Horror: scrittori famosi per un solo film

di Gian Filippo Pizzo (*)

Nonostante abbia scritto altri romanzi e sceneggiato e diretto altri film, spesso tratti dalle sue opere e a volte facenti parte del ciclo dell’Esorcista, William Petere Blatty, americano di origine libanese, è universalmente noto come lo scrittore de L’esorcista, romanzo del 1970 tratto da una storia vera (accaduta nel 1949) e portata al successo dal film omonimo diretto sapientemente da William Friedkin. La storia della tormentata Regan, posseduta da un demone che neanche i più esperti esorcisti riescono a debellare, e infine liberata grazie al sacrificio di un sacerdote cattolico che a sua volta ha problemi coscienziali, resta un classico non solo del cinema horror e ancora oggi viene visto e rivisto continuando a tremare durante le scene più cupe, realizzate con molta maestria e verosimiglianza.

One Shot Film

Come Blatty, ci sono altri scrittori che devono la loro fama a una sola opera (o quasi), che però è diventata epocale anche per via di una, o di diverse, versioni filmiche. E’ il caso di Gaston Leroux (1868-1927), cronista giudiziario francese e autore di numerosi gialli, creatore del detective Rouletabille, che con Il fantasma dell’Opera (Le fantôme de l’Opéra, 1910) ha scritto una delle avventure più terrificanti che siano mai state immaginate. La storia di Erik, musicista geniale ma pazzo, che vive nei sotterranei del teatro Opera di Parigi con il viso deturpato nascosto da una maschera, che compie nefandezze per vendicarsi del mondo e che si innamora della giovane soprano Christine, è una variante del mito della Bella e la Bestia che ha ispirato numerosi spettacoli, dai balletti ai musical (uno è di Andrew Lloyd Webber, filmato nel 2004 da Joel Schumacher) ai film. Di questi, tutti intitolati come il libro, tra il primo muto di Ernst Matray del 1916 e l’ultimo di Dario Argento del 1998 ricordiamo in particolare quello sempre muto di Rupert Julian con un grande Lon Chaney del 1925, la versione di Terence Fischer del 1962 e quella di Brian De Palma del 1974, con la musica rock di Paul Williams e intitolato Il fantasma del palcoscenico. Altro autore prolifico nei generi dell’anticipazione e dell’avventura, ma la cui fama resta legata a una sola opera, è sempre un francese, Maurice Renard (1875-1939), di cui citiamo Le mani di Orlac (Les Mains d’Orlac, 1921), in cui un pianista perde le mani in un incidente e gli vengono trapiantati gli arti di un assassino, che però prenderanno il sopravvento sulla personalità del musicista: l’operazione era stata effettuata dal chirurgo dottor Gogol, ossessionato dall’amore per la moglie di Orlac, che così sperava di eliminare il rivale. Quattro film ne sono stati ricavati: Le mani dell’altro di Robert Wiene nel 1924, Le mani dell’altro di Edmond Gréville nel 1960, Le mani dell’assassino di Newton Arnold nel 1962, ma soprattutto Amore folle di Karl Freund nel 1935, con un eccezionale Peter Lorre. Restiamo ancora in Francia, ma qualche anno più tardi, con George Langelaan (1908-1972), nato a Parigi da famiglia inglese. Scrittore non molto prolifico, deve la sua fama al racconto “La mosca” (“The Fly”), pubblicato su Playboy nel 1957 (fu premiato come il migliore dell’anno) e poi ripreso innumerevoli volte in antologie tematiche e ridotto per il piccolo e il grande schermo. La raccapricciante storia di un esperimento di teletrasporto in cui un insetto entra nella macchina trasmittente, provocando all’arrivo una fusione tra il DNA della mosca e quella dell’uomo, ha originato almeno due film notevoli (escludendo i rispettivi mediocri sequel): L’esperimento del dottor K di Kurt Neumann con Vincent Price (1958) e soprattutto La mosca di David Cronenberg del 1986 (con Jeff Goldblum). John Updike (1932-2009) non è stato uno scrittore horror, ma uno dei romanzieri americani più apprezzati del secolo scorso e dell’inizio di questo, vincitore dei premi Pulitzer e O. Henry e più volte candidato al Nobel. Ha pubblicato un romanzo attinente al genere, di grosso successo anche nella versione cinematografica che ne è stata ricavata, Le streghe di Eastwick (1984), dove si racconta di uno strano e misterioso personaggio, Daryl Van Horne, che si trasferisce nell’immaginaria cittadina del titolo e riesce a sedurre tre donne del luogo. In realtà Daryl è il Diavolo in persona e cerca di avere dei figli dalle sue conquiste, le quali però grazie ai suoi insegnamenti acquisiscono forti poteri magici e alla fine, liberatesi della sua influenza, riescono a rispedirlo all’inferno. Dal romanzo fu ricavato il film omonimo (1987) diretto da George Miller e splendidamente interpretato da Jack Nicholson, Cher, Susan Sarandon e Michelle Pfeiffer, ma la pellicola trasforma in commedia una vicenda che nel romanzo è molto più nera, con le neo streghe che abusano dei loro poteri infliggendo malefici alle altre donne per poter avere rapporti sessuali con i loro uomini. Nel film, la stregoneria viene vista in modo romantico e quasi innocuo e anche la figura di Daryl è simpatica, mentre nel romanzo è effettivamente demoniaca. Updike, venticinque anni dopo, decise di dare un seguito alla vicenda con il suo ultimo romanzo, Le vedove di Eastwick (2008) in cui le tre protagoniste si ritrovano nella stessa cittadina da vedove, dopo essere state per trent’anni mogli fedeli e “normali”. E riprendono l’uso delle loro arti magiche, mentre anche il maligno Daryl ricompare sotto altre spoglie. David Seltzer (1940-), americano di orgine ebraica ortodossa, è scrittore e sceneggiatore, cui si devono due romanzi horror passati al cinema rispettivamente per le regie di David Donner (rifatto da John Moore nel 2006), e John Frankenheimer, Il presagio e Profezia, quest’ultimo in realtà novelization del film. Il primo è una rivisitazione in chiave moderna dell’Apocalisse, mentre il secondo, giustificando le mutazioni che occorrono agli animali di una riserva indiana con l’inquinamento, è un raro esempio di horror coniugato con una tematica sociale. E, ancora, stesso discorso per Frank De Felitta (1921-), anche lui scrittore, sceneggiatore e regista, autore di più romanzi tra i quali L’entità del 1978, da lui stesso portato sullo schermo nel 1982, ma noto quasi esclusivamente per Audrey Rose (1975), best seller da quasi tre milioni di copie, storia di una reincarnazione filmata su suo script da Robert Wise nel 1977, mentre poca fortuna ha avuto il seguito For Love of Audrey Rose (1982).

Bibliografia italiana essenziale: William Peter Blatty, L’esorcista (The Exorcist), Fazi 2009; Gemini Killer (Legion), Mondadori 1992; Il traghettatore (Elsewhere), Fazi 2012; Redenzione (Dimiter), Rizzoli 2010; Gaston Leroux, Il fantasma dell’Opera (Le phantome de l’Opera), Oscar Mondadori 1998; Rusconi 1998; Maurice Renard, Le mani d’Orlac (Les mains d’Orlac), Profondo Rosso, 2009; David Seltzer, Il presagio (The Omen, 1975), Sonzogno 1976; John Updike, Le streghe di Eastwick (The Witches of Eastwick), Rizzoli 1986; Le vedove di Eastwick (The Widows of Eastwick), Guanda 2009; Frank De Felitta, L’entità (The Entity), Club degli Editori 1981; Frank de Felitta, Audrey Rose, Euroclub 1977.

(*) La «Guida alla letteratura horror» di Walter Catalano, Roberto Chiavini, Gian Filippo Pizzo e Michele Tetro (Odoya Edizioni, 2014) comprende 107 voci dedicate agli autori, 6 regionali (sugli scrittori che non hanno potuto avere un’entrata singola, raggruppati per lingua o nazione) e 7 sulle figure classiche, oltre a numerosi box tematici di approfondimento. Uno dei box è quello qui sopra.

 

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