I bagagli di Fulvia

di Sergio Mambrini  

Vi riporto questo brano tratto dal capitolo «Ridere» (nel libro «Fango nero», già recensito da Daniele Barbieri in questo blog). Se non l’avete ancora letto, adesso potete intuire per quale motivo ho scritto «I bagagli di Fulvia» che trovate subito dopo.  

Fulvia era seduta al suo fianco. In maniera semplice e disinvolta gli prese le mani tra le sue. Rimase ad osservarlo come fosse già lontano. Giorgio sapeva che aveva deciso qualcosa, ma non riusciva ad immaginare cosa fosse.

– L’anno prossimo parto per Kathmandu.

– Vai in Nepal? Sarà un viaggio favoloso!

– Spero di sì. Ci penso già da diversi mesi.

– Quando tornerai?

– … appunto, questa è la domanda che m’aspettavo. Non lo so. Non ho ben chiaro nemmeno se tornerò.

– Addirittura! Non ti sembra d’esagerare?

– Intendo un’altra cosa. Quando sarò di nuovo qui, probabilmente sarò cambiata. Parto per studiare, conoscere e capire. Tra Mantova e Kathmandu non c’è solo una gran distanza di spazio ma anche di tempo, che cambia ogni cosa, muta l’animo umano, muove il destino individuale, fa maturare idee nuove. Improvvisamente mi scoprirò diversa, anche nel corpo, da come ci stiamo lasciando. Mi rinnoverò, ficcando in una valigia tutta l’esperienza possibile.

– Ti auguro di non riuscire mai a riempirla completamente. Diventerebbe troppo pesante da trascinare per tutta la vita.

– Quando sarà piena… non mi servirà più.

(tratto da «Fango Nero» – Iacobelli editore)

 

I bagagli di Fulvia

Dall’aria ha imparato

a respirare.

Col sole ha incominciato a guardare.

Nel buio ha scoperto i pensieri.

Veri.

Di notte ha guardato

quel che gli occhi

non sanno vedere.

L’acqua le ha insegnato

a non aver paura.

La terra l’ha trattenuta,

così ha camminato.

La neve l’ha cambiata.

Da lei ha capito

ch’era bello star zitta.

Il vento l’ha spinta

e non s’è più fermata.

Nel freddo ha costruito

le vere difese.

Nel tepore s’è rassicurata.

Il caldo,

invece,

ha restituito libertà alla sua pelle.

L’aridità le ha spiegato

il valore di tutte le cose.

La fame l’ha ha fatta crescere

insegnandogli a resistere.

Ha sofferto nel dolore,

maestro severo.

C’è sempre un conto,

nient’è donato.

Tutto è pagato.

Infine,

ha riempito la Grande Valigia

che ha trascinato a fatica.

Frugando

nel suo contenuto

ha sempre cercato un aiuto.

Adesso Fulvia è già altrove,

salpata da sola per non so dove.

Redazione
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