Il caporalato dei “colletti bianchi”

redazione Diogene

Il sesto Rapporto Agromafie e caporalato di Flai Cgil e Osservatorio Rizzotto ci dice che In Italia sono 230 mila gli irregolari impiegati in agricoltura, oltre un quarto sul totale degli occupati. In prevalenza stranieri. Le regioni più colpite dal fenomeno del lavoro illegale sono Puglia, Sicilia, Campania, Calabria e Lazio con tassi d’irregolarità che superano il 40%, anche salendo verso Nord i tassi d’irregolarità toccano il 30%.

Il numero dei lavoratori stranieri raddoppia rispetto al rapporto dell’anno scorso, in particolare coloro che lavorano in part-time. Le paghe sono basse, sotto la media. Circa un terzo dell’occupazione agricola ricade in un’area a bassissimo reddito, sotto gli 8600 euro l’anno, con un’incidenza tripla rispetto alla media di persone della stessa fascia di reddito impiegati in altri lavori.

La fotografia del lavoratore irregolare in agricoltura è di una persona sola, maggiormente impoverita dal fatto di non poter far ricorso al nucleo familiare di sostegno. Anche nel caso di presenza di una famiglia la vulnerabilità economica resta alta, in quanto si tratta di famiglie con problemi occupazionali.

Il nuovo sfruttamento, studiato in particolare nelle regioni del Friuli-Venezia Giulia e del Veneto, si svolge, si legge nel rapporto, con “L’appalto e il subappalto illecito, orchestrati da “colletti bianchi” senza scrupoli, con girandole di pseudo-imprese, spesso false cooperative, ma anche srl farlocche quasi sempre intestate a compiacenti prestanome, rappresentano l’evoluzione dell’intermediazione illecita di manodopera, che può essere definita ‘nuovo caporalato’ o caporalato industriale”.

Secondo i rappresentanti del sindacato questo schema di neo caporalato è ormai un modello d’organizzazione del lavoro per imprese senza scrupoli che, pur di essere più competitive e di aumentare le proprie marginalità, calpestano contratti di lavoro, la dignità delle persone e le leggi dello Stato.

Un sistema che consente a committenti di utilizzare manodopera a costi bassissimi, in alcuni casi oltre il 40%, con contratti impropri, oltre a orari e ritmi pesantissimi. A fianco alle irregolarità contrattuali verso i lavoratori si sviluppa quindi un fenomeno di grande evasione fiscale verso lo Stato.

Ma chi sono i colletti bianchi di cui parla il rapporto? “Interi settori di produzione vengono delegati ai caporali, attraverso la creazione di cooperative spurie e l’apertura di finte partite Iva, strumenti con quali i caporali a loro volta ‘subappaltano’ pezzi di produzione, irrimediabilmente incardinata sullo sfruttamento e l’intermediazione illecita di manodopera”

A fianco quindi del caporalato classico sul campo si aggiungono quelle figure professionali che non si sporcano direttamente le mani ma nascondono l’illegalità dietro meccanismi legali, vere e proprie scatole cinesi che rendono più complesso accertare le responsabilità e colpire i responsabili.

articolo in origine pubblicato su https://diogeneonline.info/il-caporalato-dei-colletti-bianchi-per-230-mila-lavoratori-irregolari-in-agricoltura/

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