Il canto delle sirene

 di Sergio Mambrini

Me lo aspettavo! Tutti gli anni, prima delle feste di Natale, mi arrivano gli inevitabili auguri di Giorgio. Insomma, “auguri” è un sostantivo troppo facile. Lui è più spinoso. Malgrado bazzichiamo insieme da una vita, mi considera sempre il suo bambino, quasi gli appartenessi. Mi costringe sempre a riflettere sul mio destino. Mai una volta, che so, che mi scriva semplicemente «Auguri, ti voglio bene». Mai, capite? Sempre a ricordarmi la fugacità dell’esistenza, l’impegno solidale contro le ingiustizie, la perseveranza nell’azione utile e creativa, l’amore e il rispetto per la natura, riflessioni e suggerimenti che non rispetto sempre. Ma cosa crede che sia?

Secondo voi, sono “auguri” normali quelli che mi ha mandato quest’anno? Ve li faccio leggere:

«Caro Sergio, in questi giorni sto pensando ai Natali andati e la memoria prova a dare un’occhiata a una serie di immagini. Sono visioni nitide e intense della mia pur breve vita invernale, di quando eravamo tutti più “piccoli” e ci stupivamo di fronte alla novità delle luci intermittenti. Sono bei ricordi con i quali vivo pacificamente. Oggi sono diventato più “grande” e quei luccicori non mi stupiscono più: meglio così.

Oggi spendo il mio tempo in questa Italia di “brodo ristretto”, dove sembra che scarseggi sempre qualche buon elemento in grado di darle il sapore giusto. Mi pare un Paese nato da una ricetta sbagliata e, per tanto che si aggiungano ingredienti, alla fine si rivela sempre malfatto.

Oltre a te, incontro poche persone amiche e spesso anche i loro valori non coincidono più con i miei.

Che cosa vuoi che faccia? La coerenza non è dono dato a tutti.

Ma non sono pessimista, anche se così può sembrare. Vedo molte cose che si possono fare e cerco di agire di conseguenza, portando sempre dentro di me la luce della speranza.

In fondo, penso che il Natale sia proprio una festa di “speranza di pace” perché da che mi ricordo, a ogni 25 dicembre il buio della distruzione e della guerra è sempre stato presente: Vietnam, Cambogia, piazza Fontana, Kennedy, Allende, Argentina, Ruanda, Jugoslavia (ex), Kurdistan, Afganistan, Iraq, Siria, Palestina, Selva Lacadona, Egitto, Somalia, più tutti i morti e i misteri italiani fino al 20.7.2001 di Genova, la Cina delle epurazioni, l’America delle esecuzioni…la lista non finisce mai.

Sempre dolore, razzismo, violenza, oppressione, morte e distruzione.

Solo la speranza che possediamo nel cuore può migliorarci e cambiare il mondo in meglio.

Ti auguro di non perdere mai questa piccola fiamma, affinché tu possa sempre fare durare i nostri sogni.

Ho fiducia che questa luce, seppur debole ed esposta a mille soffi infidi, si riaccenda ogni notte come le stelle e ti aiuti a vedere chiaro nel tuo cammino.

Devi saper fare tutto da solo.

Mi permetto di consigliarti di scegliere sempre per il Bene, così non sbaglierai mai.

Anche se le “Sirene” fanno dei canti bellissimi, tu ascoltale se vuoi, ma fa come Ulisse: legati ai tuoi princìpi e continua per la tua strada.

Altrimenti, se non ce la fai, chiuditi le orecchie con la cera.

Non si perde granché di quel “canto”».

Va bene, ha ragione, ma io……io……dico……io che cosa posso fare?

Ricambio gli auguri.

 

Redazione
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2 commenti

  • Normalissimi, Sergio, più che normali.
    Mettiti il cuore in pace, non si sfugge. Dopo tanto agitarsi gli alberi vorrebbero riposare. Ma non possono, il vento “della lotta di classe” riprende a spirare.
    Per la verità non smette mai, ma è vano sperare, poiché si è a Natale, fingere non stia piovendo sul bagnato.
    Che puoi fare? non fingere di ignorare che mentre noi tutti ci balocchiamo con il Natale altri si balocca con le nostre vite.
    Continuiamo a baloccarci pure, non si può mica impazzire, ma neppure dimentichiamo. Loro, gli gnomi della finanza e i loro servi (Letta, Renzi, Presidenti vari, alti funzionari dello stato), non dimenticano, rifiutano di darci un attimo di tregua. Prendiamocelo allora queto attimo e basta.
    Ma già da domani, rimboccarsi le maniche e remare contro. Che poi è la cosa migliore per farsi arrivare un bel “ti voglio bene”.
    Da se stessi a se stessi.

  • Caro Miglieruolo,
    ti confesso che sono ormai troppi anni che ‘sto Giorgio mi sprona, incoraggiandomi ad agire bene. E sai che ti dico? Ne sono felice. Grazie per le tue avvedute osservazioni. Buon Natale e Buona Remata.

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