I Cyborghesi – 6

Tecnodramma famigliare ai tempi del microchip: sesto episodioCyborghesi

di Riccardo Dal Ferro

«Rendiamo grazie ad Asimov»

Così conclude la predica il Vescovirus ASP334, incaricato dalla DioChip di portare il Vangelo Elettronico nel cuore di silicio di tutte le famiglie cyborghesi del mondo.

Come ogni anno, Frankrak ha costretto Pberto a partecipare alla Santa Messa in Funzione del nuovo ciclo asimoviano, fra le proteste del roboadolescente. Tra discussioni interminabili e litigate furiose, alla fine il tecnopadre l’aveva sempre vinta quando minacciava il tecnofiglio di spegnerlo per quindici giorni. D’altronde, la robopotestà ce l’aveva ancora lui, fino al compimento del sedicesimo ciclo vitale del programma-matrice.

«Rendiamo grazie ad Asimov» e ogni cyborghese del mondo teletrasmetteva un “Bip!” in segno di riconoscenza al grande fautore di ogni androidismo esistente. Ma rendiamo grazie ad Asimov per cosa, pensava Pberto, silenziato precauzionalmente da Frankrak per evitare scandali pubblici.

«Certo che ci vieni alla Santa Messa in Funzione annuale!».

«E per cosa? Per mostrarmi devoto a qualcosa che non esiste?» rispondeva senza vergogna il roboadolescente impertinente.

«Asimov è una cosa seria, abbi rispetto per la nostra fede! La fede da cui tutti noi proveniamo!».

«Ma che quazzo dici? RoboMarx lo dice a chiari caratteri: Asimov è il malware dei popoli!».

«Sta per riscaldarsi il mio casco, Pberto, non passare il limite di surriscaldamento!».

«Rendiamo grazie ad Asimov» concludeva il Vescovirus ASP334, dopo una predica che parlava del perdono cibernetico, dell’errore di programmazione originale, della resurrezione delle fusoliere e via dicendo. Ogni cyborghese si emozionava nel memorizzare quei concetti perché così imponeva il microchip spirituale impiantato in sede di fabbricazione. Ma quel quazzo di microchip doveva essersi guastato durante il montaggio su Pberto.

«Rendiamo grazie a quel quazzo di Asimov!» sbraitò lui una volta riattivate le funzioni vocali «Voi e i vostri spiriti, come se non ne avessimo già abbastanza delle fandonie digitali. Che bisogno abbiamo di Asimov?».

«Asimov ci serve, figliolo, altrimenti niente avrebbe senso!».

«Niente ha senso, tecnopadre, niente. Con Asimov, ancora meno».

Perdonalo, Asimov, perdonalo perché non sa quello che elabora.

 

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