Gran Bretagna: multiculturalismo, violenza maschile e parole

«Perché proibire il termine “onore” è incauto» di Pragna Patel delle Southall Black Sisters (*)

Capiamo le buone intenzioni dietro il tentativo fatto dal membro del Parlamento Nusrat Ghani nel suo disegno di legge per vietare il termine “onore” dai documenti ufficiali nel rispetto dei delitti d’onore o della violenza basata sull’onore. Ma la mossa è incauta. I concetti gemelli di “onore” e “vergogna” rimangono caratteristiche centrali e organizzative nella vita familiare in molte società nel mondo. Sostengono parte dei potenti canoni patriarcali attraverso i quali è tenuta la sessualità femminile. Questo è il perché la violenza perpetrata su donne e ragazze in nome dell’onore è sempre più riconosciuta nelle leggi internazionali per i diritti umani e nelle norme come una forma specifica di violenza relativa al genere. Sono riconosciuti nella stessa maniera come altre forme culturali specifiche di crimini di genere i matrimoni forzati e la mutilazione genitale femminile. Le leggi per i diritti umani necessitano stati per comprendere le dinamiche specifiche e i rischi associati a questi crimini così da attuare politiche robuste per la loro prosecuzione e prevenzione e fornire supporto sufficiente e accesso alla giustizia per le vittime. Cercare di riparare la terminologia non rettificherà i tanti fallimenti dello Stato britannico nell’affrontare adeguatamente i crimini d’onore. Essenziale è la creazione di adeguati servizi legali e specialistici e una maggiore responsabilità della polizia, del pubblico ministero e di altre istituzioni statali. Attualmente queste istituzioni attuano una cultura dell’incredulità e indifferenza alla violenza di genere. Banaz Mahmood, per esempio, non sarebbe stata salvata dal cambio della terminologia ma avrebbe potuto essere salvata se la polizia avesse imparato la lezione dai suoi fallimenti sistematici in altri omicidi domestici. Invece noi siamo testimoni della decimazione dello Stato assistenziale, della crescente promozione della violenza basata sulla religione contro le donne e della proliferazione di politiche che sembrano placare i leader religiosi conservatori e patriarcali. Questi leader supporterebbero senza dubbio il divieto sull’uso del termine “onore”. Negano la loro complicità sui crimini d’onore vedendoli come un sintomatico “malfunzionamento culturale” piuttosto che come un prodotto di valori religiosi regressivi che sono inseparabili dalla cultura. Questi sviluppi hanno avuto un impatto sproporzionato sulle donne in minoranza e quelle di colore che sono le vittime più comuni dei crimini d’onore. Queste sono le vere questioni su cui dovremmo fare rumore perché paradossalmente, nonostante il progresso fatto attraverso le lotte femministe, ci sono sempre meno opzioni per l’uscita e la protezione. Forse il governo potrebbe partire ratificando la Convenzione di Instanbul e rivolgersi ai seri fallimenti della polizia e alla questione dell’extra-territorialità sollevata nel caso specifico di Seeta Kaur. Potrebbe far ripensare le sue relazioni con le leadership religiose e rivedere l’impatto delle misure di austerità e le politiche statali che risultano essere l’ostacolo maggiore per raggiungere un’uguaglianza di genere per tutte le donne.

(*) Pragna Patel è direttrice delle Southall Black Sisters; cfr http://www.southallblacksisters.org.uk/news/why-banning-the-term-honour-is-misguided; ringrazio per la traduzione le donne di «Trama di terre» di Imola. Qui in “bottega” si è parlato più volte delle Southall Black Sisters; in particolare vedi: Southall Black Sisters contro lo spazio dato alla Sharia in Gran Bretagna, Gran Bretagna, leggi e Corti islamiche e UK: ancora sulle corti di giustizia islamiche.

Redazione
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Un commento

  • Trama di Terre

    C’è solo un piccolo errore in questa traduzione:
    “Le leggi per i diritti umani necessitano stati per comprendere le dinamiche specifiche…”
    in realtà è:
    “Le leggi per i diritti umani necessitano che gli stati comprendano le dinamiche specifiche…”
    Altrimenti non si capisce…
    Baci
    S.

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