«Homo Sol»

Ben pensato, vecchio Isaac (*): Fabrizio Melodia scova un racconto di Asimov che sembra scritto stamattina … fra pandemia e irrazionalità

L’evoluta Federazione Galattica ha sviluppato la psicologia a vera e propria scienza esatta, con semplici equazioni che misurano e prevedono il comportamento. I Solariani – ovvero l’essere umani evoluto, chiamato “Homo Sol” – sono riusciti a sviluppare la propulsione iperspaziale e a immergersi nell’esplorazione del cosmo.

Arrivano su un pianeta presso Alpha Centauri per proporre l’annessione alla Federazione ma gli scienziati “della psicologia esatta” tornano con un netto rifiuto e la coda tra le gambe.

I nativi non vogliono farsi annettere e sul pianeta si scatena il panico di massa: l’ economia si paralizza, i governi non riescono a gestire la situazione, la quarantena messa in atto si rivela un fallimento. 

Però non c’è alcuna pandemia, tantomeno i Solariani sono arrivati con intenzioni bellicose. Com’è possibile – si chiedono «gli scienziati psicologi» – che esista un popolo cosi stolto e irrazionale, che contravviene alle fondamentali leggi della scienza psicologica? 

Niente spoiler ma quakche riflessione sì.

Riletto oggi, «Homo Sol» rapisce per la sapiente e feroce ironia, mostrando spesso quanto Ragione e Irrazionalità possano essere facce di una stessa medaglia. 

Gli eroi di Asimov, ben lungi dall’essere invincibili, trovano sempre, con l’uso del buon senso, una via d’uscita. Ma l’irrazionalità di massa è un nemico ben peggiore di alieni armatissimi fino ai denti (o alle chele).

Il rscconto fu scritto durante il secondo massacro mondiale (quelli che altri definiscono elegantemente “Conflitto”) eppure non è invecchiato di una riga.

La buona fantascienza, anche se è datata a livello cronologico, continua a stimolare riflessioni ed esercizi per capire il mondo che ci circonda e noi stessi. Talvolta pure a suggerire ragionevoli via d’uscita. 

Con una vera pandemia sul pianeta Terra – ipotizziamo nel lontanissino 2921, d’accordo? – gli umani troverebbero la necessaria cooperazione e fratellanza? Come nei vecchi film della “fantascienza d’invasione” quando i governi (belli e brutti) si coalizzano contro la minaccia dallo spazio profondo? Quanto alla psicologia può essere scienza esatta? Gli umani e gli alieni sono “massa” o centomila frammenti impauriti e sparuti, incapaci di affrontare ciò che non capiscono?

Per chi è attento alle date Isaac Asimov scrisse il raccontino «Homo sol» nel 1940; era il primo capitolo di una trilogia che comprende «Le quantità immaginarie» e «Le matricole» entrambi del 1942. Lo troverete in numerose antologie a partire dalla celebre «Asimov Story» di Mondadori Urania.

A proposito: buona “fase 2” da Fabrizio e db che però invitano tutte/i a preoccuparsi della “fase meno 1” cioè di quella he ha preceduto il Corona Virus: se studiamo bene cosa è successo negli anni passati probabilmente sfangheremo le prossime epidemie o le affronteremo nel modo migliore. Se invece non guardiamo al passato e non immaginiamo un futuro diverso… tutti i presenti possibili saranno come l’oggi: cioè orribile e con buone probabilità di peggiorare rapidamente. Appunto: fra pandemia, irrazionalità e presunte scienze esatte.

(*) vedi Ben pensato, vecchio Isaac (1) e Ben pensato, vecchio Isaac (2)

L'astrofilosofo
Fabrizio Melodia,
Laureato in filosofia a Cà Foscari con una tesi di laurea su Star Trek, si dice che abbia perso qualche rotella nel teletrasporto ma non si ricorda in quale. Scrive poesie, racconti, articoli e chi più ne ha più ne metta. Ha il cervello bacato del Dottor Who e la saggezza filosofica di Spock. E' il solo, unico, brevettato, Astrofilosofo di quartiere periferico extragalattico, per gli amici... Fabry.

Un commento

  • Vale la pena aggiungere a questo bel post il commento che Asimov pose, come faceva spesso, in testa alle sue storie: “… Il 21 dicembre cominciai “Homo Sol” e lo completai per il Primo gennaio 1940, vigilia del mio ventesimo compleanno. Il 4 gennaio andai a consegnarlo, e
    nell’ufficio, di Campbell feci la conoscenza di Theodore Sturgeon e di L. Ron Hubbard, due elementi bene affermati della scuderia di scrittori di Campbell. (Hubbard in seguito è assurto a fama mondiale, in un certo senso, come colui che ha dato origine ai culti di Dianetica e di Scientology.) Nel mio diario non c’è traccia di avvilimento, ma resta il fatto che dopo un anno e
    mezzo di sforzi assidui, su diciotto racconti scritti ero riuscito a venderne a Campbell
    soltanto uno. Lui m’aveva respinto otto lavori prima di acquistare “Trends”, e altri sette me li aveva rifiutati in seguito. (Due racconti, venduti ad altri, lui non li aveva neppure visti e perciò non aveva potuto bocciarli. Se li avesse letti, sicuramente me li avrebbe restituiti.) Il fattore che m’impediva di perdermi d’animo era l’interesse di Campbell, che non veniva mai meno. Visto che lui non si stancava di leggere i miei lavori e di darmi consigli con tanta gentilezza, perché avrei dovuto stancarmi io di scriverli? Senza contare, poi, che le occasionali vendite ad altre riviste, oltre che ad “Astounding” (ce n’erano state già sei), e soprattutto lo schiudersi di un mercato nuovo e amico sotto forma di riviste dirette da Pohl, contribuiva a tenermi su di morale. Per “Homo Sol”, il mio diciannovesimo lavoro, non ci fu un rifiuto netto. Ancora
    una volta, Campbell mi chiese di fare una revisione. Mi toccò rivederlo due volte, ma
    la seconda revisione riuscì soddisfacente, e il 17 aprile 1940 ricevetti il mio secondo
    assegno da Campbell. Era di settantadue dollari: l’assegno più sostanzioso che avessi
    ricevuto a titolo di compenso, fino a quel momento. Caso strano, la cosa che ricordo con più chiarezza di quell’assegno è un incidente che avvenne quella sera nel negozio di mio padre, dove ancora lavoravo ogni giorno e dove avrei continuato a lavorare per altri due anni. Un cliente se la prese perché non l’avevo ringraziato degli acquisti fatti: reato di cui mi macchiavo spesso perché, quasi sempre, lavoravo pensando ad altro e magari ero profondamente immerso nell’elaborazione di una trama. Il cliente pensò bene di mortificarmi per la mia distrazione evidente e apparente mancanza di industriosità.
    «Mio figlio» disse, «ha lavorato sodo la settimana scorsa, e ha guadagnato cinquanta dollari. Tu cosa fai per guadagnarti da vivere?»
    «Scrivo» risposi, «e oggi, per un racconto, ho ricevuto questo» e mostrai l’assegno
    perché lo vedesse. Fu un momento di grande soddisfazione.”

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