I soldi che l’Italia dà al clero…

attraverso gli «oneri di urbanizzazione secondaria»: una piccola, esemplare storia fra Regione Emilia-Romagna e Comune di Imola. Con la segnalazione fatta da Uaar alla Corte dei conti.

di Roberto Vuilleumier (*)

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La notizia è stata tenuta nascosta per qualche mese ma ormai è chiaro che la Regione Emilia-Romagna ritiene non più applicabili le disposizioni che stabiliscono che il 7% degli oneri di urbanizzazione secondaria siano destinati alle chiese e altri edifici per attività religiose.

Lo rende noto attraverso il parere emesso dal responsabile del «Servizio affari generali, giuridici e programmazione finanziaria» – cfr http://territorio.regione.emilia-romagna.it/codice-territorio/ultimi-aggiornamenti/parere-prot-pg-2015-862614-del-4-dicembre-2015 – Giovanni Santangelo, investito della questione dal Comune di Gambettola cui era stata presentata una richiesta di rimborso da una parrocchia locale per spese sostenute nel 2014 per lavori di demolizione e nuova costruzione dell’edificio da destinare a centro parrocchiale, rimborso chiesto come liquidazione di quota di oneri di urbanizzazione secondaria incassati dal Comune negli anni 2010, 2011, 2012 e 2013.

Il Comune dovrebbe formulare annualmente una previsione di impegno dei proventi derivanti da concessioni e sanzioni edilizie e nell’ambito di tale previsione, «d’intesa con gli enti religiosi istituzionalmente competenti», dovrebbe destinare una quota dei proventi – il 7% appunto degli oneri di urbanizzazione secondaria o la diversa percentuale stabilita dal Consiglio comunale – «in primo luogo all’acquisizione di aree previste dagli strumenti urbanistici vigenti per chiese ed altri edifici per servizi religiosi, da cedere gratuitamente in proprietà all’ente religioso, ovvero al rimborso delle spese documentate per l’acquisizione di dette aree, ed inoltre ad interventi per la costruzione o il ripristino di attrezzature religiose, con particolare riferimento ai valori monumentali e storici».

La Regione Emilia-Romagna afferma però che «appare necessario considerare il principio, radicato nell’ordinamento, in virtù del quale le opere di urbanizzazione sono, in linea naturale, opere pubbliche rientranti, o destinate a rientrare, nel patrimonio del Comune» e che «come per tutte le opere pubbliche, tale principio risponde alla logica secondo la quale la proprietà pubblica delle opere costituisce la più piena e duratura garanzia della loro effettiva destinazione a finalità di interesse generale».

«In coerenza a tale principio, ed a fronte dell’attuale carattere multiconfessionale della quota di popolazione dèdita a pratiche religiose, e dei connessi princìpi costituzionali di libertà e non discriminazione, dovrebbe ritenersi che qualora il Comune, nell’ambito della propria autonomia, ritenga di destinare una quota dei proventi degli oneri di urbanizzazione (o altri fondi pubblici) alla realizzazione di opere di urbanizzazione riguardanti il culto, dovrebbe farlo in riferimento ad edifici e spazi di proprietà dello stesso Comune, assegnati o gestiti direttamente, secondo quanto ritenuto più adeguato al contesto sociale locale ed alla relativa evoluzione, in modo da soddisfare l’interesse di tutte le diverse comunità e persone che nella realtà locale possano aspirare all’esercizio di pratiche di carattere spirituale in ambienti dedicati».

Inoltre – si legge nel parere, vedi il link sopra – la normativa in argomento (le disposizioni regolamentari del 1978, riprodotte ai paragrafi 2 e 3 del punto 2.1 del testo coordinato delle «Indicazioni procedurali per l’applicazione degli oneri di urbanizzazione di cui agli artt. 5-10 della legge 28 gennaio 1977, n. 10», contenuto nella deliberazione del Consiglio regionale 849 del 04.03.1998) risale al 1978 e poteva dunque trovare fondamento in quei Patti lateranensi allora ancora in vigore e in particolare nel principio di “religione di Stato” che nell’ambito della revisione concordataria del 1985 si provvide poi a dichiarare non più in vigore (punto 1 del Protocollo addizionale all’Accordo fra Santa Sede e Repubblica italiana, ratificato con la legge 121 del 25.03.1985).

Le disposizioni sono quindi da ritenersi inapplicabili.

Il curiosissimo caso di Imola.

Dal momento che dall’inchiesta del nostro circolo Uaar di Bologna e della delegazione di Imola emerge che il solo Comune imolese abbia versato alla curia – per oneri di urbanizzazione secondaria relativi agli anni 2000-2015 – oltre 2 milioni di euro, ho fatto alcune ricerche, Mi pare la dicano lunga sugli intrecci che legano politici e curia a livello locale. Si veda il grafico QUI SOTTO, che si basa su dati di dominio pubblico.

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ll Comune di Imola disciplina la materia degli oneri di urbanizzazione secondaria tramite un “accordo di massima” risalente al 1982 che prevede l’erogazione della quota del 7% sulle somme introitate a titolo di oneri di urbanizzazione secondaria nella misura del 94% alla Curia Vescovile e del 6% all’Associazione Cristiana dei Testimoni di Geova, come si evince dalla determina dirigenziale 774/2011 (Allegato 2). Ma di questo accordo non si rileva forma documentale.

Il Comune di Imola non ha mai provveduto con atto pubblico a deliberare sui criteri selettivi e sulle modalità di erogazione della quota e sono sconosciute le modalità attuali di attribuzione.

Ai sensi dell’articolo 12 della legge 241/1990 e dei collegati obblighi di trasparenza di cui al decreto legislativo 33/2013, per l’eventuale attribuzione della quota suddetta, attribuzione effettuata peraltro secondo normative considerate non più applicabili (cfr. pagina 12 allegato 1) infatti resta al contrario necessaria e imprescindibile la preventiva approvazione e pubblicazione di atti che predeterminino tanto i criteri quanto le modalità di riparto dei contributi fra i soggetti esponenziali dei diversi orientamenti confessionali o filosofici presenti in ambito comunale….

In due parole manca il bando con i criteri ad esso funzionali.

Abbiamo quindi ritenuto opportuno, vista l’assenza di repliche da parte del Comune, esporre i fatti alla Procura generale della Corte dei Conti.

(*) Roberto Vuilleumier è delegato Uaar – cioè Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti – per Imola e Castel s Pietro

 

Redazione
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Un commento

  • Mi ero occupato in passato di quanto riceve la chiesa ogni anno di oneri di urbanizzazione secondaria, feci una ricerca sulla diocesi di Savona (una delle più piccole d’Italia) e la cifra ammontava a un centinaio di migliaia di € l’anno.
    La cosa tragica è che in realtà gli oneri di urbanizzazione secondaria andrebbero destinati alle scuole con precedenza quelle materne.
    Esiste a proposito una sentenza del TAR della Toscana che dichiara illegittima la destinazione degli oneri alla chiesa, questi possono essere destinati al clero solo nel caso in cui venga costruito un edificio di culto.
    Purtroppo invece questi vengono praticamente ovunque destinati al clero.
    In questo articolo trovate ulteriori dettagli https://www.uaar.it/uaar/campagne/oneri/oneri-sentenza-tar-toscana-4082-2004.html/

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