Gravi violazioni dell’etica medica…

nella «guerra al terrore»

È uscito un importante rapporto scientifico che denuncia gravissime violazioni dei diritti umani compiute dal personale sanitario, dopo l’11 settembre 2001, nel corso della «guerra al terrore»

ripreso dal «Foglio di Collegamento» 210 del Comitato Paul Rougeau (*)   

Si intitola «Etica abbandonata: Professione medica e abusi sui detenuti nella Guerra al Terrore» un impegnativo rapporto di 267 pagine redatto in oltre due anni di lavoro da un gruppo formato da 19 specialisti dell’Istituto di Medicina della Columbia University e pubblicato il 4 novembre (1).

Il rapporto, che si basa soltanto su informazioni di pubblico dominio, accusa i militari americani e la Cia di aver forzato il personale sanitario, in particolare i medici, gli psicologi e gli infermieri, a violare pesantemente la loro etica professionale, partecipando agli abusi sui detenuti praticati dagli americani dopo l’11 settembre 2001 in Afghanistan, in Iraq, nella Base di Guantanamo Bay a Cuba e in luoghi segreti. Il rapporto ricorda tra l’altro che a settembre del 2002 Cofer Black, capo del Centro Antiterrorismo della Cia, testimoniò davanti al Congresso sul cambio di atteggiamento riguardo ai ‘detenuti’ nella «guerra al terrore» (cui non veniva riconosciuto lo status di ‘prigionieri’ e il godimento delle Convenzioni di Ginevra) chiarendo che «dopo l’11 settembre ci siamo tolti i guanti».

Nel rapporto si evidenziano i principali modi secondo cui i sanitari partecipavano (e in parte ancora partecipano) agli abusi: collaborazione negli interrogatori eseguiti con tecniche che equivalgono a tortura, monitoraggio dei parametri vitali dei detenuti abusati, utilizzo per gli scopi degli interrogatori delle informazioni mediche riguardanti i detenuti, alimentazione forzata dei detenuti in sciopero della fame. Nel Rapporto si evidenzia che le prestazioni per l’alimentazione forzata dei detenuti in sciopero della fame continuano ancor oggi.

Il rapporto, che raccomanda ulteriori investigazioni ed esorta al rispetto degli standard internazionali valevoli per le professioni mediche, sottolinea che i peggiori abusi sono avvenuti fino al 2006 e riconosce che in seguito, mano a mano, alcune delle più controverse pratiche, ma non tutte, sono cessate.

Il rapporto stigmatizza particolarmente il comportamento degli psicologi e la loro associazione professionale (Apa).

Nel 2008, quasi sette anni dopo l’11 settembre 2001, nei ricorsi di un detenuto di Guantanamo, si legge che era proprio uno psicologo a svolgere il ruolo centrale negli interrogatori. A quell’epoca gli standard dell’Apa affermavano ancora che era «compatibile con il codice etico che gli psicologi partecipassero con un ruolo consultivo agli interrogatori e ai processi di raccolta delle informazioni per fini connessi alla sicurezza nazionale» purché non si utilizzasse alcuna delle «tecniche di interrogazione» allora designate «coercitive», come l’uso di cappucci, il waterboarding (annegamento interrotto) e le violenze fisiche.

Quell’anno, in seguito a un referendum al suo interno, l’Apa decise di proibire agli psicologi di lavorare dove le persone sono detenute in violazione delle leggi internazionali o della Costituzione Usa (come Guantanamo e le prigioni segrete). Ma il Rapporto obietta che l’Associazione non ha mai proibito tout court agli psicologi si assistere agli interrogatori.

Le prime reazioni dei militari e della Cia al Rapporto sono state ‘vuote’ (per non dire ridicole).

«Le accuse contenute nel rapporto non sono nuove. Esse sono state oggetto di diverse investigazioni negli anni, e tali investigazioni – fatte da chi aveva accesso a più informazioni di quelle a disposizione degli autori del Rapporto – non hanno mai sostanziato tali accuse» ha dichiarato il colonnello J. Todd Breasseale, portavoce del Dipartimento della Difesa.

Lo stesso Breasseale ha precisato in un e-mail che «la Task Force di Guantanamo fornisce costantemente complete e umane cure mediche ai detenuti di Guantanamo. I componenti la Task Force sono esperti professionisti che lavorano in incredibili condizioni di stress». Secondo Todd Breasseale è policy del Pentagono proteggere la vita e la salute dei detenuti e non si può consentire che un detenuto commetta suicidio «sia per mezzo di un’arma, di un veleno, sia per mezzo di un digiuno personalmente scelto o imposto da altri».

Dal canto suo Dean Boyd, portavoce della Cia, ha affermato che il rapporto contiene «gravi inesattezze e conclusioni erronee».

(1) Per leggere i nomi e le qualifiche degli specialisti partecipanti, la denominazione del gruppo di lavoro ecc. si può consultare in Internet il Rapporto stesso cliccando su:

http://www.imapny.org/File%20Library/Documents/IMAP-EthicsTextFinal2.pdf

In passato anche il Comitato Internazionale della Croce Rossa aveva denunciato abusi compiuti dal personale sanitario nell’ambito della ‘guerra al terrore’.

(*) PRESENTAZIONE

Ecco il sommario del numero 210 del nostro «Foglio di Collegamento», scritto nel mese di novembre, in cui la tristezza per i defunti più disprezzati e dimenticati si congiunge alla speranza nell’abolizione della pena di morte. Forse più che negli altri numeri, vi trovate notizie INCREDIBILI ma vere riguardo l’orrendo residuo del passato che ancora oggi, in luogo di assicurare giustizia, come si vorrebbe far credere, assicura ingiustizia. Dobbiamo essere forti e andare avanti dal momento che la storia sembra aver consegnato in primo luogo all’Europa e all’Italia il compito di lavorare per l’abolizione universale della pena di morte.
Anche la nostra piccola associazione, quando e come può, cerca di dare il proprio contributo: in questo numero leggete che cosa abbiamo fatto nell’ambito di Cities For Life, la grande iniziativa abolizionista promossa il 30 novembre di ogni anno dalla Comunità di Sant’Egidio e quest’anno riuscita particolarmente bene.
Niente di nuovo riguardo alle vicende giudiziarie dei condannati a morte da noi adottati, ma, come di consueto, potrete leggere un bel messaggio dal nostro corrispondente dal braccio della morte della California, Fernando Eros Caro.
Cordiali saluti e auguri per le festività
Giuseppe Lodoli (per il Comitato Paul Rougeau)

Sommario:

Cities For Life, Dale Recinella e…

Cities For Life 2013: Diario di un’esperienza indimenticabile

Phillips vuole donare gli organi: sospesa la sua esecuzione

Renisha bussa alla porta di una casa dopo un incidente e viene uccisa

Fucilati a decine in Corea per aver guardato la TV «capitalista»

Condannati a una morte lenta per reati di lieve entità

Pakistan: nel Paese più complesso si prolunga la moratoria

Gravi violazioni dell’etica medica nella “guerra al terrore”

Mare monstrum, guerra ai migranti nel Mediterraneo(di Antonio Mazzeo; un testo che è già apparso su questo blog)

Pena di morte per i marò italiani, anzi no

Fernando Eros Caro ci scrive da San Quentin

Notiziario: Afghanistan, Florida, Texas

(Questo numero è aggiornato con le informazioni disponibili fino al 30 novembre 2013)

ISTRUZIONI PER ISCRIVERSI AL COMITATO PAUL ROUGEAU

 

Per aderire al Comitato Paul Rougeau scrivici una lettera (o invia un messaggio e-mail all’indirizzo prougeau@tiscali.it) con una breve auto-presentazione e con i tuoi dati: indirizzo, numero di telefono e, se posseduti, indirizzo e-mail e numero di fax. Appena puoi paga la quota associativa sul conto corrente postale del Comitato Paul Rougeau. Responsabile dei contatti con i soci è Grazia Guaschino (011 8991482).

Le quote associative annuali sono le seguenti: socio ordinario 30 euro, socio sostenitore 60, socio giovanile (fino a 18 anni o a 26 anni se studente) 18 euro.

L’edizione e-mail del «Foglio di Collegamento» è gratuita per soci e simpatizzanti, chiedetela a:prougeau@tiscali.it

Versa la tua quota associativa sul conto corrente postale 45648003 intestato al Comitato Paul Rougeau (viale Pubblico Passeggio 46, 29100 Piacenza) con IBAN: IT31Q0760112600000045648003 ), specificando la causale.

Il nostro indirizzo postale è: Comitato Paul Rougeau, casella postale 11035. 00141 Roma Montesacro.

Giuseppe Lodoli
Ex insegnante di fisica (senza educazione). Presidente del Comitato Paul Rougeau per il sostegno dei condannati a morte degli Stati Uniti.
Lavora in una scuola di Italiano per stranieri di Sabaudia (LT) (piu' che altro come bidello).

  • Giuseppe Lodoli

    Benissimo, GRAZIE! Grazie a Daniele e a voi tutti che mettete in grande evidenza tanti gravi problemi dimenticati! Giuseppe

Rispondi a Giuseppe Lodoli Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *