Il Brasile verso la teocrazia

Il neopentecostalismo in Brasile e la sua crescente influenza politica grazie al sostegno del bolsonarismo.
di Claudileia Lemes Dias

 

La prefazione della Costituzione Brasiliana recita che è stata promulgata da un’Assemblea riunita “sotto la protezione di Dio”. L’art. 5 sancisce il rispetto universale delle religioni e dei culti “nella misura della legalità”; l’art. 150 concede l’immunità fiscale per i templi religiosi; l’articolo 210 stabilisce l’obbligatorietà delle materie religiose nella Scuola Elementare e l’articolo 226 gli effetti civili del matrimonio religioso.
Il 18 agosto 2021, il Presidente Bolsonaro ha appoggiato la nomina di André Luiz de Almeida Mendonça, avvocato e pastore presbiteriano, per il seggio vacante nella Corte Suprema (STF) sin da luglio.
Ora la conferma del nuovo membro della Corte Suprema dipenderà dall’approvazione della Comissão de Constituição e Justiça (CCJ) e, successivamente, dal voto favorevole di almeno 41 senatori.
Si deve risalire al 1894 per ritrovare l’ultimo caso in cui un nome scelto dal Presidente della Repubblica per la Corte Suprema venisse respinto.
Non ci si deve invece spostare nel tempo, ma solo di latitudine per ritrovare un esempio similare, in cui Donald Trump scelse la giurista cattolica ortodossa Amy Coney Barrett per la Corte Suprema. Bolsonaro con questa azione assesta un altro colpo all’idea di Stato laico difeso dai movimenti sociali, ma combattuto da ogni schieramento politico timoroso di perdere i voti dell’elettorato cristiano evangelico.
Introducendo nella Corte Suprema un fanatico religioso come Mendonça, per il quale non è possibile “inchinarsi a nessun potere se non a quello di Dio”, Bolsonaro vuole emulare l’idolo Trump e lo fa non solo nelle parole, ma nei fatti. A parole Bolsonaro lo aveva già fatto nel 2019 davanti al corpo diplomatico di entrambi i paesi all’Assemblea Generale dell’ONU, quando dichiarò quel “I love you” a Trump che sarebbe andato ben oltre le sconfitte elettorali dell’amato.
Il 09 aprile 2021, Mendonça diede dimostrazione delle sue intenzioni e cioè di trasformare la Corte Suprema in un’estensione del pulpito dell’Igreja Presbiteriana Esperança, di cui lui è il pastore. Bolsonaro era stato chiaro: voleva un giudice della Corte Suprema “terribilmente evangelico” e lui dimostrava nei fatti di esserlo.
Senza preoccuparsi di essere l’Avvocato Generale dello Stato con alle spalle un passaggio come Ministro della Giustizia, Mendonça aveva accantonato l’articolo 5 della Costituzione che stabiliva, nonostante il preambolo religioso della Carta Magna, anche il principio della laicità dello Stato, per difendere, con la Bibbia e con i denti, l’incostituzionalità della chiusura dei templi, voluta da sindaci e governatori, come misura di contenimento della diffusione del Covid-19.
Da 45 giorni il Brasile registrava la media mobile di oltre 2.000 decessi per Covid al giorno ma, per Mendonça, non c’era cristianesimo “senza vita comunitaria” e non c’era cristianesimo “senza la casa di Dio”.
“I cristiani non sono mai disposti a uccidere per la loro fede” disse, “ma sono sempre disposti a morire per garantire la libertà di religione e di culto”.
Parole immediatamente rilanciate dai social riconducibili a Bolsonaro.
La figura del futuro membro della Corte Suprema è controversa ed opaca, non solo per la sua fede religiosa. Quando era Ministro della Giustizia, ammise la pratica di dossieraggio contro membri della pubblica amministrazione che si definivano antifascisti. I dossier, elaborati dalla Secretaria de Operações Integradas (Seopi), legata al suo Ministero, furono dichiarati atti illegali e consegnati alla Commissione Parlamentare CCAI (Comissão Mista de Controle das Atividades de Inteligência), nonché al Pubblico Ministero e alla Procura della Repubblica, perché ne determinassero illiceità a più livelli.
La denuncia era partita da due partiti di opposizione: la Rede Sustentabilidade e il Partido Socialista Brasileiro (PSB).
I dossier contenevano nominativi, dati sensibili e fotografie di 579 dipendenti della pubblica amministrazione, tre professori universitari e un dipendente dell’ONU.
La scelta di Mendonça alla Corte Suprema, tuttavia, è soltanto la punta dell’iceberg di un Brasile che marcia a passo spedito verso la teocrazia.
Per l’ex Ministro degli Affari Esteri di Bolsonaro, il cattolico ultraconservatore Ernesto Araújo, il Presidente della Repubblica sarebbe l’artefice del “rinascimento politico e spirituale” del Brasile.
Questo “rinascimento spirituale” agognato dal presidente di estrema destra implica la conversione al cristianesimo anche degli indigeni, visti come un ostacolo all’industrializzazione dell’Amazzonia.
Fino a novembre del 2020, il pastore e missionario Ricardo Lopes Dias, appartenente alla Chiesa Battista Fondamentalista “Cristo é Vida”, ha occupato la poltrona di capo del settore di Coordinamento degli Indigeni Isolati alla FUNAI, l’ente che ha come scopo tutelare e promuovere i diritti delle popolazioni indigene. Lopes Dias per oltre un decennio era stato un componente di rilievo nell’organizzazione fondamentalista cristiana AMTB (Associação de Missões Transculturais Brasileiras), conosciuta negli Stati Uniti come Ethnos 360.
La missione di Ethnos 360 è quella di evangelizzare i popoli “pagani” con qualsiasi mezzo, anche coercitivi.
Secondo alcune dottrine fondamentaliste cristiane, i popoli “isolati dalla civiltà” sarebbero ignari dell’esistenza del cristianesimo e quindi devono essere “condotti alla Verità” attraverso i missionari.
Convinti che il secondo avvento di Gesù dipenda dalla capacità del “popolo di Dio” di portare la Buona Novella ai “pagani”, numerose organizzazioni internazionali, tra cui le più note sono The Joshua Project, International Mission Board, World Christian Database, Finishing the Task, Call 2 Call, 4k Project, Etnopedia e la Progress Bible, vengono finanziate da privati e governi di estrema destra al fine di monitorare i popoli potenzialmente convertibili.
Sulla base dei loro database, disponibili in rete, ci sarebbero circa 3.100 popoli non cristiani sparsi per il mondo. L’isolamento volontario scelto da molte etnie in Amazzonia, dopo i contatti traumatici con i bianchi, includendo anche la pandemia del COVID-19, viene descritto da queste organizzazioni come una “sfida” che non esclude i loro tentativi di “redimerli”.
Secondo le denunce alla magistratura partite dagli storici dipendenti della FUNAI, Ricardo Lopes Dias effettuò delle visite clandestine nella Vale Javari, un’area con la più alta percentuale di popoli isolati del pianeta, portandosi appresso dei missionari anche all’apice dell’epidemia di Covid-19 nel paese.
A 9 mesi dalla sua nomina, Lopes Dias fu rimosso dall’incarico grazie all’azione della magistratura, ma pur sempre portandosi appresso il suo bottino di informazioni.
Ad Agosto del 2020, l’organizzazione fondamentalista Finishing the task, pubblicò l’elenco dei popoli in isolamento che possono essere raggiunti da missionari cristiani. Nel report sono indicate le etnie indigene (apiaká, kanindé, koiupanka, katukina, korubo, pataxó-hãhãhãe, tabajara, tumbalala, tupinambá e wassu), la geolocalizzazione di tutti i villaggi, le lingue parlate, l’accesso alla radio, eventuali contatti con altri missionari e tanti altri dati utili ad agevolare il proselitismo evangelico al fine di promuovere “l’opera di Dio” nelle zone “difficili”.
Nonostante l’epidemia di Covid-19, l’intera struttura di tecnici che da decenni lavorava per proteggere gli indigeni in isolamento venne esautorata. Tuttavia, è stato il troppo palese tentativo di nominare al loro posto missionari evangelici fondamentalisti appartenenti a diverse organizzazioni, alcune collegate direttamente alla Ministra Damares Alves, pastore evangelico con posizioni anti abortiste, misogine e razziste, a portare all’allontanamento di Ricardo Lopes Dias dalla FUNAI.
È utile spendere anche qualche parola sulla Ministra Damares Alves, fondatrice dell’ANAJURE, un’associazione di giuristi composta esclusivamente da operatori del diritto appartenenti alla religione evangelica. I componenti di questa associazione appartengono alla magistratura, ai ministeri, alle associazioni di avvocati, a procure federali e statali e università.
L’ANAJURE è considerata una delle lobby più potente in Parlamento. Uno dei suoi ultimi obiettivi è ottenere dall’ECOSOC, il Consiglio Economico e Sociale dell’ONU, il riconoscimento di ONG con status consultivo, il che permetterebbe ai suoi membri di esprimersi in riunioni internazionali nella difesa di ideali conservatori. Questa associazione è stata la prima organizzazione composta esclusivamente da giuristi evangelici ad avere un seggio presso l’Organizzazione degli Stati Americani (OAS), già durante il governo di Dilma Rousseff.
Questa pletora di evangelici è sempre al fianco di Bolsonaro, che li porta con se quando consegna titoli di proprietà terrieri a abusivi (grileiros) nella profonda Amazzonia o inaugura case popolari nelle periferie delle grandi città. In queste occasioni Bolsonaro cede la parola ai predicatori che incitano la platea a manifestare la loro gratitudine a Dio e al capo dello Stato.
La retorica di questi pastori è tanto elogiativa verso Dio e i suoi seguaci, quanto violenta verso gli oppositori e i movimenti sociali.
Pastori come Silas Malafaia dell’Assembléia de Deus, e Edir Macedo, dell’Igreja Universal, controllano interi partiti politici. Il primo il PSC (Partido Social Cristão), mentre il secondo il PR (Republicanos). A comporre la base di Bolsonaro ci sono poi i numerosi evangelici sparsi in altri partiti e cattolici uniti nel fronte “Em defesa da Família e Apoio à Vida” e nella lobby “Católica Apostólica Romana”.
Tra il 2010 e il 2018, anno delle ultime elezioni alla Camera dei Deputati, il numero di religiosi in Parlamento ebbe un incremento del 108%. Furono eletti 105 deputati evangelici che vantavano titoli come pastore, vescovo, fratello, sorella o apostolo.
Sia Malafaia che Macedo teorizzano e diffondono la “Teologia della Prosperità”, dottrina di origine nordamericana secondo la quale Dio sarebbe materialmente ricco, in quanto proprietario del Cielo e della Terra.
I fedeli che vorranno essere “a Sua immagine e somiglianza” dovranno promuoverne l’Opera nel mondo attraverso donazioni e offerte a pastori che investono soprattutto nella costruzione di grandi templi, acquisto di radio e tv e campagne elettorali.
La promessa di essere ricambiati con prosperità e ricchezza alimenta una macchina religiosa mossa per la maggior parte da milioni di poveri che sognano ad occhi aperti di diventare ricchi, per grazia divina.
Questa macchina oggi governa il Brasile.
Redazione
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2 commenti

  • Bellissimo articolo che mette in risalto la strumentalizzazione della religione a fini politici. Purtroppo il bolsonarismo crescente incide moltissimo sulla popolazione povera e sulle popolazioni indigene, soprattutto quelle ancora isolate che rischiano di scomparire nella misura in cui la loro cultura esistenziale legata al SOFFIO DI VITA che unisce tutti gli esseri viventi in cui la presenza di questo SOFFIO (o GRANDE SPIRITO come molte viene tradotto) conduce alla VITA e non alla MORTE travolgerà non solo il Brasile ma anche i Paesi che approfittano delle risorse naturali a scapito di Indios, i veri Brasiliani.
    Padre Angelo Pansa.

  • Riportiamo questa piccola buona notizia segnalata dalla Rete Radié Resch di Quarrata:
    “Riparazione storica: Brasile
    La strada del quartiere di Villa Leopoldina a San Paolo, che portava il nome del comandante-torturatore della famosa scuola DOPS, Sergio FLEURY, da pochi giorni si chiama: Via Frei TITO, domenicano, che fu da lui scelto personalmente per torturarlo”.

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