Guardando oltre – di Mark Adin

Caro Marco di Tuscania,

a te mi rivolgo perché sei come noi di quelli cresciuti nella rabbia, che a testa bassa si son lanciati come arieti e hanno trovato duro.

Scrivo a te perché anche tu fatichi a liberarti di quella capsula coriacea di dolore, che più ti è casa e più ti ci imprigiona. Parlo a te perché mi sembra riconoscere quei moti folli, quelle tempeste di pensieri che vorresti sgorgassero dal capo e invece, come in crolli di dighe, travolgono pietà e ragione senza attenuare il male.

Li conosciamo quei momenti duri, quando il sole, che c’è dentro noi, al calor bianco arde e pure non fa luce, perché il bagliore dei suoi raggi implode e ci consuma.

Io l’ho provato, Marco, il sopravvenire dell’aggressore in forze che ci abbatte, che vince e non ci doma. Piango sommesso chi non ce la fa e conto all’indietro, per non sentirmi solo, ed ogni grido che sento provenire dal buio della notte mi rende forza e unisco, come posso, il mio.

In quei lontani anni abbiamo perso, Marco, ma la sconfitta non si è mai volta in vergogna e disonore.

Ci lascia cicatrici, quello sì: siamo un po’ matti, abbaiamo alla luna, ci commuoviamo come vecchi e ci incazziamo impetuosi, come ragazzi, senza prudenza, porgendo il viso aperto, balliamo intorno al fuoco.

Eppure quell’agitarsi continuo delle nostre idee, quel dolore che ci afferra come morso di animale è diventato il carcere da cui dobbiamo uscire. Andiamo fuori! Non superare il muro ci costerà la morte, non quella che ci aspetta tutti, quella che più temiamo: la morte in vita. Se non oltrepassiamo il muro ci troveranno ormai senza più fiato, ancora presi alla catena, rinsecchiti e vuoti come spoglie di serpi tra le foglie.

Dobbiamo buttare la corazza, Marco, che si ritorni a vivere.

Warren Buffett, il terzo uomo più ricco del mondo, ha detto: “La lotta di classe? Esiste: l’abbiamo vinta noi”.

E noi l’abbiamo persa, fratello, e ci fa male come una tortura, e ci indurisce il pelo, ma siamo ancora in piedi. Nel perdere non c’è nulla di sbagliato, quando si è combattuto. Ci insegna a non sbagliare.

Quante volte mi son sentito solo, quante volte, bestemmiando dio, ho chiamato, quante volte non è arrivata la cavalleria, quante volte sono rimasto come Orlando a suonare l’olifante e a sentire il suono perdersi nel vento e il mio cervello pisciato dalle orecchie in quello sforzo immenso?

Massì, senza retorica: quante volte mi son sentito banalmente un pirla, uno che ci è rimasto, un sopravvissuto ad un passato immemore, un randagio abbandonato in strada?

Io sono qua.

E non c’è niente, in me, che non funziona.

Io come te son solo intriso d’ urla, di quel sangue versato, dei botti nelle strade che fanno fumo acre, dei calpestii, delle violenze inflitte, insomma di tutto ciò che prende parte al mondo. Stiamo vivendo, Marco, stiamo vivendo.

C’è tanta libertà che ancora si dispiega, come l’abbiamo intesa e la intendiamo, orgogliosa e antagonista, che ha come bandiera il “NO” detto al potere. Possiamo andare oltre, attraverso i nostri sguardi ancora troppo affollati di fatti e di persone che non ci sono più. Dobbiamo ricorrere a un buon metabolismo e detossificarci, sciogliere il nodo in gola.

Nelle aggregazioni spontanee, nei centri sociali, nei nuovi movimenti, sul web, nei sindacati autentici, nei blog come questo, dalle cui pagine traluce la semplice, quotidiana voglia di restare umani, come diceva Vittorio, c’è il germe di una rinnovata spinta che fatica, è intermittente, esita spesso, ma resiste. Ci dia la forza per lottare, ma anche per essere felici nella condivisione delle nostre vite, che la felicità ci serve.

Prima o poi, la consapevolezza aiuterà a toglierci di dosso tutta la crosta fatta di sedimenti rabbiosi e di rancore, a rinnovare la Liberazione, per non sentirci più, mai più, ostaggi del dolore.

Il mio più forte abbraccio, Marco, a te per tutti. Uscirne fuori non ci farà che bene: saremo ancora pronti a “levare, alta, la fronte”.

Mark Adin 

 ………………………..

Care amiche ed amici, oggi concludo il viaggio su questo amato blog.  Come in tutte le esperienze che iniziano e finiscono, prima o poi, bene passar la mano.

Dire che è stato bello pare poco. Ci siamo conosciuti, annusati, respirati, sino ad arrivare a un passo dal bacio in bocca oppure il pizzicotto.

Mi fermo qui dopo due anni e mezzo, ligio all’appuntamento del lunedì alle dodici con qualsiasi tempo. Ora ho bisogno di guardare ad altro: è nomadismo organico e io sono osservante.

Vi abbraccio con amicizia, fraternità ed affetto e ringrazio soprattutto Daniele, trafficato crocevia umano e  biblioteca itinerante, ma non solo: anima e amico.

Una per una e uno per uno, singolarmente, col tempo necessario per ciascuno, dico grazie a tutti quanti voi, perché mi mancherete.

Il treno parte, noto è il binario e sconosciuta la prossima fermata, mi affaccio al finestrino e spero di non essere dentro a una scena del film “Amici miei”. Se mai lo fossi, continuate a fare i generosi: menate con dolcezza, meglio gli schiaffi vostri dei baci, avvelenati, del potere.  

Stay human, restiamo umani, oggi soltanto Mark.

 Occhi1

 

 

 

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

19 commenti

  • Marco Pacifici

    Come sempre mi lasci senza parole. Ti aspetto di nuovo a Tuscania Mark:sara’ Gioia ri-vederci. Tuo Marco. (tranquillo che per fermarmi possono solo ammazzarmi:son grande grosso e cojone, ovvero ci credevo, ci credo e ci drederò sempre.)

  • caro Mark
    ti guardo negli occhi (proprio qui sopra) e ti dico: non dovevi
    due anni e mezzo sono troppo pochi
    però c’è il libero arbitrio (o così dicono) e comunque non posso oppormi

    tante e tanti occhieggiano questo blog (l’altro giorno eravamo sopra le 1000 visite e praticamente si va sempre sopra quota 800), 465 dicono pure “mi piace” e 153 sono iscritte/i
    MA
    due o tre persone che – come te – erano appuntamenti importanti in questo blog prendono un altro treno, insomma se ne vanno. Mi spiace e temo che, fatica a parte, sia anche un po’ colpa del blog (o mia).
    Boh
    Proverò a rifletterci su (qualcuna/o mi aiuta?)

    Intanto devo fare una roba tipo calcio o basket. Sapete quando un campione lascia? la sua maglia viene ritirata, il suo numero non si usa più. Così per le ore 12 del lunedì: se non c’è Mark Adin questo spazio resta vuoto.

    grazie Mark (e se ci ripensi questa è casa tua)
    Stay human, restiamo umani,
    anche io – grandicello e un po’ cojone, come dice Marco Pacifici – provo a restare vivo in un mondo sempre più pieno di zombi ma dove trovo anche, ogni giorno, persone meravigliose. Il vento, prima o poi cambierà. (db)

    • Daniele ha detto: Mi spiace e temo che, fatica a parte, sia anche un po’ colpa del blog (o mia).

      Sì, Daniele può essere colpa di questo blog e dei limiti di chi lo dirige. Anzi, senz’altro questi limiti hanno contato, come sempre contano quando si tratta di redigere veritieri bilanci.

      Ma se provassimo a pensare che di là da questi nostri limiti, dei tuoi e di tutti coloro che si prodigano in questo blog, fosse altra la sostanza di difficoltà e contrattempi – i singoli episodi – che possono aver generato gli allontanamenti?

      Non è la prima volta che mi pongo il quesito, senza però riuscire a approdare a una vera spiegazione alternativa. L’unica parziale che riesco a vedere, più che altro un abbozzo di spiegazione, è che lo strumento blog così com’è concepito, per le possibilità che offre alle persone, non risponde alle esigenze del momento. Oppure che il blog così com’è può pure funzionare (infatti cresce), ma che la situazione oggettiva ponga la necessità di altri strumenti, altre possibilità, altri centri di elaborazione senza i quali nonostante la crescita del blog, cresce anche la frustrazione. Frustrazione che poi finisce per riversarsi sul blog.

      Altra ipotesi, la getto lì sul tappeto, sapendo che servirà solo se ne verrà fatta l’autopsia: che, nonostante tutto, ci si senta soli? che si continui a restare ognuno nel suo? che si riversino qui contraddizioni che sono proprie al contesto generale?

      Noi poco contiamo, ma proprio per questo si rafforza il bisogno di riunire le forze per far sì che tutti insieme qualcosa si possa contare; o almeno contare per grandi gruppi (non mi ci vedo, a esempio, nonostante la dovuta solidarietà alla persona, a collaborare per dirla una, con Saviane); temo allora che, dato che ancora molto poco si muove di là dalla galassia Grillo, “gli sbilanciamenti” continueranno a aumentare, senza che possa essere fatto nulla di serio per porre riparo.

      Un ultima osservazione: non parlo solo di gruppi, movimenti o partiti. Parlo anche e più di movimenti culturali. A partire da una nuova spinta alla valorizzazione della cultura. Finché ci si limita al ghignetto di irrisione quando un ministro della repubblica si permette di affermare che “con la cultura non si mangia”, ben poco può essere guadagnato. Io ricordo un tempo in cui “professore” voleva dire qualcosa, molto più di miliardario. E ognuno, anche l’analfabeta, desiderava condividire, almeno un poco, quello che la parola rappresentava. Omaggio al professore, sì, ma anche omaggio a se stessi che, contro ogni aspettativa, si era in gardo di recitare orgogliosamente terzine e intere cantiche di padre Dante. O anche solo esibire fame di sapere; ed esibire capacità insospettate di accedere a quel sapere. Quella fame molti si prodigavano di placare, mettendosi a disposizione. Realizzavano se stesi mettendosi a disposizione. Poi c’erano i professorini, i saccenti, ma questo è tutto un altro discorso…

      • grazie Mau, sì hai gettato ipotesi interessanti e ricordato un bel passato recente (fame di conoscere tornerai?) allargando il discorso; che infatti varrà riprendere altrove, alla prima occasione.
        Acciacchi, solitudine, le diversità, fatica, qualche incomprensione… sono importanti ma la domanda centrale resta: questo povero blog serve? e un pochino sazia magari anche (penso alle “scor-date”) di quella “fame”? o è solo uno sfogo di poche/i per relativamente poche/i di più?
        Non perdo occasione – nonostante i suddetti acciacchi – per incontrare le persone in care e ossa, ma questo non basta. Per conquistare cioè costruire il futuro prima bisogna sognarlo insieme… poi però occorre mettere qualche mattone. (db)

    • A me il blog piace, e penso abbia un suo ruolo, una sua importanza. Scrivo da lettore non assiduo, né ho mai avuto la possibilità di contribuire al blog, perché le mie capacità sono inadeguate, e poi ho i miei limiti caratteriali ed emotivi.

      L’aspetto fondamentale, secondo me, è che il vostro blog rappresenta, e rappresenterà nelle sue evoluzioni future, un archivio di informazioni di grande valore, e, in quanto archivio, rimarrà accessibile in qualche modo fino a quando la Rete stessa rimarrà accessibile, ovvero fino a quando eventi o sviluppi disastrosi, speriamo evitabili, non provocheranno la totale scomparsa della rete internet. Mi aspetto dunque che il vostro blog, come strumento di informazione e come archivio, abbia di fronte una lunga vita operativa. Gli strumenti di comunicazione oggi facilitano la condivisione delle informazioni. Accade, ed è naturale, è umano, siamo umani, che alcuni collaboratori siano compagni di strada per un /tratto/ di strada, ma i loro contributi rimangono accessibili, “eterni”, ovvero tanto “eterni” quanto lo sarà internet.

      Vi voglio allora dire, a voi tutti, che a me il blog piace, che ho fiducia in voi, e aggiungo, grazie.

      Agostino

      • grazie Ago
        dissento però sulle tue “non capacità”. In primo luogo perchè è uno storico lavoro (purtroppo riuscito) di chi ci controlla convincere la maggior parte delle persone che è inadeguata: invece sarebbero adeguati loro? a cosa? secondo quali criteri? Dobbiamo liberarci di questa trappola… In secondo luogo perchè conoscendoti abbastanza bene so delle tue capacità in molti campi: il resto (cioè superare il casino, adeguare la scrittura a ciò che si vuole comunicare ecc) si impara; ma se in partenza mancano intelligenza e sensibilità è molto-molto-molto più difficile. In conclusione non ti porre limiti che non hai. Avrei potuto scrivere queste righe in privato ma quanto dico ad Agostino vale per molte/i – ne incontro di continuo – che cascano nel trappolone (db)

    • Grazie Daniele. Hai ragione, ed io mi sono espresso in modo ambiguo. Tutti gli esseri umani hanno un potenziale enorme. Tutti gli esseri umani sono anche limitati. Io per esempio sono convinto di non avere un talento naturale per la scrittura, scrivere qualunque cosa di cui io sia soddisfatto mi prende così tanto tempo ed energie, e i risultati sono un po’ troppo intricati, oppure se mi lascio andare a volte il risultato è un’invettiva quasi furibonda, e poi penso “Ago, potevi proprio contare un po’ più a lungo prima di scrivere quello che hai scritto”. Quindi cerco di concentrarmi nel fare o nel trovare una possibilità per fare ciò che penso potrei far bene, nel mio caso insegnare fisica e matematica, e servirebbe anche questo (nessuno può fare o essere tutto, cerco di concentrare le mie energie). Ci riuscirò? Chissà.

      Ti e vi ringrazio. Vorrei chiudere suggerendo a Marco, Marco, Marco e a tutte e a tutti, “Conferenze Brasiliane” di Franco Basaglia. È un libro che mi ha aiutato, e sono convinto che ci possa aiutare a restare umani.

  • Il vero eroe dell’Iliade è Ettore e non Achille, il vincente è sempre cordialmente antipatico. Chi ha combattuto lealmente ed ha perso, non è di sicuro un pirla e neppure un cojone. Onore e ammirazione a chi ha provato ad affermare le proprie idee e a combattere l’ingiustizia. Si può perdere la battaglia e forse la guerra, ma dopo avercela messa tutta, senza perdere la faccia. Noi perdenti siamo in buona compagnia, guardati intorno quanti siamo, e quanti invece i vincenti. Diceva una vecchia canzone che uno su mille cela fa. Non è vero, ce la fanno molti di meno. Perdenti siamo in tanti, pochi quelli con l’aureola, belli di fama e di sventura, la stragrande maggioranza solo dei vinti, e di questi mi onoro di farne parte. Grazie Mark, e spero di rileggerti presto.

  • Hanno vinto sì, ma non convinto. Salvo che per il breve periodo fine anni ottanta inizio anni novanta. Oggi, molto più di ieri, quando ancora esistevano nuclei organizzati di resistenza politica, il discredito che circonda la loro parte, pur vincente, è grande. Molto più grande di quanto quaranta anni fa si potesse sperare.
    Manca la parte positiva, l’adesione al progetto di rinnovamento radicale per cui ancora molti si battono. L’umanità si ostina a non volersi convincere che non esiste altra via d’uscita che quella che lo storia ha già proposto e che noi rilanciamo.
    La questione è aperta, nuove possibilità si offrono. Per ricominciare a ricostruire una coscienza politica di massa e organizzare i tanti che in questo sistema si sentono in prigione.
    Finché persone come Mark e Marco continueranno a andare a testa alta e qui o altrove (io preferirei qui, ma non importa) continueranno a parlare, aperta rimarrà. Nonostante i Warren Buffett di molte parti del mondo, inclusi quelli di casa nostra.
    Ciao Mark, come Daniele ti aspetto qui, quando ti pare.

  • Caro Mark , mi è piaciuto leggerti , leggere tra le tue parole il tuo sogno , il tuo ideale che è anche il mio , la tua storia velata a tratti di nostalgia un po’ antica , ma molto molto reale , mi spiace un po’ , ma so che quando è l’ora bisogna andare verso ciò che la nostra anima, il nostro essere ci indica
    Grazie Federica

  • pucci veronica

    è da un po’ che non passa giorno, senza che debba dar l’addio a qualcuno o a qualcosa

  • Mandi, Marco. Per fortuna noi ci vediamo dal vivo e non solo in virtuale.
    Anch’ io sono grosso e cojone, ma non posso far altro che crederci ancora!!

  • Marco Pacifici

    Beh…ho cambiato idea (non ideale!!!):Mark nun te ne puoi andare per due semplicissime Utopie: UNO: questo blog è con altri(forse ) tre il nostro blog di CONTROINFORMAZIONE. Due:Se te ne vai te vengo a cerca’ ed anche se sei 20 centimetri piu alto de me sara’ una bella lotta… cerco di “sdrammatizzare” che son rimasto senza parole ma con un ruscello infinito di lagrime legendoTI-VI. Tre: quando verrai a Tuscania te devi da porta’ er vino…daje che scherzo, ma il dolore di non poter piu condividere i tuoi scritti …”ancora il grande Mark Adin” non credo riusciro’ a sopportarlo. MAREMMA MAJALA….

  • C…zo, sono arrivato tardi!

  • sandro sardella

    LIKE A ROLLING STONES .. cantava Bob Dylan .. le pietre rotolanti non fanno la muffa .. spostarsi per conoscere altro & per cortesia bueno .. buon viaggio Mark ..

  • Marco Pacifici

    A Mark Adin da Marco di Tuscania… Ora dopo lo sbalordimento delle Tue parole sto iniziando a capire…cercare di capire…e forse sto guardandomi negli occhi e ricominciare a Vivere. Per ora mi accontento di alcuni punti che mi sono estorto dal cuore e che gia mi fanno sentire meno vigliacco…che mi faranno capire che piangermi addosso è proprio quello che “loro” vogliono. Sara’ una storia lunga quanto una Vita, ma intanto inizio a cercare di farmi capire. Ci sono alcuni punti che sto cercando di “mettere a fuoco” a da cui partire. Intanto ve li elenco:poi pian piano (che non è facile autosputarmi in faccia) cerchero’ di spegarli prima di tutto a me. (A) interiorizzazione del Dolore ,,, (B) Consapevolezza del Dolore … (C) Accettazione attiva del Dolore …(D) Rinascita dal Dolore … (E) Cambiamento Libero dal Dolore … (F) Dolore come percorso evolutivo per la VITA. Tengo a precisare che sono Eteo consapevolmente Anarchico e non è una di quelle prese per il culo tipo percorsi spirituali e similitudini. ALLA PROSSIMA, (chi mi conosce sa che piu di sei- sette parole su internet gia vado in confusione). A presto Mark Adin, senza di Te(e non sto affatto scherzando o facendo prosopopea(???) avrei continuato a pianermi addosso. Un abbraccio immenso a tutti i miei Fratelli e Tutte le mie Sorelle

  • Marco Pacifici

    Perdonatemi i refusi ;ATEO…piangermi…. ANARCHICO E LIBERTARIO non è un refuso… Alla prossima quando avro’ la forza per Ricominciare a scrivere ed a Vivere.

  • Marco mi mancheranno molto i tuoi articoli. Spero sia un arrivederci. Lo spero proprio.

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