Hiroshima: Nazim Hikmet e Pete Seeger

di Giorgio Chelidonio

Mai come in questo caso il piccolo testo di un poeta turco, musicato dal gran vecchio del folk Pete Seeger nel 1962, è tuttora fonte di emozioni e riflessioni. 

Lo trascrivo con alcuni riferimenti per chi non conoscesse il poeta e il folk singer. E trascrivo anche il link delle commemorazioni a Verona per il 65° anniversario delle bombe di Hiroshima e Nagasaki: 

http://www.veronainblog.it/wp/2011/08/08/9-agosto-passi-e-parole-per-la-memoria-dellolocausto-nucleare/

La memoria si nutre di emozioni rinnovate e partecipazioni attive.

I Come and Stand at Every Door (*)
by
Nâzım Hikmet Ran (**)

I come and stand at every door
But no one hears my silent tread
I knock and yet remain unseen
For I am dead, for I am dead.

I’m only seven although I died
In Hiroshima long ago
I’m seven now as I was then
When children die they do not grow.

My hair was scorched by swirling flame
My eyes grew dim, my eyes grew blind
Death came and turned my bones to dust
And that was scattered by the wind.

I need no fruit, I need no rice I
need no sweet, nor even bread
I ask for nothing for myself
For I am dead, for I am dead.

All that I ask is that for peace
You fight today, you fight today
So that the children of this world
May live and grow and laugh and play.


(*) The original poem was written in Turkish by Nazim Hikmet, translated into English by Jeanette Turner. Music is from “The Great silkie,” by James Waters, adapted by Pete Seeger (***) in 1962. In his book “Where Have All the Flowers Gone,” Seeger lists the title as “I Come and Stand at Every Door (Girl of Hiroshima).”

(**) http://it.wikipedia.org/wiki/Naz%C4%B1m_Hikmet
(***) 
http://it.wikipedia.org/wiki/Pete_Seeger

 

UNA PICCOLA NOTA

Per chi non sa l’inglese ecco la traduzione: come sempre toglie musicalità all’originale, ingessandolo negli schemi grammaticali. A volte i traduttori, quelli veri, riescono ad evitarlo.

Vengo e mi fermo ad ogni porta,

ma nessuno ascolta il mio passo silenzioso

busso ma resto invisibile

perché sono morto.

Ho solo sette anni sebbene sia morto

a Hiroshima tanto tempo fa,

ho sette anni com’ero allora

quando i bimbi muoiono cessano di crescere.

I miei capelli furono bruciacchiati da fiamme vorticanti,

i miei occhi crebbero deboli, ciechi

la morte venne e trasformò le mie ossa in polvere

che furono sparpagliate dal vento.

Non ho bisogno di frutta, né di riso,

nè di dolci e neppure di pane,

non chiedo nulla per me

perché sono morto, perché sono morto.

Chiedo soltanto: è per la pace

che oggi combattete?

Cosicché i bimbi di questo mondo

Possano vivere e crescere e ridere e giocare.

 

Redazione
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