Gli insegnamenti del Gran Rifiuto di papa Ratzinger
di Mauro Antonio Miglieruolo
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Sono uno dei tanti rimasto spiazzato dalla decisione dell’attuale papa di compiere il passo del “gran rifiuto” atto decisamente imprevedibile (vedi padre Dante il quale, a proposito di Celestino V, proprio per aver rinunciato al “sacro soglio”, lo colloca d’autorità nell’Inferno). Non imprevedibile però per i frequentatori delle segrete stanze,
che probabilmente già sapevano. Per uno come me invece, indifferente oltre che estraneo a quegli ambienti, è arrivato come fulmine a ciel sereno. Addirittura come una trovata satirica, alla quale ho stentato a credere (non sono il solo).
Il trascorrere dei giorni, superata la sorpresa, la singolarità in sé dell’evento mi è sembrata meno interessante delle sue implicazioni, che possono costituire per noi un buon insegnamento; o meglio, una buona leva per superare i ritardi ideologici e filosofici che affliggono gran parte dei contemporanei; e inquinano la determinazione anche di coloro che sognano e lavorano, ognuno nel suo, per promuovere un “mondo migliore”.
L’improvviso delle dimissioni di Ratzinger illustrano magnificamente due aspetti delle realtà, aspetti di cui si parla, ma di cui non sempre le persone tengono conto. Il primo è dato dall’irrompere nella storia di eventi che ne spezzano la continuità, rendendola imprevedibile, accelerandone nel contempo lo sviluppo; il secondo è dato dalla sedimentazione nella storia di continui cambiamenti, a volte tanto lenti da passare inavvertiti, ma che improvvisamente vengono alla luce con effetti simili a quella di una eruzione o un terremoto (metafora più propria). L’essere della storia è determinato dalla fusione di ambedue, l’improvvisa “catastrofe” e il cambiamento lento che produce l’effetto “catastrofe”.
Presento due esempi a mio parere significativi: 1) le gigantesche trasformazioni mondiali degli anni sessanta che in Italia prendono corpo nel biennio prelivoluzionario 69-70, biennio che rappresenta una sorta di punto di non ritorno nel costume e che è stato a un passo dal mettere in crisi l’intero sistema (Francia); 2) l’imprevedibile irruzione nel panorama politico del movimento 5 stelle che pone le forze politiche tradizionali di fronte al loro nullismo e propone un nuovo modo di intendere la politica: comunque lo si consideri, dopo queste elezioni molte cose non potranno più essere come prima. Il primo fenomeno è stato preparato da tutta le storia nel Novecento (suo sbocco necessario) e ne è in qualche il suggello (qualcuno aggiungerà anche il de profundis); il secondo descrive l’irrompere imprevisto di una personalità che sfrutta “la fortuna” (nel senso del Machiavelli) e imprime agli avvenimenti una svolta decisiva (una svolta decisiva che le forze di sinistra non sembra siano in grado di sfruttare: neppure sospettano di avere questa possibilità).
Vale per la storia, ma vale anche per la fisica. Esempio: l’introduzione di piccole quantità di calore in una determinata quantità di acqua non ne trasforma lo stato. Liquido era e liquido rimane. Ma se continuiamo a aggiunge calore, o lo immettiamo subito in più larga quantità (catastrofe) l’acqua nel breve volgere di pochi secondi cambierà stato e caratteristiche fisiche: dallo stato liquido passerà a quello gassoso. Sottraendo calore si verificherà il fenomeno opposto. Ancora a un grado di temperatura sarà allo stato liquido. Sottraendone ancora passerà a quello solido. Quel che prima non si poteva fare, si potrà: esempio camminare sulle acque; quel che prima si poteva fare, non sarà più: far scorrere l’acqua nei tubi per farla arrivare nelle case. Il fenomeno anche qui è rapidissimo: avviene quello che si può definire una catastrofe.
La fisica quantistica inoltre ci ha insegnato a diffidare di ogni determinismo, tra questi il determinismo storico dei conservatori che tendono a ripetere agli altri, per ripeterlo consolatoriamente a se stessi, che le cose sono sempre andate in un modo e in quel modo continueranno a andare. Questo nonostante la storia presenti continui esempi di discontinuità e di irruzione di eventi non prevedibili e inusitati.
Con il sorgere del Capitalismo poi i cambiamenti, che nelle società precedenti per acquisire consistenza necessitavano di secoli, iniziano a emergere con sempre maggiore frequenza. Non solo nel capitalismo della fase di transizione, la fase delle gigantesche lotte con il feudalesimo per l’egemonia sulla società, ma anche nella fase attuale, caratterizzata dalle tendenze controrivoluzionarie (la controrivoluzione è anch’essa una rivoluzione: rivoluzione a rovescio) sul piano delle strutture sociali e rivoluzionarie su quella delle tecnologia (la rivoluzione tecnologica quale leva per la controrivoluzione politica). Se infatti il socialismo sorgerà, sarà anche in ragione degli squilibri provocati dalle continue trasformazioni che il capitale impone al suo stesso dominio. Trasformazioni tese a rinsaldarlo, certo; trasformazioni necessarie a compensare la caduta secolare del saggio di profitto, ma che aprono spazi imprevedibili all’iniziativa delle masse che da un momento all’altro si possono trovare nelle mani la chiave per aprire la porta del loro destino.
Con buona pace dei realisti a oltranza, quelli del “le cose sono sempre andate così” le dimissioni del papa, venute in un congiuntura politica straordinaria, nella quale, in Italia, tutti i poteri si rinnoveranno nel giro di pochi mesi, dimostra che le cose non sempre continuano a andare come sono sempre andate, ma possono cambiare e cambiano anche in assenza di specifici interventi volontaristici per determinarne il risultato.
Le dimissioni di Ratzinger non sono solo un “problema” per la Chiesa ma, polarizzando l’attenzione dei media, intervengono a influenzare direttamente il processo elettorale. Intervenendo anche sulla politica generale, caratterizzata da una situazione di irrequietezza politica che non si sa dove ci potrà portare. Del vecchio papa si conoscevano gli orientamenti, il nuovo cosa apporterà e come contribuirà a cambiarla (nel mentre cambia casa propria)? Teniamo presente il solo peso della “sudditanza psicologica” dei politici attuali per rendersi conto del peso determinante che potrebbe avere. Ai miei occhi è del tutto evidente che non solo il presente, ma anche la politica del futuro verrà cambiata da questo atto, quasi senza precedenti.
Non dimentichiamo che dopo vent’anni di egemonia del “partito unico” diviso formalmente nelle due frazioni PD e PDL, per la prima volta in parlamento stanno per accedere forze non compromesse con la “partitocrazia” e che sembra siano davvero intenzionate a non compromettersi con gli inciuci, i sibemolle, le menzogne, i sacrifici a senso unico che hanno caratterizzato il vecchio, no: l’antico, che è avanzato in questi anni.
D’improvviso il tran-tran della politica è sconvolto dall’imprevedibilità combinata alla discontinuità del vero nuovo che inizia a affacciarsi alla ribalta politica. Un nuovo pieno di contraddizioni quanto si vuole, discutibile altrettanto, ma che è prevedibili non si limiti a cambiare le carte in tavola, ma il gioco medesimo. Aprendo nel contempo prospettive inedite a chi auspica un avvenire diverso per i lavoratori e per il paese.
Speriamo che qualcuno dei nostri voglia e sappia cimentarsi nel portare avanti questa opera di cambiamento. Cambiare oggi non solo è possibile, ma mai come in questo momento è possibile. Mai come in questo momento dobbiamo prendere coraggio, nonostante le sconfitte subite nel passato e forse anche nel prossimo futuro, sapendo però che l’imprevedibile può unirsi ai nostri sforzi per allentare la morsa che soffoca la povera gente; e che quello che non è stato possibile ieri o l’altro ieri sarà possibile domani. Se non oggi..
Le dimissioni del papa lo dimostrano.