Hera : sindaci sull’orlo di una crisi di nervi

Propongo come “tranquillante” la mia candidatura

di Vito Totire (*)

Mi dispiace entrare in concorrenza con Forte Clò: è una persona di cui si percepisce una concezione della politica come servizio alla comunità. Purtroppo non so bene cosa pensi al momento circa i parametri che si debbono garantire per l’acqua potabile. Ci siamo incrociati tanto tempo fa in un incontro sul progetto Acqualabel; ci fu un buffet ipercalorico nel coffee-brek ma il dibattito non era previsto… troppo pericoloso.

Né d’altra parte ho motivo di dubitare (non conoscendolo) delle prerogative del candidato alternativo che tuttavia, avendo come trampolino di lancio quello di funzionario di partito, credo possa essere visto con sospetto dalla massa sempre crescente di cittadini che diffidano del “sistema”; io non posso esprimere una sfiducia a priori che, peraltro, non sarebbe di nessun peso.

La posizione dei sindaci nei confronti di Hera è un inquietante atteggiamento di delega; abbiamo chiesto a un sindaco dell’Appennino di conoscere la quantità di tubi di amianto presenti nel suo territorio; ha risposto di chiedere a Hera. Insomma la stessa posizione espressa dal sindaco di Bologna nella nota intervista riportata nel filmato «H2A» (**) di Giuliano Bugani e Daniele Marzeddu.

Ora i comuni mortali si chiedono: i sindaci nominano qualcuno nel CdA di Hera: ma con quale mandato? In cosa differiscono in quanto a proposte e ipotesi di lavoro Forte Clò e il suo concorrente? Mistero.

Allora una proposta per uscir dalla impasse. Mi candido io – dietro insistenza del direttivo dalla AEA, Associazione Esposti Amianto – con un programma che almeno per l’acqua è già definito ma intuibile anche per rifiuti , energia, e persino per le pompe funebri e altro.

Per l’acqua:

– bonifica delle condutture in amianto con obiettivo amianto zero;

– obiettivo zero anche per tutti gli altri cancerogeni o sospetti tali (erbicidi, pesticidi , sostanze chimiche) a cominciare dagli organoalogenati di origine industriale (tetracloroetilene, tricloroetilene, ecc.);

– obiettivo non superamento di 1 microgrammo entro tre anni per tutte le sostanze organoalogenate anche non sospette cancerogene;

– per i lavoratori Hera ex-esposti ad amianto e/o altre sostanze cancerogene: monitoraggio a fini di prevenzione secondaria e diagnosi precoce, gestito dalla Ausl locale e finanziato da Hera.

Gli altri candidati hanno un mandato o un programma? Cioè: cosa induce i sindaci a dividersi sulle candidature ?

E’ vero che il sindaco di Bologna ha nominato in una istituzione culturale un soggetto di una fabbrica innominabile che produce sigarette, quindi il peggio è già accaduto, ma questo precedente non può essere usato per giustificare la reiterazione dell’errore.

Per il gettone di presenza: rinuncerei o lo devolverei ai poveri… insomma un buon reinvestimento.

Nel giro di qualche anno magari a Bologna si arriverebbe a bere acqua veramente potabile… se nel CdA arriva qualche stimolo.

PS: Nel caso qualche sindaco fosse interessato posso presentare il mio curriculum; non mi intendo di Borsa ma ho fatto parte del CCU ATO (***) Bologna.

Bologna, 26.3.2017

(*) Vito Totire è presidente nazionale AEA cioè Associazione Esposti Amianto e rischi per la salute

(**) sul film citato – che merita di essere visto – vedi qui H2A. L’acquedotto in amianto

(***) La sigla Ccu di ATO è ignota ai più ma invece dietro esiste una piccola storia, interessante soprattutto per capire come “le forze di governo” intendano la partecipazione: sbandierata a parole, cancellata nei fatti. Ho chiesto a Vito Totire di raccontarmela. Ecco la mia sintesi. Ccu di Ato è una strana struttura esistita fino a una decina di anni fa: l’acronimo indica il “Comitato consultivo utenti” di Ato che significa “ambito territoriale ottimale”. Una struttura di fatto coordinata da Provincia e Arpa. Legambiente invitò le associazioni a starci dentro; poi, al cambio di presidenza, disse che era solo tempo perso… Quindi rimase Aea con associazioni consumatori, Coldiretti ecc. Dall’interno Totire avviò un discorso di monitoraggio su qualità dell’acqua, smaltimento rifiuti ecc. Quelle proposte vennero accolte con favore dagli altri ma una volta girate alla Ausl i funzionari risposero: “ATO/CCU ? ma chi siete, chi vi conosce…”. In qualche modo si strappò l’impegno a comunicare tempestivamente i dati sulla potabilità dell’acqua e a fare controlli sull’amianto in occasione delle riparazioni delle tubature. Ma la Regione Emilia-Romagna disse: basta Ccu per ogni ATO, ne facciamo solo uno regionale. Sciolse i comitati che non costavano niente ,infatti non c’erano gettoni di presenza né rimborsi spese. Comunque il Ccu veniva consultato … dopo: gli enti locali prima autorizzavano l’aumento delle tariffe per l’acqua e poi venivano a chiedere il parere. Una piccola, bella storia di fumo negli occhi, vero? [db]

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *