Il Brasile calpesta il diritto all’abitare

di David Lifodi

La Coppa del Mondo 2014 e le Olimpiadi 2016 rappresenteranno un’occasione di sviluppo unica per l’emergente economia brasiliana. Di più: serviranno a certificare l’ingresso nel primo mondo della grande finanza di un Paese in piena espansione, capofila del Bric (l’asse costituita dal Brasile insieme a Russia, India, Cina) e saranno il volano ideale per costruire nuove infrastrutture e creare posti di lavoro. C’è però l’altro lato della medaglia: le comunità che vivono negli insediamenti più poveri delle metropoli hanno già cominciato a subire sgomberi violenti e vere e proprie operazioni di higienização social, azioni di pulizia sociale volte a far sparire i poveri dalla vista dei turisti che verranno in Brasile per assistere a Mondiali di calcio e Olimpiadi. Inoltre le aree che si cerca di ripulire, cacciando le classi popolari, diventeranno terreni di speculazione edilizia sicura a vantaggio delle imprese immobiliari, come già accaduto perla Coppa del Mondo 2010 in Sudafrica.

La finestra latinoamericana di questa settimana è dedicata al Movimento de Luta em Defesa da Moradia (Mldm) e alla resistenza delle comunità di Fortaleza, capitale dello Stato del Ceará, situato nella parte nord-orientale del Brasile. La città è stata designata tra quelle che ospiteranno le partite della Coppa del Mondo e il governatore Cid Gomes ha, da tempo, concesso il via libera al Veículo Leve sobre Trilhos (Vlt), un trenino veloce su rotaia che dovrebbe collegare ventidue bairros della capitale conducendo turisti e appassionati fino allo stadio. La multinazionale francese Alstom, su cui pesano forti dubbi per la rapidità con cui si è aggiudicata l’appalto, costruirà questo nuovo treno di superficie, il cosiddetto Veículo Leve sobre Trilhos, sul quale si registrano almeno due forti criticità. La prima è appunto che sulla filiale brasiliana di Alstom aleggiano i sospetti di tangenti: la Svizzera ha già chiuso il conto a pezzi grossi del traffico su rotaia brasiliano, dall’amministratore delegato della Companhia Paulista de Trens Metropolitanos (di San Paolo)  al presidente di Metrofor, il treno metropolitano di Fortaleza. La seconda la spiega con chiarezza Mateus Viana, studente di sociologia e militante dell’Mldm, che ha studiato a fondo il devastante impatto del treno di superficie sulle comunità. Mateus sostiene che oltre tremila famiglie saranno costrette ad abbandonare la loro abitazione, sono del tutto assenti progetti per la ricollocazione degli sfollati e si vuol cogliere l’occasione per spingere ai margini della città le fasce sociali più povere. Lontane da ospedali, scuole, servizi sociali, terminal degli autobus, le famiglie perderanno quel senso di vita collettiva e di condivisone quotidiana comunitaria che avevano creato dentro il quartiere. Secondo i dati del Portal da Transparência, il costo del treno urbano si aggira sui 265 milioni di real, ma gli indennizzi alle famiglie sgomberate ammontano a cifre ridicole. E’ per questo che, fiutata l’aria di contestazione, all’inizio di Agosto il governatore Cid Gomes (personaggio assai ambiguo con varie storie di finanziamenti illeciti alle spalle) si è recato in una delle comunità che vedrà distrutti i suoi insediamenti per far posto al Veículo Leve sobre Trilhos, ma ha fatto male i conti. La comunità di Aldacir Barbosa, situata vicino a una delle aree più signorili di Fortaleza e a maggior ragione da nascondere ai turisti in arrivo per i Mondiali in quanto considerata una macchia di povertà, ha reagito compatta cacciando il governatore. Cid Gomes si era presentato con i suoi bravi al seguito, una trentina di scagnozzi di un’agenzia di sicurezza privata, per imporre agli abitanti del bairro la costruzione del Vlt e il conseguente sgombero dietro un misero indennizzo. L’intervento del Movimento de Luta em Defesa da Moradia ha costretto Gomes a una fuga poco onorevole, ma ciò che preoccupa è il moltiplicarsi di situazioni di questo genere in numerose metropoli del Brasile. Già nella primavera di quest’anno la relatrice speciale dell’Onu per il diritto all’abitare, Raquel Rolnik, aveva denunciato la scarsa volontà di dialogo delle istituzioni con le popolazioni danneggiate dalle grandi ristrutturazioni in atto per mondiali di calcio e Olimpiadi. Rolnik aveva espresso la sua preoccupazione per la scarsa volontà del governo brasiliano affinché gli eventi sportivi avessero un impatto sociale e ambientale positivo, ottenessero cittadinanza politiche alternative realmente sociali per il diritto all’abitare e venissero rispettati i diritti umani. Al contrario, a Fortaleza il Vlt si farà senza l’obbligatoria valutazione d’impatto ambientale, mentre ciò che è accaduto nella capitale del Ceará sta avvenendo anche a Rio de Janeiro (dove sessanta comunità saranno cacciate a breve per far spazio a grandi costruzioni in vista delle Olimpiadi del 2016), Belo Horizonte (stato di Minas Gerais), San Paolo e Curitiba, capitale del Paraná. In queste ultime due metropoli è entrata in azione anche la Fifa (l’organo di governo supremo in ambito calcistico e nota per la sua corruzione) chiedendo una trasformazione del piano urbanistico delle due città che comprenda una rivalutazione immobiliare di tutta l’area dove sorgono gli stadi di Arena da Baixada (Curitiba) e Morumbi (San Paolo). Lo scopo è chiaro: si vuol costruire enormi centri commerciali e aprire le porte agli investimenti privati. Su entrambi gli impianti sportivi pesano inoltre i soliti finanziamenti illeciti per la loro ristrutturazione, secondo le indagini del Tribunal de Contas da União, equivalente alla nostra Corte dei Conti.

A chi giova tutto questo? Di certo non a favelados e famiglie a basso reddito, ma ai soliti noti, nonostante il diritto all’abitare sia sancito dalla Costituzione brasiliana. Difficile un ripensamento del governo centrale, impegnato a sostenere la seconda fase del discutibile Programa de Aceleração do Crescimento. L’unico caso positivo, in questo senso, è avvenuto a Vancouver, dove una forte mobilitazione della cittadinanza ha imposto agli organizzatori delle Olimpiadi invernali del 2010 di rivedere i loro piani di sviluppo e cementificazione selvaggia in una chiave più sociale e partecipata.

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