Il cercatore dell’impossibile

di Riccardo Dal Ferro (*)

Tutto è possibile.

mmmfff!! mmmmffff!!

Questo hanno continuato a ripeterti, per tutta la tua vita. Non è vero? Non dimenarti,

non voglio farti del male, davvero. Questi lacci sono solo una precauzione per non farti scappare, almeno fino a quando non ti avrò raccontato tutta la storia. Ah, e lo scotch sulla bocca, quello è per evitare che tu interrompa continuamente il racconto, perdonami, non sentirti un prigioniero.

mmff!! umpf!!

Che tutto è possibile, vero? Così ripetono continuamente. Che ogni cosa immagini, puoi. Che ogni cosa sogni, l’avveri, non è così? Maledetti bastardi, è la trappola perfetta.

Eppure, viviamo in un mondo completamente impossibile.

Mh! Mmmmmh!

Scuoti la testa? Come puoi affermare che il mondo che ti circonda sia possibile? Ne sei certo? Beh, ovvio, adesso ne sei certo perché non hanno fatto che urlarlo nelle tue orecchie per tutta la vita, ma io ti dimostrerò che non è così, che un irragionevole dubbio esiste e va ascoltato distrattamente. Non temere, non ti farò del male, dico sul serio, ti chiedo solo di ascoltare quello che ho da dirti.

Ora aguzza bene le orecchie, smettila di dimenarti, non serve a nulla e non farà altro che allungare i tempi di questo mio monologo.

Mmmmh?!?

Mi presento: sono Faber Fruit, patafisico e contronauta, Guitto di classe XVI-5, votato alla causa delle Impossibilità Perpetue, del Paradosso Cosmico, nonché gran sacerdote del Rovesciamento Perenne, insomma il Novesciamento. Perdona tutte queste maiuscole, sono solo una delle poche formalità che ancora ci concediamo noi contronauti. Non guardarmi così, è ovvio che tu non sappia che cos’è un contronauta, ma per adesso non ha importanza.

Ci troviamo nell’anno 141 dell’Era Patafisica, il tuo 2014, quell’epoca stupida in cui gli infanti non hanno diritto di voto, gli specchi sono solo oggetti ornamentali e la matematica è ancora considerata una scienza esatta. Epoca divertente, devo dirlo, anche se un po’ problematica. Avete ancora quegli aggeggi che sparano roba di ferro e bucano altra gente? Sì? Cavolo, devo aggiornarmi con il cursore storico. Ma non divaghiamo, dov’eravamo rimasti?

Mmmmpppfff!!! Mh! Mh! MMMMMH!!!

Ah, sì! Al tutto è possibile!

Guardami dritto nelle narici. Vedi qualcosa? Caccole? Cosa? Ah, certo, che scemo sono! Devi guardarmi dritto negli occhi, non nelle narici! Dove ho la testa? Forse l’ho lasciata in mezzo alla tempesta tachionica, quando ho visto transitare quella bella contronauta che… basta perdermi in gioggiole e gabiggole, adesso arriviamo al punto: non è vero che tutto è possibile!

Mmmmh?

Cavolo, nessun infarto? Niente sguardo sorpreso? Nessun soprassalto? Eppure, sei cresciuto con l’idea che tutto sia possibile, un’idea piantata così a fondo nel cervello da renderti impossibile immaginare l’impossibile! Che cosa ti hanno fatto? Guarda, hai gli occhi lattiginosi di chi fino a dieci minuti fa stava incollato davanti a uno schermo che gli ripeteva “ogni pettinatura vuoi, puoi!”, oppure anche “ogni luogo sai, sei!”. Vi hanno rincoglioniti così tanto che ora non potete più immaginare il contrario di alcunché. Smettila di guardarmi come se fossi pazzo, qui il pazzo sei tu, solo tu! Tu, che hai sentito dire che ogni sogno si può avverare, e di conseguenza hai smesso di sognare! Tu, che hai ascoltato le voci suadenti ripetere “Immagina: puoi!” e perciò hai smesso di immaginare! Ma guardati intorno, imbecille, non ti pare di stare in un posto impossibile?

Mh mh mh.

Ah, sei scettico, eh? Allora lascia che ti mostri alcune cose. Ecco, guarda bene questo schermo: li vedi? Vedi quei vortici che si susseguono davanti ai tuoi occhi, blu gialloverdi e rosa shocking? Li vedi sbarbagliarsi di luci contratte e riesplose? Quelli sono i vortici tachionici, che mi permettono di viaggiare nel tempo avanti e indietro, indietro e avanti. In effetti, per venire qua a prenderti ho dovuto fare un saltino di circa sedicimila anni e undici mesi esatti, oltre che uno spostamento nello spazio di oltre tredici parsec! Ti pare poco? Non sei sorpreso dal fatto che si possa viaggiare nel tempo? No, certo, tanto tutto è possibile, vero? Ora ti mostro qualcos’altro.

MMMMffff!!

Allora, osserva: che mi dici dell’esplosione delle supernove che aprono un varco nello spazio, simile a un foglio di carta che si strappa? Vedi? Lì, dentro quel varco, c’è il nulla più totale, o forse un universo parallelo, o anche una maestra d’asilo che tracanna una bottiglia di rum prima di andare a lezione con i bambini di Alpha Centauri, o forse ne potrebbe uscire una monetina, un tostapane o persino un occhio di vetro! Lì, dove esplode la stella, accade l’impossibile! Non lo vedi?

Ancora nulla, eh? Hanno fatto un buon lavoro con te, lo devo ammettere. Vivi nella società della reperibilità totale, dove in ogni momento e in ogni luogo puoi ritrovare la via di casa. Ti basta un click ed ecco, ogni risposta del cosmo è a disposizione, possibile e pronta a essere consumata, vista, decifrata. Ti hanno detto che l’universo è un codice binario, e quindi traducibile in ogni idioma dell’esistente, vero? Immagini, suoni, parole, silenzi, tutto quanto si riduce alla semplicità della possibilità, perché ogni cosa è possibile, e ogni possibilità perciò esiste. Maledetti, che trappola straordinaria.

Ora, io ti mostro viaggi nel tempo, buchi neri, strappi nel tessuto cosmico, e tu non te ne stupisci, vero? Ti dico che vengo dal futuro, che tra poco potrei andare a smutandare Napoleone a Waterloo, o bere un caffè impossibile con Cleopatra, o sorseggiare un succo d’ananas con Adamo ed Eva, e tu mi guarderesti disilluso, perché certo, tutto è possibile. E così non immagini, non inventi, sei immobile come un guscio avvizzito, statico e privo di forze per tirarti fuori da questo labirinto. Sei nella peggior prigione dell’universo: la convinzione che nulla sia impossibile.

Mmmmh?

Eppure, pensaci bene. La tua vita non è forse un insieme di storie che ti hanno raccontato e che racconti a tua volta? Ogni cosa conosci, non ti è stata forse narrata da qualcuno? La cassetta delle lettere, i chicchi d’uva, la vendemmia, i libri, l’amore, i genitori, il terreno sotto i piedi, le mutande, la doccia, ognuna delle tue dita, il tuo nome, la mia voce, le pareti di questo bunker, lo spazio-tempo, la storia, le coccinelle, i fiocchi di neve, il Natale, la guerra, Giulio Cesare e Shakespeare, i maglioncini della nonna, le arachidi e la muffa, le lenzuola e le stelle, Philip Dick e il 42, ma anche l’oracolo di Delfi e gli anni Novanta! Dannazione, pensaci, tutto ti è stato raccontato, oppure sei tu che lo stai raccontando! Tutto ciò che sei non è vero, ma parla, legge, urla, scrive! Tutto di te è narrazione, non realtà, e tu sei il personaggio di un qualche racconto stupido, così come me, che arrivo dal futuro e vado al passato come un viaggiatore scemo che boicotta il senso della storia e incasina le coordinate delle certezze!

MMMMMMH!!! MMMFF?!?

Io sono il contronauta, invenzione di qualche immaginazione che ancora non si è arresa, e tu ora mi guardi spaventato, stai per urlare che no, non può essere, non è vero? Che i pranzi in famiglia, Hitler e Churchill, gli alieni e la televisione, tutto quanto è esistente e possibile e concreto e reale. Che dev’essere vero, esistente, realissimo! Ma devi capire che qualche stronzo ci sta scrivendo, ti sta immaginando, e così anche il cielo e l’universo che si espande e collasserà, e con essi la tua e la mia morte, oltre i confini del pensiero che ci sta creando, e siamo comprimari o protagonisti, magari antagonisti e pazzi e folli, ma persino la follia è frutto di un racconto, e noi siamo così belli perché siamo maledettamente irreali, io e te, tu e io, io qui che gesticolo perché qualcuno sta decidendo che deve andare così, tu incatenato e imbavagliato che vuoi parlare e urlare al cielo qualcosa che non ti è mai uscito di bocca, bastardo maledetto che non sei altro, e allora dillo, su, avanti, dillo che tutto è possibile se ne hai il coraggio, che tutto è reale e che esiste, se ancora ne sei convinto, ma sappi che qualcuno sta per metterti in bocca parole impensabili, perché l’irrealtà dei fatti è che tu ti chiami Faber Fruit proprio come me e che in realtà io sono te stesso proveniente dal futuro ed è giunto il momento in cui ti svegli dal torpore del tutto-è-possibile e che inizi a mettere in dubbio tutto il mondo che ti sta intorno, perché io e te siamo la stessa persona, la stessa storia, raccontata in maniere diverse, e tu sei il contronauta, e io lo sono già diventato da tempo, e ti sto dicendo che devi diventarlo, Faber, e che rideremo insieme e viaggeremo oltre le tue convinzioni, oltre le realtà, perché io ora ti strappo via lo scotch, mio caro stolto e allora tu dirai…

MMMMMMH!! MMPFFF!! MMMMÈ IMPOSSIBILEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE!!!

Ecco, siamo pronti per partire alla ricerca delle prossime irrealtà.

Tieniti forte, lasciandoti andare più che puoi.

Destinazione: impossibile.

(*) Ho l’impressione che di questo «contronauta» torneremo presto a sentir parlare. Ho l’imprrrrrrrrrrrrrrressione di essere un po’ «contronauta» anche io. Quasi quasi mi lascio andare. (db)

 

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

16 commenti

  • Sentirete ancora parlare eccome della contronautica.
    Proprio ora sto andando nel futuro prossimo per vedere che cosa succederà a questo blog, una volta che la contronautica l’avrà invaso. Trema, DanielUbu Barbieri. Trema.

  • Tutto è possibile ? Forse. Certo è possibile e legittimo forse scrivere un testo così. Io però posso anche essere libero di pensare e commentare: che spreco. Di tempo. Di parole. Forse anche di talento. Il mondo intorno a noi è ciò che è anche perché le biblioteche sono strapiene di parole, di suggestioni che si riferiscono in modo autistico ad altre suggestioni, di tentativi di raggiungere la gloria letteraria. Cioè, a volte proprio mi trascinate a pensare che valga davvero la così detta legge di Sturgeon. Suggerisco di rileggere Il Piccolo Principe, e la biografia del suo autore. Per il resto, buona fortuna a tutti e tutte noi, anche se proprio a volte mi trascinate quasi a scrivere: voi.

    • Liberissimo di essere caustico e critico quanto vuoi, io mi trovo a rispondere con semplicità: che spreco di energie, per un testo che voleva essere giocoso e il meno possibile “impegnato” con un concetto di Realtà che, a quanto pare, ti sta molto a cuore. Per quanto riguarda Sturgeon, l’unica cosa sulla quale mi sento di dire qualcosa è che “nothing is always absolutely so”, e se il mio testo cade nel 90% di spazzatura, peccato, farò di meglio la prossima volta. Parlare di autismo e ricerca della gloria letteraria per un raccontino così mi pare comunque un volo pindarico ancora più fantasioso del mio scritto. Accetto la critica, metto in tasca, imparo e procedo.

    • E concludo: quanto al solipsismo, e all’irrealtà della realtà, fatti lanciare in qualche modo nello spazio, poi esci fuori nel vuoto, e pure esposto al vento solare e alla radiazione cosmica, e attendi i risultati, che ti raggiungeranno molto rapidamente. Buona fortuna, allora.

      • Poi questo commento credo sia narrativo, vero? Cioè, è la sinossi di un racconto, vero? Perché altrimenti non me lo spiego.

      • P. s.: no. Non è un commento narrativo. È ciò che la natura ti costringe ad affrontare nel momento in cui metti iperpatafisicamente in discussione la realtà.

    • sei tu quindi che decidi cosa è o non è autismo indotto o auto-indotto? questa riflessione del link l’avrò letta come minimo altre dieci volte, riproposta in salse diverse (anche se ciò non la rende meno pregnante).

      • Ciao … No. Io decido proprio nulla. Però alla ragionevole libertà di espressione pubblica corrisponde una altrettanto ragionevole libertà di commento ad un testo pubblicato. Cerco allora di essere più costruttivo e meno caustico. Il sarcasmo e l’eccesso penso vadano usati con moderazione. Questo, a me sembra come *semplice* lettore, è lo stile dei più grandi, tra cui Kurt Vonnegut e Douglas Adams, e tra questi due ho sempre preferito di molto il primo, perché Kurt ha un’anima, e l’anima di Kurt è stata dolorosamente formata dagli eventi della sua vita. Così accadde anche per Antoine de Saint-Exupéry, e lo scrivo perché quest’anima, queste sofferenze e questa umanità mi sembra, come lettore, di poterle rintracciare nel loro stile. La fantasia splatter non mi ha mai attratto. Ma, ripeto, è soltanto il mio commento, un commento.

  • Grazie per la costruttività del tuo commento, che ora posso utilizzare in maniera utile e proficua. Se da un lato posso trovarmi d’accordo con la tua presa di posizione, dall’altro credo anche nel valore di un’espressione in parte libera dalle vicissitudini del reale, perché la produzione espressiva non sempre segue (o deve per forza seguire) la direzione Realtà > Letteratura, ma a volte trova una strada partendo dal puro esercizio dell’immaginazione per poi approdare nella realtà, non credo che l’uno o l’altro atteggiamento sia migliore dell’alternativa, tutto qui. Amo Kurt in maniera non più intensa di Adams, ma semplicemente differente, perché credo che i loro rispettivi obiettivi nella produzione letteraria fossero completamente diversi, quindi non comparabili. La critica al mio testo è legittima, ma da qui a definirla “autistica”, insomma, forse mi pare solo un poco eccessivo.

    • Sì, forse i miei aggettivi sono un po’ eccessivi. Viva la diversità.
      Evviva la diversità anche perché, qualunque cosa tu scriva, a parte poco meno di 10 miliardi di persone su questo punto (nella galassia e nel cosmo), poi per almeno 40 milioni di milioni di chilometri (e probabilmente ancora oltre) non c’è proprio nessuna e nessuno che scriva. Questa eccezione, la nostra, nel cosmo locale, andrebbe valorizzata, e preservata, e in qualche modo questa differente prospettiva è ciò a cui Alexander Gerst si riferisce (e con lui molte e molti altri, non solo astronaute e astronauti, ma anche aviatori, veliste e altre persone, animali come noi).

      • Vedi? Pure tu sei un contronauta: la realtà è ciò che si racconta diversamente (io poi estremizzo le cose filosoficamente e satiricamente, al punto da dire che concetti come “realtà”, “umanità” e “senso” non sono mai punti di partenza, ma mete da raggiungere, e noi dovremmo esserne gli asintoti). Io spero che apprezzerai in futuro le cose che faremo con la contronautica (ti anticipo che il blog http://www.contronautica.com è già online, ma la pubblicizzazione inizierà da domani), giusto perché a mio parere, per smuovere l’immobilismo di una realtà “predeterminata”, serve davvero un poca di irrealtà (dis)fatta come si deve. Cosa vuoi farci, sono un inguaribile patafisico, ma in fondo sono un bravo ragazzo, dai.

      • Sì. Pace. E poi credo in Dibbì.
        Io contronauta ? Non so …
        Devo volar via in bicicletta tra poco, perché altre realtà mi chiamano, più che altro la ricerca di una stanza e di un tetto, però sì, d’accordo, che umanità, realtà e altre parole sono oggetti e strumenti in discorsi spesso molto complessi: discorsi di potere. E intendo proprio discorsi alla Foucault, che di umanità discusse con Chomsky in un dialogo, molto interessante, questo:
        http://youtu.be/3wfNl2L0Gf8
        NB: occorre ‘attivare’ i sottotitoli per visualizzarli.
        Adesso vado a prendere la bici e volo. Ciao
        Ago

      • Poi chiudo … Sono tornato da poco (è una vecchia bici, lenta e un po’ arrugginita). Scrivo soltanto per ringraziarti perché questa conversazione di oggi mi ha spinto a fare un semplice ma secondo me suggestivo calcolo (suona un po’ laconico lo so …).
        Quindi: grazie.
        Buona notte, e buon viaggio.

  • L’ha ribloggato su Fucina Creativae ha commentato:
    “Il cercatore dell’impossibile”, ovvero il primo racconto di contronautica!

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