Hebron: i coloni israeliani attaccano

di Friends of Hebron (*)

Siamo stati attaccati dai coloni israeliani [nella festività ebraica di] Purim!

I coloni israeliani hanno invaso il nostro centro comunitario a Hebron, rovesciando tavoli e sedie e lanciando sassi e bottiglie di vino contro di noi e contro la casa.

Durante il Purim [6 marzo, NdR], un gruppo di israeliani degli insediamenti di Hebron ha sfilato per le strade chiuse. Stavano ballando e festeggiando sulla strada principale di Hebron, dove i palestinesi non possono farlo.

Tra loro c’era il nuovo ministro israeliano per la sicurezza nazionale l’estremista di  destra Itamar Ben-Gvir, travestito da ufficiale di polizia o da soldato.

Nel frattempo, coloni israeliani ubriachi hanno attaccato e vandalizzato le case palestinesi. La strada principale di Hebron è chiusa ai palestinesi a causa delle dure restrizioni e della politica di segregazione in vigore in città.

Gli israeliani, tuttavia, sono liberi di camminare e guidare o festeggiare come desiderano.

Il giorno successivo, la polizia di frontiera israeliana ha invaso il nostro centro comunitario e ha allontanato gli attivisti della solidarietà internazionale che erano lì per fornire una presenza protettiva. Poi un gruppo di giovani coloni israeliani ha attaccato le case palestinesi e il nostro centro e i soldati hanno evitato di intervenire.
I coloni ci hanno lanciato sassi e bottiglie di vino. Alcuni di loro hanno persino fatto irruzione nel nostro cortile, facendo cadere sedie e tavoli.

Solo due giorni prima, l’esercito israeliano si era presentato alla porta di una famiglia palestinese che vive in Shuhada Street. Il soldato ha saldato la porta d’ingresso mentre la famiglia palestinese era ancora dentro. La famiglia poteva essere vista dalle inferriate della finestra, con i bambini che piangevano.

Per fortuna, grazie agli sforzi dei nostri volontari sul campo, siamo riusciti a esercitare una pressione sufficiente per far intervenire l’esercito e riaprire le porte.

Molte porte d’ingresso su Shuhada Street sono state chiuse con saldature dai soldati israeliani, spesso intrappolando le famiglie all’interno. Gli abitanti sono stati costretti a utilizzare ingressi posteriori o a fare un buco nel muro per creare un passaggio alternativo. Da allora le loro porte non sono mai state aperte.

La saldatura delle porte è un tentativo di chiudere gradualmente quella piccola parte di Shuhada Street ancora accessibile ai palestinesi. Con il nuovo governo israeliano estremista, ci aspettiamo di vedere avanzare rapidamente la politica di espropriazione delle terre e di chiusure. Così come la violenza dei coloni e dei soldati.
Abbiamo bisogno di tutto il supporto possibile ora!

 

Durante questi tempi di tensione sostenete il nostro lavoro sul campo a Hebron con una donazione.

Fate click su questo link:  Donate adesso!

Pace a tutti, Amici di Hebron
Lavoriamo per la pace e la giustizia
https://www.friendsofhebron.com/

(*) Tratto da AssoPacePalestina.Traduzione a cura di Nara Ronchetti.

alexik

3 commenti

  • Mariano Rampini

    È ora di avviare un discorso comune sull’antisemitismo. E di tracciare una linea di distinzione precisa tra chi contesta l’operato oppressivo di un governo e chi, al contrario continua a propugnare tesi sulla superiorità di una razza sull’altra, tesi, ovviamente di stampo nazista. Non capisco come mai i fatti che quotidianamente avvengono in Palestina debbano essere confusi da una retorica pruriginosa con quelli connessi alla Shoa o alle persecuzioni secolari che gli ebrei subirono ovunque si fossero stabiliti. Che il governo israeliano oggi eserciti una forma di oppressione forte e continua sul popolo palestinese è un fatto acclarato. Ma se se ne parla si viene immediatamente tacciati di antisemitismo. Quasi che il fatto di essere ebrei consenta ai razzisti israeliani di fare ciò che vogliono impunemente. La stessa comunità internazionale sembra essere preda di questa forma di cecità: da un lato si condanna la guerra dichiarata che si combatte in Ucraina, dall’altro si volta la testa dinanzi alle azioni estremistiche di un governo, quello israeliano, dichiaratamente di estrema destra, ugualmente nazionalista e reazionario. È una situazione paradossale nella quale questi atteggiamenti si fanno scudo in modo indegno del sacrificio di milioni di persone avvenuto per mano dei nazisti. Credo sia il momento di una mobilitazione decisa contro questo modo di agire.

  • Ludovico Fenech

    Perfettamente d’accordo con questa sintetica analisi.
    Aggiungo che è di grave scandalo il silenzio degli Ebrei nostrani (d’italia e di tutt’Europa, almeno) riguardo al violento colonialismo armato esercitato da Israele e dai suoi coloni usurpatori finalizzato al massimo danno per i Palestinesi. Si tratta di un atteggiamento senz’altro disonorevole per una intera ‘Comunità’ !

  • Giuseppe Scuto

    La civiltà ebraica moderna ( dalla tarda antichità e dagli anni 50 ad oggi) è un insieme di: 1)Persecuzioni storicamente vissute. 2) Patto con la divinità, che rappresenta il ruolo di aiuto e , al tempo stesso di persecuzione (dio punisce continuamente il suo popolo prediletto.) Al giorno d’oggi (cioè da almeno 50 anni: Legame con gli Stati Uniti d’America, e mantenimento degli interessi occidentali in Medio Oriente. Quant’altro appartiene ad un popolo, e ad una forma statale sempre pronta per la guerra (con la stupida e criminale partecipazione in funzione di vittima degli arabi di varia appartenenza statale o tribale)
    Gli Ebrei d’Israele, oggi, sono contemporaneamente: un popolo sviluppato e nello stesso tempo un popolo oppressore dei suoi vicini. Vicini sono anche quelli che sono stati cacciati dalle loro terre nei 50 anni della più recente storia.
    Se si segue con attenzione la descrizione israeliana della storia, essa appare, evidentemente, ancora legata alla folle idea dell’esistenza di un popolo e del suo dio, in dialettica fra loro, ed in violenta duplicità di scopi esistenziali di appartenenza religiosa, territoriale e politica con tutti i loro vicini. Particolare è il rapporto con gli U.S.A. , che si connota per le sue manifestazioni economiche, politiche e militari, come il burattinaio, spesso ridotto a burattino, da parte di Israele.
    UNA MODESTA PROPOSTA: e se gli ebrei d’Israele Rinunciassero alla natura onnipotente del loro dio e del loro popolo? Magari il Medio Oriente camperebbe meglio.

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