Il boia, il papa, il divieto a manifestare e…

… un appello all’Europa delle “tre scimmiette” mentre si prepara la manifestazione nazionale del 17 febbraio

Comunicato stampa di Uiki:
Respingere il criminale Erdogan, fermare il massacro del popolo curdo!

L’annuncio della visita di Erdogan a Roma e in Vaticano prevista per il prossimo 5 febbraio 2018 ci colpisce come una provocazione. Viene ricevuto con gli onori di Stato un dittatore che calpesta tutti i diritti fondamentali e si trova in palese violazione della legalità internazionale. Lo Stato turco sta cercando di occupare il territorio di un altro Paese per legittimare il suo regime dopo aver perso la fiducia interna della cittadinanza.

Il regime della Turchia attraversa un periodo di disfacimento ed è un grande pericolo per tutta l’Europa: crea inimicizie e dissidi, controllando esternamente le frontiere e rafforzando confini e divisioni, governando internamente per decreti: intellettuali, accademici, giornalisti, medici, calciatori, insegnanti, magistrati, sindacati, sindaci e deputati sono stati incarcerati e ogni opposizione in Turchia viene arrestata. A migliaia sono in prigione e molti hanno dovuto lasciare il Paese.

Ogni politica perpetuata dal governo presidenziale e dittatoriale turco agevola la creazione di fondamentalismi ed è la base per ogni estremo nazionalismo e razzismo. Chi si oppone a queste politiche, specialmente se curdo, viene ucciso. Recep Tayyip Erdogan è da considerare come un sanguinario criminale di guerra, e non può perciò essere accolto con gli onori di un capo di Stato.

E’ un periodo di forte crisi sociale e politica per la Turchia. Il genocidio che consuma segna questo nuovo millennio con il sangue del popolo curdo. Il presidente turco è colui che ha ordinato l’uccisione delle nostre tre compagne Sakine, Fidan Leyla a Parigi, è ormai chiaro come sia il primo sostenitore di ISIS (Daesh). E proprio mentre la liberazione dalle morse di Daesh per parte delle forze di difesa democratiche curde era in corso, le politiche della Turchia si volgevano al massacro della popolazione, arrivando a bruciare vive persone ferite che avevano cercato rifugio nelle cantine per sottrarsi alla violenza omicida.

La politica di invasione e guerra della Turchia di Erdogan si dirige chiaramente al genocidio politico e culturale: ha raso al suolo intere città e distrutto miratamente, ovunque e anche in queste ore ad Afrin, siti storici archeologici patrimoni dell’umanità. Migliaia di donne e bambini e civili sono stati le prime mire e anche per questo motivo si richiede un processo nel tribunale internazionale per crimini di guerra e crimini contro l’umanità.

La fine di questo regime verrà segnata dalla resistenza di Afrin: un’area in cui un pluralismo religioso, etnico e democratico ha creato una coesistenza pacifica di una miriade di popoli e rifugiati dalle guerre, mentre il regime fascista, fondamentalista e strumentalizzante della Turchia ha come obiettivo la dittatura di un solo uomo e la rivisitazione imperialista di un nuovo Impero Ottomano.

Chiediamo a tutte e tutti coloro che credono nei valori democratici, a tutte e tutti coloro che credono nella pace e nella democrazia e sono solidali con i popoli che vivono in Medio Oriente, in Turchia, Siria, Iraq, Iran – i Paesi tra i quali i curdi sono stati divisi a partire da decisioni provenienti dall’Europa – di alzare la voce e di scendere in piazza ovunque per dire NO alla dittatura di Erdogan.

Il popolo curdo chiede una soluzione politica, pacifica e democratica, una pace duratura per tutti i popoli. È questo che ispira la sua resistenza. Vincerà perché crede nella liberta e nella forza degli esseri umani, come ha saputo dimostrare a Kobane, a Minbij, a Raqqa e dovunque esiste la crudeltà e la barbarie.

Ora noi vi chiediamo: da che parte state? Da quella del popolo curdo o da quella di Erdogan?

 

SULL’ASSASSINIO di Sakine Cansiz, Fidan Dogan e Leyla Saylemez CFR Terrorismo di Stato: ieri era Pretoria, oggi è Ankara

UN APPELLO DEL “GRUPPO UMANA SOLIDARIETA”

con l’operazione dal nome paradossale “Ramoscello d’ulivo” lanciata sabato 20 gennaio il presidente turco Receip Erdogan ha sferrato l’attacco al confinante cantone curdo di Afrin, provocando già centinaia di vittime tra i civili.

Sono passati dieci giorni dall’inizio dei bombardamenti dell’area settentrionale della Siria, che hanno l’obiettivo dichiarato da Ankara di debellare la presenza curda dal confine e creare una fascia di sicurezza lunga oltre 30 chilometri che serva da cuscinetto al suo confine meridionale in modo da spezzare la contiguità territoriale curda.

Mentre si ripetono in tutta la regione aggressioni sporadiche anche oltre il confine del cantone di Afrin il GUS Gruppo Umana Solidarietà, a Kobane da maggio, fa appello all’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza Federica Mogherini e a tutta la comunità internazionale per l’immediata cessazione delle azioni di guerra delle forze armate turche nel nord della Siria.

Esprimiamo tutta la nostra angoscia e preoccupazione per ciò che sta accadendo contro la popolazione di Afrin”, afferma il presidente del GUS Paolo Bernabucci. “La violenza del regime di Erdogan agisce nella indifferenza delle Istituzioni internazionali, dei governi democratici, della Commissione europea e dell’ONU, la cui inedia in queste ore è un ulteriore macigno sulla loro credibilità”.

“Ora è tempo di un’unica scelta”, conclude Bernabucci “fermare Erdogan e difendere le popolazioni attaccate dalla Turchia”.

L’Occidente che aveva celebrato la resistenza contro il Califfato e l’epopea di Kobane, contrastata da Ankara che aiutò palesemente l’Isis, oggi sembra aver dimenticato la causa curda, mentre i raid aerei e dell’artiglieria turca contro l’énclave di Afrin potrebbero rappresentare solo l’inizio di una più vasta operazione contro il popolo curdo del nord-est siriano..

QUI PER LEGGERE E FIRMARE

A ROMA C’E’ IL DIVIETO DI MANIFESTARE CONTRO LA STRETTA DI MANO “ERD-GOGLIO” ma è probabile che piccoli gruppi – fra oggi e domenica – porteranno egualmente una protesta nonviolenta nelle strade: si chiama “obiezione di coscienza” ovvero il rifiuto di obbedire a ordini che violano i diritti umani. Intanto si prepara la manifestazione nazionale del 17 febbraio, cfr  Fermare le bombe turche su Afrin-Rojava

 

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

6 commenti

  • Giuseppe Lodoli

    Daccordissimo nel dire tutto il male di Erdogan (si sforza anche di ripristinare la pena di morte) ma se costui va a parlare con Tizio e Caio non significa che Tizio e Caio siano d’accordo con lui.
    Vabbe’ staremo a vedere.

  • Daniele Barbieri

    6 appuntamenti e link più una risposta a Giuseppe Lodoli

    1 – Un nuovo dossier sui crimini e reati di guerra della Turchia contro l’umanità ad #AFRIN.: Adesso Basta: cfr http://www.uikionlus.com/category/notizie/

    2 – UN APPELLO DI AMNESTY
    Il 5 e 6 febbraio Erdogan è in visita in Italia. Insieme a oltre un milione di persone continuiamo a chiedere al presidente turco di porre fine alla persecuzione dei difensori dei diritti umani in Turchia. Nelle prigioni turche si trovano centinaia di persone innocenti, tra cui oltre 150 giornalisti. Gli attuali procedimenti giudiziari sono un tentativo per ridurre al silenzio le voci critiche della Turchia. Nel mirino della repressione sono finiti anche il presidente di Amnesty Turchia, Taner Kılıç, la direttrice İdil Eser e altri nove difensori dei diritti umani.
    QUI PER FIRMARE L’APPELLO: https://www.amnesty.it/appelli/turchia-liberare-difensori-dei-diritti-umani/?asset-code=27495&utm_source=DEM&utm_campaign=DEM&utm_source=DEM&utm_medium=Email&utm_campaign=DEM4516

    3 – TURCHIA: IL NUOVO ARRESTO DEL PRESIDENTE DI AMNESTY INTERNATIONAL DISONORA LA GIUSTIZIA E DEVASTA LA SUA FAMIGLIA
    Amnesty International ha dichiarato che la decisione di arrestare nuovamente il presidente di Amnesty International Turchia, poche ore dopo un provvedimento di rilascio da parte di un tribunale, deve essere immediatamente annullata e Taner Kiliç deve essere rimesso in libertà.
    “Nelle ultime 24 ore abbiamo assistito a una parodia della giustizia di proporzioni epiche. Ottenere il rilascio solo per vedersi spietatamente chiudere in faccia la porta della libertà è devastante per Taner, la sua famiglia e per tutti quelli che in Turchia sono dalla parte della giustizia” ha detto il segretario generale di Amnesty International, Salil Shetty.
    “Quest’ultimo episodio, un arresto pretestuoso, ha distrutto le speranze di Taner e quelle di sua moglie e delle sue figlie, che lo avevano aspettato tutto il giorno all’esterno della prigione per accoglierlo”.
    Il nuovo arresto di Taner Kiliç è avvenuto poche ore dopo la decisione presa il 31 gennaio da un tribunale di porlo in libertà condizionata in attesa del processo, decisione contro cui il procuratore ha fatto appello. Un secondo tribunale di Istanbul ha accolto l’appello, e invece di essere rilasciato, Taner Kiliç è stato prelevato dalla prigione di Izmir, dove era detenuto da giugno, e posto sotto la custodia della gendarmeria. Infine, il 1° febbraio il tribunale di prima istanza ha confermato la decisione dell’altra corte, disponendo il proseguimento della detenzione.
    “Questo è l’ultimo esempio della crisi del sistema giudiziario turco, che continua a distruggere vite e a svuotare di senso il diritto a un processo equo” ha aggiunto Salil Shetty.
    “Il nuovo arresto di Taner, che è un affronto alla giustizia e non tiene conto delle schiaccianti prove della sua innocenza, non fa che rafforzare la determinazione a continuare la nostra battaglia per lui. Un milione di voci si sono già levate chiedendo il suo rilascio. Non avrebbe mai dovuto essere arrestato, e non ci fermeremo finché non sarà di nuovo libero”.
    La prossima udienza è fissata per il 21 giugno 2018.

    4 – ERDOGAN A ROMA: l’Italia è pronta a benedire il sultano
    In un msg Turi Palidda segnala https://www.dinamopress.it/news/erdogan-roma-litalia-pronta-benedire-sultano/
    Sembrava dovesse incontrare “solamente” il papa in Vaticano invece Erdogan pare che sarà accolto con tutti gli onori da Gentiloni e Mattarella.
    L’Italia sarà il primo Paese a stringere la mano sporca di sangue del presidente turco dopo l’inizio del massacro dei Kurdi oltre che di migliaia di arresti, persecuzioni ecc.
    Ufficialmente si dice che venga per parlare “contro” Gerusalemme capitale di Israele ma in ballo ci sono:
    – lo sviluppo del sistema di difesa aerea a lungo raggio affidato al consorzio franco-italiano Eurosam.
    – progetti per i porti italiani (è turco uno dei più grandi gruppi mondiali di terminal crocieristici (la Global Ports), che fa parte della Global Investment Holdings, colosso turco con interessi in diversi settori (anche di Erdogan in persona. Negli ultimi due anni infatti direttamente o indirettamente, ha acquisito il 70% della Cagliari Cruise Port srl, il 62% della Catania Cruise Terminal srl, il 53% della Ravenna Terminal Passeggeri srl e il 28% della La Spezia Cruise Facility scarl.
    Inoltre la Turchia continua a essere il Paese delle delocalizzazioni anche italiane (Benetton e altri) visto che ci sono milioni di rifugiati in condizioni di neo-schiavitù fra cui decine di migliaia di bambini siriani (vedi su youtube il reportage.)
    Ma nessuno protesta per questa accoglienza del sultano degno erede degli auori del genocidio degli Armeni e oggi del quasi-genocidio dei Kurdi e degli oppositori …

    5 – UN APPUNTAMENTO A BOLOGNA
    Martedì 6 febbraio 2018 ore 18.30 a Làbas in Vicolo Bolognetti 2
    LA RESISTENZA DEL ROJAVA
    Dalla vittoria di Kobane contro l’ISIS alla resistenza all’aggressione turca al Cantone di Afrin.
    In queste ore le tensioni in medio oriente, ed in Siria in particolare, si sono riaccese. Dopo sette anni di guerra feroce e brutale, il conflitto non accenna a fermarsi. La recente invasione della Turchia nel cantone di Afrin del Rojava (Siria del nord) riporta instabilità nel territorio. 
    Afrin, assieme a Kobane e Jazira, è uno dei tre cantoni del Rojava, una zona in cui dal 2012 i kurdi costruiscono un progetto di democrazia radicale, basato sull’autogoverno per realizzare l’uguaglianza e la piena giustizia sociale in quei territori.
    Ora più che mai è importante sostenere la resistenza delle YPG (Unità di Protezione Popolare), delle YPJ (Unità di Protezione delle Donne), delle SDF (Syrian Democratic Forces) e di tutta la popolazione di Afrin contro l’invasione turca che ha come obiettivo l’annientamento del progetto della ROJAVA.
    Ne parliamo con:
    Ozlem Tanrikulu – Ufficio di informazione del Kurdistan in Italia 
    Francesco Strazzari – Docente Relazioni Internazionali Scuola Sant’Anna Pisa 
    Coordina: Domenico Mucignat – Ass. Ya Basta! Bologna

    6 – UN APPUNTAMENTO A PIRRI (CAGLIARI)
    Dal 20 gennaio con la complicità della comunità internazionale, il secondo esercito della NATO – quello turco – ha dichiarato guerra al popolo di Afrin. Per questo motivo martedì 6 febbraio alle 18 nel Teatro Fucina del Crogiuolo a La Vetreria Pirri (Ca) in via Italia 63 si svolgerà l’assemblea organizzata dalla Rete Kurdistan Sardegna a sostegno della resistenza del popolo di Afrin.
    In questi giorni gli uomini e le donne dello YPG/YPJ stanno resistendo con lo stesso eroismo e la stessa determinazione mostrati nel 2014 a Kobane, quando gli occhi del mondo erano rivolti verso la loro battaglia contro l’Isis. Eppure, l’attacco che oggi muove contro di loro il governo turco è motivato dagli stessi intenti che già l’avevano portato ad armare l’Isis: la distruzione del progetto politico di convivenza pacifica e solidale tra i popoli della Siria promosso dai Kurdi e l’imposizione nella regione del fascismo islamista che Erdogan sta già imponendo in Turchia.
    L’attacco al popolo di Afrin, portato avanti per mezzo di bombardamenti indiscriminati sui villaggi e le città, ha già causato decine di vittime civili, straziate da armi fornite dagli stati europei (carri armati tedeschi, elicotteri italiani) e armi proibite dalle convenzioni internazionali (napalm). La sproporzione delle forze in campo è enorme, la solidarietà internazionale è determinante. Da Koban ad Afrin i curdi lottano per l’umanità.
    Per informazioni: retekurdistansardegna@riseup.net

    UNA RISPOSTA
    Giuseppe Lodoli ha scritto (qui sopra): «D’accordissimo nel dire tutto il male di Erdogan (si sforza anche di ripristinare la pena di morte) ma se costui va a parlare con Tizio e Caio non significa che Tizio e Caio siano d’accordo con lui. Vabbe’ staremo a vedere». Non è così, Giuseppe: qui non si parla di privati ma di istituzioni e incontri pubblici rilanciati dai massmedia. Ricevere, con gli onori di Stato, un boia non è un obbligo ma una scelta. Chi dà legittimità politica a Erdogan nel caso dello Stato italiano è chi gli vende le armi. Nel caso del Vaticano invece ci sono tanti e brutti precedenti (da Mussolini a Hitler, a Franco a Pinochet…) di strizzate d’occhio ai fascismi mentre invece si scomunicavano i comunisti e si imbavagliavano i preti aderenti alla “teologia della Liberazione”. Ma allora ‘sto papa è “nuovo” e “diverso” in cosa? Staremo a vedere, Giuseppe; intanto MI PRENDO UN PICCOLO IMPEGNO CON TE: se Bergoglio dirà pubblicamente parole dure contro Erdogan io vengo subito a Roma e mentre tu ti mangi ottimi supplì (offerti da me in una rosticceria a due passi da dove abita il papa) io mi pappo, con solo sale e olio, un numero de «L’osservatore romano».

    • Giuseppe Lodoli

      Sono del parere che bisogna parlare con tutti. Meglio parlare (non sparlare) che sparare.

      Ripeto: con Erdogan staremo a vedere.

      Ma in ogni caso NON mangiare carta… credo che anche Pupo come medico non sarebbe d’accordo.

  • Daniele Barbieri

    GIORGIO BERETTA racconta qui https://ilmanifesto.it/cosi-lindustria-bellica-italiana-arma-le-guerre-di-erdogan quel che tanti preferiscono non sapere.

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