Gradisca: nel Cpr si continua a morire

Le riflessioni – umane e “costituzionali” – di Gigi Bettoli (*)

NOTA INTRODUTTIVA DELLA “BOTTEGA”

Un altro migrante si è ucciso al Cpr (Centro per i Rimpatri): mercoledì ma si avuta conferma solo ieri. Non si sa il suo nome: pare fosse a Gradisca da poche ore; pare si sia impiccato; pare non avesse commesso reati ma fosse solo un “clandestino” cioè non in regola con i documenti; e pare fosse pachistano. Ci sono troppi “pare” in questa tragica storia ma a Gradisca succede sempre così. Sono 4 i migranti (e/o richiedenti asilo) morti negli ultimi tre anni. La sindaca di Gradisca, Linda Tomasinsig, contesta una struttura che porta «alla disperazione» e aggiunge «lì non è tutelato nessuno». Ma le altre istituzioni tacciono.

DIFENDERE LA COSTITUZIONE – quando i “negri” eravamo noi («ma noi se andava a lavorar»)

Parrà incongruo il titolo, rispetto agli articoli della Costituzione che riproduco sotto, e che l’altro giorno accompagnavano un documento di denuncia e proposta di soluzione urgente del drammatico problema dei suicidi in carcere (https://ristretti.org/comunicato-sulla-drammatica-situazione-nelle-carceri-4):

Articolo 27 Costituzione

La responsabilità penale è personale.

L’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva.

Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato [cfr. art. 13 c. 4].

Non è ammessa la pena di morte.

Articolo 13

La libertà personale è inviolabile.

Non è ammessa forma alcuna di detenzione, di ispezione o perquisizione personale, né qualsiasi altra restrizione della libertà personale, se non per atto motivato dell’autorità giudiziaria [cfr. art. 111 c. 1, 2] e nei soli casi e modi previsti dalla legge [cfr. art. 25 c. 3].

In casi eccezionali di necessità ed urgenza, indicati tassativamente dalla legge l’autorità di pubblica sicurezza può adottare provvedimenti provvisori, che devono essere comunicati entro quarantotto ore all’autorità giudiziaria e, se questa non li convalida nelle successive quarantotto ore, si intendono revocati e restano privi di ogni effetto.

E` punita ogni violenza fisica e morale sulle persone comunque sottoposte a restrizioni di libertà [cfr. art. 27 c. 3];.

La legge stabilisce i limiti massimi della carcerazione preventiva.

Eppure tocca ripeterci, a fronte del quarto morto suicida nel campo di concentramento per migranti di Gradisca d’Isonzo,

dovendo ricordare il testo di un altro articolo della Costituzione Repubblicana:

Articolo 10

L’ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute.

La condizione giuridica dello straniero è regolata dalla legge in conformità delle norme e dei trattati internazionali.

Lo straniero, al quale sia impedito nel suo Paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge.

Non è ammessa l’estradizione dello straniero per reati politici [cfr. articolo 26].

Sento già fischiare le obiezioni di beoti ed ingenuiben distribuiti tra la popolazione indigena, ed anche purtroppo tra chi è stato migrante – del tipo: a) “i podeva star a casa sua”; b) “noi se migrava in regola, e par lavorar” … e via discorrendo, fino all’orrore odierno delle proposte di “blocco navale” della fascistella de noantri (https://www.youtube.com/watch?v=2sJ_4UNhocU – ascoltare per credere).

Stupidate.

Smentite dalla storia e dalla realtà dei 27 milioni di italiani oggi sparsi per il mondo (e delle e dei loro ave/i), fatta certamente di lavoro e di successi, ma anche di sacrifici, lavoro spesso praticamente schiavistico, morti in mare, discriminazioni, linciaggi, deportazioni, alloggi in baracche e vecchi campi di concentramento e via discorrendo. Negli anni in cui iniziavano ad arrivavano gli albanesi in Italia, in Svizzera c’erano ancora migliaia di bambini clandestini italiani in Svizzera (https://www.raiplay.it/programmi/nonfarrumore).

Ma nessuna/o può far finta di vivere nel mondo delle fate, gridando al “pericolo nero” oggi, dopo aver fornicato con il razzismo per decenni.

Ha buon gioco una nuova recluta nelle file di FdI, Mario Nordio, nel ricordare che il “blocco navale” meloniano è improponibile … basta applicare le leggi dei piddini Napolitano e Turco, che hanno istituito i campi di concentramento per stranieri (cpt, poi cie, ora cpr, … per il prossimo governo, proponiamo di chiamarli più semplicemente lager)!

E poi basta mettersi d’accordo con gli stati “rivieraschi”: come la dittatura del generale egiziano Al Sisi, quello dei “casi” Giulio Regeni e Patrick Zaki, che sono solo una goccia nell’oceano di sparizioni, incarcerazioni ed assassinii “legali” che avvengono in quel paese); come i vari feudi schiavistici libici, mantenuti con il denaro del nostro governo; come il nuovo dittatore tunisino; e comunque (dice sempre Nordio), il modello al proposito è quello che ha fatto esemplarmente da ministro il piddino Minniti.

I campi di concentramento vanno tutti chiusi, in quanto incostituzionali. Profughi, fuggiaschi ed emigranti di ogni parte del mondo hanno diritto di accoglienza; il mondo e l’Italia hanno tutto lo spazio e le risorse per accoglierli. Solo l’organizzare ordinatamente i viaggi per nave ed aereo per i migranti potrebbero rilanciare la marineria commerciale e l’aviazione civile nazionale.

(*) Gian Luigi Bettoli è candidato indipendente di Unione Popolare alla Camera nel collegio di Pordenone ed Alto Friuli. Di sé orgogliosamente scrive: «due volte processato (e assolto) – in buona compagnia – per l’opposizione al campo di concentramento di Gradisca d’Isonzo (in mia difesa ha testimoniato il compianto don Pierluigi Di Piazza)».

 

danieleB
Un piede nel mondo cosiddetto reale (dove ha fatto il giornalista, vive a Imola con Tiziana, ha un figlio di nome Jan) e un altro piede in quella che di solito si chiama fantascienza (ne ha scritto con Riccardo Mancini e Raffaele Mantegazza). Con il terzo e il quarto piede salta dal reale al fantastico: laboratori, giochi, letture sceniche. Potete trovarlo su pkdick@fastmail.it oppure a casa, allo 0542 29945; non usa il cellulare perché il suo guru, il suo psicologo, il suo estetista (e l’ornitorinco che sonnecchia in lui) hanno deciso che poteva nuocergli. Ha un simpatico omonimo che vive a Bologna. Spesso i due vengono confusi, è divertente per entrambi. Per entrambi funziona l’anagramma “ride bene a librai” (ma anche “erba, nidi e alberi” non è malaccio).

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