Hera Bologna: lenticchie (poche) e amianto

Appello ai cittadini, ai sindaci – ammesso che si sveglino dal loro stato catatonico – e agli azionisti di Hera

di Vito Totire (*)

La storia insegna che a volte si è fatta una scelta tragicamente sbagliata in cambio di un piatto di lenticchie. Ma con i 10 centesimi di dividendo di Hera oggi non si compra neppure quello…

Appello ai cittadini e agli azionisti di Hera e ai sindaci (ammesso che si sveglino dal loro stato catatonico).

Hera ed altri in Italia – ed altri ancora in tutto il pianeta – continuano a erogare alla popolazione acqua inquinata di amianto. I dati a nostra disposizione per l’Emilia-Romagna li abbiamo forniti, guadagnando il silenzio totale dei media salvo alcune eccezioni di comunicatori non istituzionali.

Facciamo un po’ di conti. Hera ha dichiarato un fatturato di 6.6 miliardi e un utile netto di 296.6 milioni che – secondo notizie di stampa – danno origine a un dividendo di 10 centesimi per azione.

C’è da gozzovigliare per gli azionisti ma in cambio di qualche preoccupazione per il futuro.

L’acqua inquinata da amianto è innocua? Il nostro parere lo stiamo ribadendo a più riprese dal 1999. Abbiamo gli ultimi dati regionali relativi al 2018 per l’Emilia (con la eccezione di Ausl di Piacenza che non ha risposto…e la Ausl di Ferrara che non ha dati). Nonostante la “pezza d’appoggio” fornita dall’ISS – istituto Superiore di Sanità – nel 2015 , la posizione della comunità scientifica è unanime: non esiste nella esposizione a cancerogeni un livello che, per quanto basso, possa essere considerato “sicuro”.

Ora sta di fatto che i 296.6 milioni di utile netto sono sufficienti per bonificare la intera rete di Bologna con vantaggi enormi:

  1. Mettere a disposizione per usi alimentari e domestici una rete indenne da amianto e quindi eliminare il rischio sia di ingestione che di inalazione;
  2. Rinnovare una rete vecchia e soggetta a rotture che ormai si verificano con frequenza esasperante ; anche se la Ausl, dopo averci forniti i dati sulle rotture per il 2016-2017, sostiene di non poterli ricavare sul 2018! INCREDIBILE…

Certamente ci vorrebbero sindaci consapevoli del loro ruolo di autorità sanitaria locale e non istituzioni che vedono in Hera un (misero) bancomat, talmente misero che i sindaci si sentono autorizzati a vendere le azioni diminuendo il loro potere all’interno della azienda (oltre al fatto più grave di non esercitare il loro ruolo di garanti della salute pubblica).

Spesso il conflitto fra produzione e ambiente e quindi fra movimento operaio e cittadini e/o ecologisti è stato motivato (peraltro in maniera tutt’altro che oggettiva) da indisponibilità economiche presunte.

In questo caso il destino ha voluto che l’utile dichiarato coincida con il fabbisogno per una bonifica integrale.

Noi cittadini – cioè comuni mortali – dobbiamo fare mutui in banca per avere un tetto sopra la testa, Hera non ha bisogno di accendere mutui.

Facciamo appello ai sindaci, agli azionisti, ai cittadini (compresi quelli che sono convinti – beata “innocenza” – di avere “buoni filtri”): non lasciamoci coinvolgere dal potere di Hera. E per cosa poi: 10 centesimi di dividendo? Gli utili vengano investiti immediatamente per la bonifica dell’amianto.

Chiediamo infine a cittadini e medici di base di segnalarci eventuali patologie asbesto correlabili eventualmente manifestatisi ai danni di persone esposte ad amianto “domestico”.

(*) Vito Totire è presidente di AEA, l’ associazione esposti amianto e rischi per la salute

 

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