, con la sicumera di chi ha già reso inutile anche il processo: ai summenzionati risultano già tutti colpevoli. Forse la firma di un Magistrato come Caselli è, per loro, una garanzia. Minchia, signor tenente.

Il processo è però ancora tutto da celebrare e nulla si sa della effettiva colpevolezza degli arrestati Qualche perplessità è giustificata dal fatto che l’operazione di polizia, strombazzata da tutti i giornali, si è svolta parecchi mesi dopo i fatti, ed è stata coincidente con il verificarsi, in tutta Italia, di disordini di piazza (taxisti, camionisti, etc.) spontanei o per lo meno non riconducibili a forze politiche organizzate, perciò difficili da controllare. Il significato di ammonimento a coloro che vogliono utilizzare l’azione diretta è, quantomeno, sospetto.

L’operazione mass-mediatica ci vuole portare a ritenere, mettendo in carcere persone diverse in diverse parti d’Italia, che queste sono professionisti dell’antagonismo e della guerriglia urbana (soprattutto perché non risiedono nelle valli?), come se non fosse normale che, allo scopo di manifestare aderendo a una causa, ci si porti nei luoghi in cui si svolgono presidi o cortei. Quanti infiltrati professionisti ci saranno nelle Marcia per la Pace di Assisi? Quanti “professionisti”?

Si afferma inoltre che ormai la linea che separa i buoni dai cattivi è tracciata, e che  se qualcuno ha deciso di porsi fuori dalla legge e dallo Stato avallando con parole e comportamenti azioni sovversive e violente, si trova di fatto dalla parte dei cosiddetti violenti e fanatici che hanno tentato di resistere con l’azione diretta allo scempio di una valle.

Naturalmente i buoni sono loro, Fassino e Caselli in testa (i probi firmatari della dichiarazione di cui sopra li conoscono solo gli addetti ai lavori, e forse è per questo che si mettono in mostra) e i cattivi gli altri. L’invito è a schierarsi, ovviamente, con i buoni.

Ma atteniamoci ai fatti.

Il movimento NoTav è molto radicato e partecipato, lo abbiamo visto coi nostri occhi, è stato testimoniato anche su questo blog, è fatto di popolazione delle zone interessate dal passaggio della linea ferroviaria, dai Sindaci con fascia tricolore, dalle mamme con i bambini in carrozzina, dalle signore in età, dai papà insieme ai nonni, sino agli studenti e a quelle forze politiche non parlamentari presenti in questi compositi, molto compositi Movimenti, e da tutti coloro che condividono la loro battaglia civile. Sta di fatto che, quando una posizione è scomoda e non è sostenuta da alcuna delle forze presenti in parlamento, allora diventa problema, diviene per l’establishment una mina vagante.

Chi ha partecipato ai cortei o ai picchetti contro la guerra e gli F35, ha potuto vedere con i suoi occhi pericolosi anarco-insurrezionalisti muniti di micidiali cartelli atti ad offendere insieme ad ancor più pericolosi frati francescani che calzavano sandali da combattimento, tanto per citare due estremi di una partecipazione piuttosto eterogenea dei partecipanti.

Che ci siano, o possano esserci state in passato come possano essere presenti  in futuro, in queste come in altre manifestazioni anche meno radicali, i soliti, gli eterni incazzati che, convinti di essere in curva allo stadio, si portano bastoni, fionde, fumogeni, caschi, petardi, in cerca dello scontro per lo scontro purchessia, a cui piace fare sempre Piedigrotta, non mi pare una grossa novità. Dove c’è gente, c’è sempre qualcuno che si infila solo per fare casino e combattere la sua guerra personale in un fastidioso delirio gladiatorio.

Questa categoria di persone, peraltro molto ben conosciuta anche dalla polizia, non ha però niente a che fare con coloro che, nel pieno del loro diritto costituzionale di manifestare pubblicamente un dissenso, vengono attaccate con brutalità, picchiate duramente, trattate con gas proibiti dalle convenzioni di Ginevra. E se qualcuno di questi manifestanti, durante la negazione di un suo sacrosanto diritto, dopo che gli hanno rotto la testa reagisce tirando un sasso, non credo si possa mettere sullo stesso piano di quegli altri. Trattasi di cortei, non di processioni.

Sono sicuro che anche nel Partito Democratico qualcuno ricorderà fatti di piazza nei quali il movimento ha agito con la forza per difendersi e salvaguardare propri diritti e incolumità. Piero Fassino, mentre a Genova i portuali respingevano la Celere, era ancora a scuola dai Gesuiti, e quindi non gli si può chiedere di ricordare, ma sono certo, certissimo, che gli verranno in mente i tanti, successivi, altri episodi similari, accaduti anche nella sua città.

Certo, è un fatto che sia stato arrestato, nella retata di cui sopra, anche un ex brigatista della prima ora, Maurizio Ferrari: un cristo che, non essendosi macchiato di fatti di sangue, aveva avuto, come appartenente alle BR, una condanna a dodici anni. Ma, tra un oltraggio a pubblico ufficiale e un altro, tutti collezionati durante il periodo di detenzione, è riuscito a farsi trent’anni di carcere consecutivi e senza sconti. Ora potrebbe essere un pacifico nonnetto, con le sue sessantasette primavere, ma lui è un irriducibile, nel senso che, giusto o sbagliato, ci crede e partecipa, ostinato.

E’ vero, Piero su una cosa ha ragione: ci vuole attenzione con chi si prende a bordo, bisogna scegliere bene i propri compagni di strada. E gli esaltati che sono lì soltanto per provocare, come fossero in curva sud, con le mani che perennemente prudono, meglio lasciarli a casa, vanno tenuti a distanza e convinti a non nuocere.  A volte, però, può capitare lo stesso di trovarsi con le persone sbagliate, con quelle che i vecchi genitori chiamavano: le cattive compagnie.

Anche Fassino ne sa qualcosa, anche il PD, che ha incassato i voti di Giusy La Ganga, nomen omen, messo in lista a Torino. Se qualcuno non sa chi sia Giusy La Ganga, vada su Wikipedia e vagli il suo “cursus honorum”. Tutto lì da vedere. Certo “suffragia non olent” (Troppo latino? Traduco subito: “I voti non puzzano”), ma lui, Piero Fassino, l’ha fatto di sicuro il latinorum, a scuola dai Gesuiti. A lui la traduzione non serve. Saprà, dunque, apprezzare anche il motto “Asinus asinum fricat” o, per essere più espliciti e sicuramente compresi, un italianissimo e inequivocabile: “dimmi con chi vai e ti dirò chi sei”.

Valga, ovviamente, per tutti.

 

Mark Adin

Redazione
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Un commento

  • Siamo tutti White Blok… almeno per il colore dei nostri capelli…ehehe Grazie come sempre Mark.Tocca assolutamente incontrarci,il prof Dibbi è rimasto pressochè sconvolto a sapere che il 15 ottobre ero con i cinquemila,forse piu, cattivissimi che hanno osato contrapporsi ai soldatini di piombo…avro’ piacere di spiegarvi il perchè a 59 anni chi ca…o me lo fa fare…

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