Il film «L’urlo» e la caccia ai migranti

riportiamo le discussioni provocate da «L’urlo» un film di Michelangelo Severgnini, le opinioni di Daniel Wedi Korbaria, l’appello per libertà di movimento di tutti i cittadini del mondo e per finire un link alla “sezione migranti” del sito comune-info,sempre ricco di ottimi articoli.

Nell’ultimo mese la proiezione (o meglio: una non proiezione per contestazioni in sala) del film “L’urlo” ha fatto discutere molto.

Riportiamo alcune opinioni su quello che è successo e ci sembra importante discuterne.

Si aggiungano una piccola constatazione e qualche domanda:

gli italiani, non solo i cervelli in fuga, che emigrano sono molti di più dei migranti che arrivano, ma non attirano l’attenzione di politica, giornali e tv;

perchè gli africani, e non solo, non possono arrivare senza rischiare la vita, passando in ambasciata col passaporto, ottenendo il visto e viaggiando in aereo, risparmiando soldi, come facciamo noi?

solo i trafficanti guadagnano dagli arrivi dei migranti con i barconi? 

parlare troppo e male di chi migra (o scappa) lascia spazio alla comprensione dei motivi storici e profondi delle migrazioni?

 

“L’Urlo”: strumentalizzazioni di destra e censure di sinistra – Antonio Di Siena

Sono stati giorni davvero intensi e le idee non ho ancora avuto modo di rimetterle bene a posto. Dopo gli articoli di Libero e l’annuncio di oggi del presidente del Senato, Ignazio La Russa, di voler incontrare Michelangelo Severgnini, però, due parole mi sono d’obbligo come direttore editoriale della casa editrice che ha pubblicato il libro ”l’Urlo: schiavi in cambio di petrolio”.

Partiamo da un presupposto: capisco perfettamente che, riguardo alle vicende di Napoli – la vergognosa censura subita da Michelangelo dopo essere stato formalmente invitato a presentare la sua opera al “Festival dei diritti umani” – la sponda offerta dalla destra è assolutamente parziale, quando non squisitamente strumentale. E che a molti dei suoi esponenti interessa esclusivamente il ruolo delle ONG.
Chi ha letto il libro e visto il film sa che è un aspetto assolutamente parziale e fallace. Perché ne “L’Urlo” c’è decisamente molto di più. E, anzi, la questione dei salvataggi in mare è del tutto marginale rispetto alle questioni geopolitiche.
Soprattutto perché parliamo della stessa destra che nel 2011 – e con l’appoggio delle sinistre arcobaleno – si è macchiata (al governo) della guerra contro Gheddafi. Una scelta scellerata, contraria a qualunque interesse nazionale italiano, portata avanti nell’esclusivo interesse della NATO da un governo di cui Ignazio La Russa fu ministro della Difesa. Una guerra che è stata la principale causa del caos libico. Perché – e questo va ribadito con estrema chiarezza – se la Libia è tutt’oggi in questa condizione, lo si deve principalmente a un’aggressione militare che ha raso al suolo un Paese sovrano tra i più fiorenti e progrediti dell’intero continente africano. Una destabilizzazione in nome della “democrazia d’esportazione” che ha portato soltanto macerie e trasformato la Tripolitania in una terra di nessuno dove da undici anni vige la legge del più forte. Dove spadroneggiano milizie e tagliagola che, con la connivenza e l’appoggio economico di tutti i governi occidentali, proseguono indisturbate e impunite a sequestrare e torturare i migranti a scopo di estorsione, a ridurli in schiavitù e a sbarazzarsi brutalmente di loro quando diventano scomodi o improduttivi.
Un sistema schiavistico vero e proprio che sfrutta centinaia di migliaia di esseri umani, e lì li tiene imprigionati nonostante supplichino di poter tornare a casa loro, per mantenere in piedi un sistema economico basato sul saccheggio delle risorse del popolo libico. Lo stesso popolo che, almeno a parole, l’Occidente voleva difendere defenestrando violentemente Gheddafi. E a cui viene tutt’oggi impedito di farsi governare dall’unico governo che essi hanno liberamente scelto. Un governo (quello esiliato a Tobruk) legittimato dalla volontà popolare, democraticamente espressa nell’unica circostanza in cui è stato consentito a libici di votare, ma inviso agli interessi occidentali e quindi bollato come illegittimo e terrorista. Incidenti della democrazia. Forse è per questo che non vogliono farli votare più…

Però… e qui arriviamo al dunque.
In tutta la vicenda dell’assalto squadrista al festival del “diritti umani” di Napoli, infatti, ci sta un però grosso quanto un ecomostro sulla costiera amalfitana. Perché sono passate più di 72 ore dai fatti eppure da “sinistra” non è arrivato uno straccio di messaggio di solidarietà. Esatto. Il mondo da sempre schierato a favore della tolleranza, della libertà di parola, dei diritti, delle campagne contro odio e discriminazioni e dell’antifascismo non ha ancora proferito mezza parola non dico di sdegnata disapprovazione, ma pure di formale condanna e presa di distanze rispetto a quanto accaduto…

continua qui

 

 

RACCOLTA FIRME A SOSTEGNO DEI DIRITTI VIOLATI DEI RIFUGIATI IN LIBIA

Vi chiediamo di sostenere i migranti contro l’operazione di manipolazione portata avanti a loro danno nel film “L’Urlo”, di M. Severgnini.

Operazione tanto più grave in quanto non solo culturale, ma politica: dà in mano al governo fascista un’arma in più per la sua già abusata demagogia.

Infatti è fortemente approvata e sostenuta da Casa Pound attraverso il suo quotidiano, Il Primato nazionale, da Libero ecc; il regista è stato ricevuto a Palazzo Madama da Ignazio La Russa, in modo che sia chiaro a chi piace e a chi dà armi questo film.

Vi chiediamo una firma di solidarietà alla lettera dei Rifugiati che chiede verità e chiede di rimuovere le sequenze in cui si usa e si abusa delle loro immagini e voci. Inoltreremo le firme al produttore perché rispetti la legge.

“Non vogliamo tornare a casa e non vogliamo essere nel tuo film”.

I Refugees in Libya scrivono a Riccardo Biadene (produttore del falso film “L’urlo” di M. Severgnini), spiegano le loro ragioni e chiedono di eliminare da questo falso film TUTTO il materiale prodotto dai rifugiati in Libia e utilizzato senza liberatoria per propagandare false tesi di destra.

La lettera:

https://www.refugeesinlibya.org/post/open-letter-to-kama-production-1

Questo film è un falso clamoroso, spaccia per vera la falsa tesi di CasaPound e Fratelli d’Italia del “i migranti vogliono tornare a casa, rimpatriamoli”.

In realtà i video che Severgnini usa (illecitamente) nel film sono proteste di rifugiati che NON volevano tornare a casa e rischiavano le loro vite per protestare e chiedere l’evacuazione in Europa.

 

 

Questo è un video che permette di capire la falsificazione alla base del film; spiega infatti molto bene la questione rimpatrio/evacuazione; parla David Yambio, dei Refugees in Lybia.

È sottotitolato in italiano. Basta cliccare in alto a destra su Impostazioni, Sottotitoli, Italiano.

https://www.refugeesinlibya.org/post/open-letter-to-kama-production-1

Anche in questo articolo di Sarita Fratini, nota per le sue indagini in particolare sui casi “Asso 28” e “Asso 29”, viene ricostruito in modo chiaro il meccanismo con cui nel film si distorce la verità:

il regista gioca sui termini “rimpatrio” e “evacuazione”, confondendoli intenzionalmente e ribaltandone il significato.

Rimpatrio” è evidentemente il ritorno nel paese d’origine

  • L’organo preposto al rimpatrio è l’OIM
  • nella lettera i rifugiati lo sottolineano

Evacuazione” è al contrario la richiesta di essere portati in luoghi sicuri: non i paesi d’origine, non paesi che non riconoscono i trattati sui diritti umani, ma paesi europei.

  • L’organo preposto all’evacuazione è l’ UNHCR

Il regista utilizza sequenze dove i rifugiati chiedono, a rischio della loro vita, l’evacuazione, e si rivolgono all’UNHCR appunto; il regista invece indica queste sequenze come prova che i rifugiati chiedono il rimpatrio, cioè il contrario di quello che chiedono.

Si tratta di una falsificazione intenzionale.

Tanto più grave perché dà in mano al governo un’arma in più contro i migranti, già sempre perno per la più tragica demagogia della lega e dei fascisti.

E noi attivisti che ci impegniamo nell’immigrazione già sappiamo quante sofferenze costino alle persone le politiche migratorie in atto; non c’è certo bisogno di altre armi contro di loro!

E infine, ecco la manipolazione premiata dalla puntuale ripresa di Casa Pound sul Primato nazionale, che sta  al gioco:

“ un documentario accurato sui migranti, con i racconti degli stessi migranti

O di Libero, stesso gioco:

Non è una ricostruzione di parte, dunque. È un docu-film. Sono quei poveretti a raccontare l’inferno”

Chi ha realizzato questo brutto film credeva di poter manipolare impunemente volti e video di chi si trovava sul pavimento di un lager libico, in stato di totale abbandono e privazione di diritti.

Diciamo NO a questa manipolazione che dà armi alla destra contro i migranti,

aiutiamo i rifugiati a far valere i propri diritti:

mettiamo una firma di solidarietà sulla loro lettera.

 

 

 

 

Da africano vi chiedo: perché #apriteiporti? – Daniel Wedi Korbaria
A voi occidentali che chiedete di aprire i porti e non gli aeroporti chiedo: perché volete questo tipo di immigrazione via mare con migliaia di persone ammassate su barconi fatiscenti? Oggi la vicinanza delle Ong alle coste africane ha trasformato i barconi in gommoni scadenti sui quali si continua a morire. E più disgraziati partiranno più saranno quelli che rischieranno di annegare. Almeno fateli arrivare in aereo con un visto regolare come sono venuto io!

D’accordo, mettiamo il caso che il vostro buonismo trionfi e che si aprano i porti (e non gli aeroporti), allora vi chiedo: quanti africani volete far arrivare nella vostra “accogliente” Europa? Avrete anche voi un limite numerico a questo esodo, o no? Quanti arrivi di immigrati il vostro buon cuore può accogliere? E a quale cifra vi fermerete? Ad 1 milione? 10 milioni o 100 milioni di immigrati? Oppure volete qui oltre un miliardo di popolazione africana? Io sono strasicuro che anche voi avete una soglia di sopportazione, sono sicuro che ad un certo punto anche voi direte: basta!

Ma poi che ci dovete fare con tutti questi africani? Avete forse già preparato case dignitose da affittargli? Domicili più umani che non siano i soliti campi di accoglienza, Cas, Hub, Cara, Sprar, eccetera? Siete pronti ad affittargli la vostra casa con un contratto regolare? Poi dovrete anche farli lavorare a differenza dei vostri giovani che non trovando lavoro in Italia scelgono di emigrare. Ancora vi chiedo, che tipo di lavoro volete fargli fare? Un lavoro onesto e in regola, roba diversa dalla solita schiavitù nei campi agricoli del meridione?

Ecco, vi sarei eternamente grato se voleste rispondere a queste mie domande. Diversamente non farete altro che confermarmi il dubbio atroce che mi assilla da anni e cioè che questa immigrazione è oramai diventata per voi una vera droga.

Troppe persone ne fanno uso, c’è chi si augura addirittura la morte di un bambino1 per poter fare un regime change al neo “governo del cambiamento” italiano per sostituirlo con uno immigrazionista. C’è chi ha perso la lucidità mentale e dall’attico di un grattacielo d’oltreoceano parla come se avesse il potere straordinario di conoscere tutto quel che accade nel Mediterraneo. Gli sballati intellettuali onnipresenzialisti dei mainstream media volutamente sfruttano la parola magica “rifugiati” per agevolare gli amici degli amici che lucrano con l’accoglienza e giustificano il lavoro sporco delle navi negriere. Costoro devono sapere che non esistono “rifugiati africani” che scappano dai loro paesi ma solo persone in fuga dall’operato dell’Occidente e dal suo neocolonialismo.

Voi stessi li state costringendo a scappare e aprire i porti non sarà certo la loro salvezza. #Parliamone.

da qui

 

 

 

Passaporti, basta privilegi

Rivedere politica dei visti e garantire libertà di movimento a tutti i cittadini del mondo – un appello (ripreso da vociglobali.it) che la “bottega” sostiene e condivide

I cittadini dei Paesi del Sud del mondo, quelli aggrovigliati in conflitti che sembrano non aver fine, quelli dove povertà, effetti della crisi climatica, autoritarismi e guerre intestine stanno incidendo sull’aumento costante di sfollati e rifugiati interni.

Tutti questi cittadini sono anche le principali vittime del deterioramento di un diritto fondamentale, quello alla mobilità.

Un diritto che trova riconoscimento nelle Carte Costituzionali dei Paesi occidentali, nella Carta dei Diritti dell’Unione Europea e nella stessa Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo. Diritto che però, di fatto, consente solo ai cittadini dei Paesi ricchi, per lo più nell’emisfero occidentale del pianeta, di viaggiare, prendere aerei, decidere qualsiasi meta. Qualsiasi meta il suo passaporto gli garantisca.

Periodicamente i Passport Index, strumenti che classificano i passaporti e identificano quelli most powerful e quelli least powerful, mostrano in tutta la loro evidenza il gap del diritto al movimento tra i Paesi ricchi e quelli cosiddetti in via di sviluppo – divario che in periodo di pandemia non ha fatto che allargarsi. In sostanza ci sono milioni di esseri umani per i quali non solo è molto difficile e costoso ottenere un passaporto ma, una volta ottenuto, è difficile avere un visto per viaggiare in altri Paesi del mondo.

Non si tratta semplicemente di cittadini di serie A e cittadini di serie B. Il discrimine, piuttosto, è tra cittadini/individui liberi e cittadini/individui tenuti “in catene”. E per i quali, spesso, l’unico modo per liberarsi dal giogo è tentare la sorte, tirando a dadi lungo la strada del deserto, quella del Mediterraneo, quella dei confini armati, murati, spinati.

“Disattenti” (potremmo dire) sul deterioramento sostanziale del diritto alla mobilità, sono gli Stati – rappresentati dalle Ambasciate –  che negli anni hanno operato sempre più restrizioni nel rilascio dei visti. Nella politica dei passaporti e dei visti dunque, non sembra valere il meccanismo della reciprocità tra gli Stati.

Così a fronte di passaporti “potenti” come quelli, per esempio, degli Emirati Arabi Uniti, giapponese, tedesco, italiano per i quali è consentito viaggiare nella maggior parte dei Paesi del mondo senza richiedere un visto, ce ne sono altri che non valgono quasi nulla e sono quelli rilasciati in Paesi da tempo in confitto: Siria, Yemen, Afghanistan, Sudan e molti delle cosiddette aree in via di Sviluppo, primo fra tutti il continente africano, da cui, non a caso parte ogni giorno un numero imprecisato di migranti in cerca di asilo o di fortuna. Migranti definiti clandestini, illegali, ma che non hanno modo di muoversi in altro modo.

Viviamo in un’epoca che tende ad agevolare la ricchezza e il potere, alzare barriere di ogni tipo, operare divisioni, e poi trascurare gli effetti di queste politiche: disuguaglianza, povertà, disturbi mentali, disagio sociale, conflitti. Così aumentano le migrazioni forzate e pericolose.

Riteniamo ingiusto che milioni di persone siano prigioniere nei loro Paesi, che non abbiano diritto a viaggiare, cambiare la propria vita, cercare altre strade. Proprio come fanno tutti quegli altri a cui questo diritto è concesso.

Se non si porrà fine alla disuguaglianza del diritto alla mobilità tutte le altre disparità fra esseri umani non diminuiranno. E non sarà l’esternalizzazione delle frontiere a fermare lil movimento migratorio. Riflettiamo su quanto la migrazione cosiddetta irregolare avvenga, prima di tutto, a causa delle ingiustizie sociali. E sia resa “irregolare” dall’impossibilità di godere di un diritto universale.

Ci appelliamo alla Commissione Europea, Parlamento Europeo e ai leader dei governi europei affinché si apra un dibattito serio per rivedere la politica dei visti, consentendo ai cittadini africani e del resto del mondo (che oggi non hanno la possibilità di viaggiare legalmente) lo stesso diritto e libertà di movimento che hanno gli europei.

Oggi è più urgente che mai una mobilitazione seria – e altrettanti interventi legislativi – che tocchino alla radice una disuguaglianza il cui risultato è la perdita di vite umane ogni anno e continue tensioni sociali.

All’iniziativa – promossa da Antonella Sinopoli e da Voci Globali APS insieme ad Articolo 21  – aderiscono come primi firmatari:
Paola Barretta, Laura Silvia Battaglia, Mauro Biani, Andrea Billau, Valerio Cataldi, Francesco Cavalli, Tiziana Ciavardini, Fiorella Civardi, Gherardo Colombo, Stefano Corradino, Danilo De Biasio, Davide Demichelis, Claudio Geymonat, Sabrina Giannini, Gian Mario Gillio, Giuseppe Giulietti, Mariangela Gritta Grainer, Elisa Marincola, Anna Meli, Mara Filippi Morrione, Antonella Napoli, Alessandro Rocca, Luciano Scalettari, Claudia Segre, Cecilia Strada, Mussie Zerai

e le seguenti associazioni / testate: Carta di Roma, Circolo Articolo21 Piemonte, Festival dei Diritti umani (FDU), Focus On Africa, Hic SuntLeones: Dalla parte di Nice, Nigrizia, Radio Voce nel Deserto (Rovigo), ResQSaving People, Spazi Circolari…

https://vociglobali.it/passaporti-basta-privilegi-appello/

 

VEDI ANCHE

https://comune-info.net/tag/migranti/

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

4 commenti

  • Come dice giustamente la lettera di Refugèe : Abbiamo capito benissimo a chi piace questo film/fake , da l’impresentabile la russa ( scritto in minuscolo di proposito) a casa pound ( idem), per non parlare dei “ giornali “
    libero, e tutti i razzisti a seguito della lega e dell’attuale governo fascista.
    Purtroppo per questi “ signori “ non tutti si bevono le loro contorte dichiarazioni e documenti falsi pubblicati.
    #stoprespingimenti
    #boicottiamolurlo
    #restiamoumani

  • l’appello che sta alla fine potrebbe essere condiviso ma -purtroppo- soriane questo paragrafato ASSURDO : “Ci appelliamo alla Commissione Europea, Parlamento Europeo e ai leader dei governi europei affinché si apra un dibattito serio per rivedere la politica dei visti, consentendo ai cittadini africani e del resto del mondo (che oggi non hanno la possibilità di viaggiare legalmente) lo stesso diritto e libertà di movimento che hanno gli europei”.

    Ma come si può sperare che l’UE facCia questo quando OPERA CON FRONTEXE CHE LA SUA PRINCIPALE ISTITUZIONE CRIMINALE CHE PRATICA SOLO LA TANTOPOLITICA CIOE’ IL LASCIAR MORIRE E FAR MORIRE PAGANDO ANCHE MILIZIE E GIOVANDO CON I MERCANTI D’ARMI COME è STATO DEMUNCIATO Più VOLTE ANCHE DA GIURISTI E ONG ONESTE …

  • Andrea Bulgarini

    E’ stata scritta da Refugees in Libya una lettera dove viene “ricostruito” il senso e le intenzioni di questo film, e perché sia tanto sostenuto dalla destra: Casa Pound, Libero, Ignazio La Russa che addirittura riceve il regista a Palazzo Madama. Per maggiori informazioni: https://www.refugeesinlibya.org/post/open-letter-to-kama-production-1

  • Valeria Taraborelli

    FIATO ALLE TROMBE NEOCOLONIALISTE E NAZIFASCISTE VESTITE CON I COLORI DEL ‘BUONISMO’….. IL SOLITO SCHIFOSO DIRITTO DEL PIÙ FORTE CONTRO IL PIÙ DEBOLE, OVVERO QUELLO CHE HA SOLO LA FORZA DELLE SUE BRACCIA E GAMBE PER ESSERE SFRUTTATO….. MA NOM SARÀ SEMPRE COSÌ

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