I compilatori delle tracce del tempo perduto

di Daniela Pia

Così anche quest’anno siamo davanti ai fogli, sette, che la stampante ci cucina lentamente. Esami conclusivi dei corsi di studio di istruzione secondaria superiore, prova di italiano. La tensione è alta e si acuisce nel momento in cui il dossier viene distribuito fra i banchi.

Istituto professionale alberghiero, fra quelli dimenticati. Chi – nei professionali, e non solo – avrà mai avuto a che fare con i testi, seppur stimolanti e così calati nella nostra storia, di Claudio Magris? Certo, li si potrebbe affrontare anche senza conoscere l’ autore ma come? E chi potrebbe osare? I nostri?

Si passa ad analizzare la traccia dell’ultima Thule, la tipologia D; da una breve consultazione fra i colleghi di Lettere emerge una considerazione condivisa: la traccia non è chiara, il linguaggio è fuorviante, i “nostri” non ce la fanno. E per nostri pensavo non solo ai giovani più o meno ventenni che sono la maggioranza ma anche a Gianni, Antonio, Ignazia, Carla e Ruken, la donna curda che è seduta fra i banchi a cercare di interpretare, assieme ai suoi compagni di avventura serale, i documenti forniti. Adulti con un percorso scolastico molto diverso, fatto di sacrifici per rendere effettiva l’ idea di “educazione permanente” ma anche di vissuti lontani e provati sulla pelle e sui nervi. Sperimentati quindi, non tracce . Non linguaggi infarciti di “bella teoria”.

Sfogliare la parte centrale del dossier è esercizio indispensabile dunque alla ricerca del Saggio possibile, quello sul quale ci siamo concentrati nel corso dei tre anni, e che tanto li ha spaventati. Dalla rilevazione ministeriale abbiamo appreso che la loro attenzione si è soffermata su due di queste tracce: omicidi politici e «Stato mercato e democrazia». Belle sollecitazioni, soprattutto per l’ambito socio-economico, parole intrise di forte senso critico, che inducono ad analizzare una società schiava dell’economia: Raghuram Rajan lo sottolinea nel primo documento e ricorda che «In una democrazia il governo (o la Banca Centrale) non può semplicemente permettere che le persone soffrano un danno collaterale, per lasciare che la dura logica del mercato si esprima». Ci chiediamo: riusciranno questi nostri maturandi a espandere il conciso «Ah sì..?». Riusciranno a dire quanto soffrano, loro stessi, dei cosiddetti danni collaterali in famiglia e nello sforzo, tutto loro, di immaginare il futuro? Vedremo.

Intanto nel secondo documento P. Krugman riferendosi alla politica si rivolge a «gli apologeti dell’inazione» e critica il mantra ripetuto sino alla nausea, con il quale ribadiscono che «per giustificare l’ incapacità di porre fine a questa depressione bisogna focalizzarla nel lungo termine». Forse che cinque anni sono troppo pochi? Quanto lungo debba essere questo termine nessuno lo sa. Intanto è lunghissima, spaventosamente lunga, la serie di lavoratori inoccupabili, laureati sottoccupati e declassati, mentre la disoccupazione è ormai piaga biblica.

Infatti «il futuro sfuma»: Luigi Zingales lo ricorda e riferendosi agli statunitensi dice: «gli americani sono arrabbiati […] con un sistema economico che arricchisce ulteriormente i ricchi e abbandona i poveri al loro destino […] sono arrabbiati perché l’ ideale di un governo del popolo, dal popolo e per il popolo sembra sparito dalla faccia della terra». Gli americani? Sapranno farsi cogliere dallo stupore questi discenti? Come, anche gli americani? Quelli che ci hanno raccontato come impermeabili alla crisi, e noi allora? Quando ci arrabbieremo sul serio? Quando diventeremo artefici del nostro destino attraverso segnali chiari e inequivocabili sulle intollerabili diseguaglianze sociali che hanno minato alla radice la società italiana, dove l’ 80% della ricchezza è nelle mani di pochi, mentre l’ 80% della popolazione vive con il 20% della ricchezza avanzata? Chi ha reso possibile lo scardinamento di quel sistema protettivo, garanzia di coesione sociale, rappresentato dalla famiglia oggi agonizzante? Ci sarà qualcuno così onesto da assumersi, storicamente, questa responsabilità?

Quando mai si troveranno le risposte, o anche solo uno spiraglio interpretativo? Forse avverrà quando, così recitava la traccia B/4, la ricerca che scommette sul “cervello” – anche qui quella americana, promossa dalla lungimiranza del presidente Obama – investendo, come fa, nel progetto “Brain” sarà in grado di produrre «strumenti che guardano dentro la testa». Magari allora si svelerà l’arcano di come sia stato possibile occultare, sotto un ventennio di trappole e demagogia economica, le tracce di un delitto imperfetto contro la gente.

Delitto di cui queste tracce della maturità recavano frammenti. Sfuggiti, – forse per caso – ai compilatori di tracce perdute, coloro che non contemplano quasi mai le competenze e i bisogni peculiari degli studenti dei professionali.

Daniela Pia
Sarda sono, fatta di pagine e di penna. Insegno e imparo. Cammino all' alba, in campagna, in compagnia di cani randagi. Ho superato le cinquanta primavere. Veglio e ora, come diceva Pavese :"In sostanza chiedo un letargo, un anestetico, la certezza di essere ben nascosto. Non chiedo la pace nel mondo, chiedo la mia".

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