Ideologia e media

Romano Mazzon

In questi giorni si sta scatenando con tutta la sua potenza quella che Gramsci chiamò egemonia culturale, quel processo che prelude a una dittatura.

Non esiste media, tv o carta stampa, che non ci spieghi che dobbiamo tranquillizzare gli speculatori, ops, gli investitori e dobbiamo fare sacrifici altrimenti sono guai.

Non esiste una sola voce fuori dal coro! Per tutti la premessa è la normalità di un debito pubblico  in balia delle speculazioni in borsa e l’accettazione supina che chi specula in borsa traccia le politiche economiche di uno Stato svuotandolo di tutto!

Da destra a sinistra (storiche, si intende) è un gran vociare e un gran litigare, anche i direttori di testata sono ormai partigiani in trincea, tutti a difendere l’egemonia di gruppi finanziari che, oltre a speculare in borsa, detengono le redini dell’informazione in Italia, e non solo.

Dietro un professionismo anglosassone tutti concordano sui sacrifici e sulla necessità di una cura. Non pongono minimente in campo la possibilità che non possa essere accettabile che uno Stato venga svuotato di tutto perché gli speculatori così hanno scelto. Se qualcuno lo dice, e a qualcuno lo devono far dire per sembrare super partes, allora viene trattato, al meglio, come un ingenuo che non può capire le dinamiche economiche internazionali.

Stanno trasferendo, attraverso questo sistema, un’ideologia ben precisa nella cittadinanza, un’ideologia da intendersi nel più becero dei suoi significati: l’impossibilità di immaginare altro e rincorrere altro dall’esistente. Una forma di controllo che vuole essere assoluta, asservendoci ai bisogni di un gruppo ristretto, un oligopolio che si muove come gli pare.

Se sei con questa ideologia sei dalla parte della libertà e della democrazia (un modo di dire che significa cosa buona e giusta, un aggettivo senza oggetto) se sei contro allora sei un black block (cosa brutta, sporca e cattiva, non importa cosa sia).

Ieri sera, dopo che la maggior parte degli italiani ha detto no alla privatizzazione dell’acqua, hanno coniato un nuovo termine, uscire dalla crisi aumentando la concorrenza sul mercato, ossia privatizzare!

È un grosso pericolo, non c’è testata che si salvi. Nessuno mette in dubbio niente. Tutti i campanelli di allarme stanno suonando: ieri, mentre i tg dicevano un ordigno trovato sulla linea alta velocità, è successo qualcosa di grave. Chi ha messo quel missile terra aria pronto a partire, non una bomba carta confezionata in casa, lungo la ferrovia non sono black block, sono persone molto più pericolose che non tirano sassi ma mettono bombe in luoghi affollati. Uno sputo in faccia a un paese che ha già visto treni divelti imbrattati di sangue e carne, stragi che non sono mai state chiarite rimanendo un ferita grave per la coesione di questo paese. Oggi come allora un avvertimento a chi vuole cambiare, il solito monito che ci dice che loro sanno essere cattivi e senza pietà.

Magari mi sbaglio e sto divenendo paranoico, magari fosse così. Temo però di sbagliarmi di poco, mi limito a mettere insieme ciò ce sta avvenendo nei media, una posizione unica mascherata da eterno litigio, e ciò che sta avvenendo nel paese, manifestazioni sempre più frequenti e minacce non poco velate di stragi.

Rom Vunner

4 commenti

  • Parole purtroppo veritiere. Nessuno fa i nomi degli speculatori. Perché insomma, se qui volano miliardi e miliardi, ci sarà pure qualciuno che sa chi sono i manovratori. Non e’ pensabile che i miliardi volino da soli, non sono noccioline e non sono neanche milioni. sono MILIARDI. E non è neanche pesnsabile che non sia possibile rintracciarli. In verità lo Stato come entità, come concetto, dovrebbe dichiarare fallimento: chi dovrebbe gestire la cosa pubblica, chi dovrebbe eseguire i mandati dei cittadini, chi dovrebbe esercitare la democrazia, non esiste piu’. Esiste solo una mafia ristretta che, comperando uomini (di stato), fa e sempre più continuerà a fare i propri interessi. Finché il sistema non collassa. Ora restiamo a vedere che fine fa il dollaro. Se crolla anche quello è, davvero, la fine del mondo.
    Ciao,
    Vittorio

  • Marco Pacifici

    Islanda,Equador,hanno fatto assemblee popolari ,costretto a fuggire i banchieri con ordini di cattura,azzerato il debito”pubblico”(che hanno fatto banche e finanziarie),ora stanno risorgendo,.Islanda che ha cominciato nel 2008 ,sta vivendo una stagione di benessere,serenita dei cittadini che hanno imparato cosa è il potere popolare assembleare:sarebbe facile per tutti noi,ma quando leggo anche i nostri Compagni blaterare sul collasso economico,penso che stiamo messi malissimo.ORA UNA DOMANDA SEMPLICE SEMPLICE:TUTTI GLI STATI DEL MONDO HANNO UN ENORME DEBITO:MACCHICCAZZZO SONO I CREDITORI? DOVE SONO? SU ALPHA CENTAURI:E’ UNA ENORME PRESA PER IL CULO E NESSUNO HA IL CORAGGIO DI DIRLO

  • Antonio Fantozzi

    Condivido, e aggiungo questo:

    Questa Italia miserabile e miserrima, questo paese chiagne e fotti, questa Lagnolandia che persino quando vai in posta le impiegate, gente come te, ti chiedono se lo vuoi un gratta e vinci e si vergognano anche loro intanto che lo chiedono, che le hanno obbligate, questa Italia è un porcile in prima serata che si chiama reality, un nome preso in prestito da un cielo irreale fatto di dentifricio a stelle e strisce. Ma siamo impazziti?! La vita è una cosa seria, non una scommessa da grattare e via. Ma quale vergogna? scrive rabbiosa la matita, loro, le impiegate, eseguono zelanti l’ordine e commettono genocidio, sulla pelle dei poveracci. Ma c’è il libero arbitrio! sente urlare. Ma quale libero arbitrio?! A forza di stare nella merda, alla fine si puzza.
    E allora in un paese così la gente chiedono favori e non diritti, e così danno alla vita un senso mafioso e omertoso che non è nient’altro che avarizia di taccagni incollati al borsellino. La solidarietà, al contrario, è politica. Con la solidarietà siamo cittadini, con l’avarizia siamo sudditi.

  • condivido in pieno la distinzione tra solidarietà/ avarizia e cittadini/sudditi

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