Il cielo (sopra Gaza e non solo)

 di Alessandro Taddei

     “Spiegatemi voi dunque,
in prosa od in versetti,
perché il cielo è uno solo
e la terra è tutta a pezzetti”.

Gianni Rodari

Abituato a vedere il cielo non mi accorgo mai che in cielo non convivono solo nuvole e uccelli o aerei di línea che portano da un paese all’altro le persone.

Sì… viaggiare, diceva Lucio Battisti, quanto e’ importante viaggiare, vedere prendere parte a nuovi luoghi per aprire gli occhi una mattina e dire che bello vivere qui.

Poco importa se hai bisogno di qualche giorno per comprendere le usanze locali, un tre fatto con le dita di una mano puo’ avere il significato di un saluto fascista oppure dita chiuse verso il palmo aspetta.

Questa mattina nel cielo scie bianche all’orizzonte e fili elettrici sopra la testa, ingarbugliati tra di loro per mandare in onda segnali di corrente da cui trasmettere energia.

L’altro ieri cieli rossi come a Pancevo dopo l’espolosione della fabbrica chimica, ieri pomeriggio un cielo grigio a Gaza durante il massacro.

Cari poeti o assessori democratici che usate la poesia per fare campagna elettorale, avete visto che bel tramonto? Forse sono i fumi dell’Ilva.

Ma da qui in Palestina alla notte si sentono solo rumore di aerei pesanti e acciaio, cacciabombardieri e elicotteri e qui da Ramallah il cielo com’ e’?

Come sempre. Blu e limpido.

Solo se chiudi gli occhi senti il rumore, forte, dei mezzi pesanti israeliani che con le turbine  e tanto testoterone puntano i loro missili contro Hamas ma uccidono la gente.

Il cielo non c’è piu` ma ugualmente si fa vedere come un’illusione. La guerra c’e’ ma non sempre si fa vedere.

A ottanta km da Gaza la guerra non si sente, se non attraverso il cielo. Come essere in un altro paese, circondati da due guerre che da qui non si possono vedere se non in tv, su twitter, su facebook, su Al Jazeera, attraverso i cavi spara corrente elettica e segnali video. Siamo circondati, da una lato Gaza dall’altra la Siria e piu’ a Nord in Europa passano in rassegna i vassalli della famiglia Bildenberg per insozzare di sangue i centri nevralgici del Nuovo Ordine Mondiale.

Ma allora cosa posso fare? Che domanda stupida, durante la guerra non puoi fare niente solo guardare il cielo pieno di stelle e rumore.

Guardare la televisione di Al jazeera e sentire la parola obiettivo mille volte, domandarmi qual e’ per te l’obiettivo caro Netanyahu, in una terra poco piu’ grande di una prigione a cielo aperto. Altro cielo. Per un obiettivo muoiono 15 civili e alla radio le dichiarazioni degli assenti parlano di diritto israeliano all’esistenza.

Ma se gli alberi abbattuti potessero dire la loro direbbero che probabilmente e’ stato l’uomo a farli fuori per costruire un parcheggio, per la loro maniacale e quantomeno umana ingordigia del potere, non per la loro sopravvivenza. Cosi vale per Gaza.

Che senso di sopravvivenza puo’ trovare un israeliano di Asdhot (citta’ israeliana a pochi km da Gaza) nel sapere che per il suo diplomatico diritto all’esistenza sono morte decine di bambini in una notte?

Ho sdoganato un mese fa la scenografia dello spettacolo “Nero inferno” al porto di Ashdot, insieme ai portuali, gente semplice che non guadagna neanche i soldi per arrivare a fine mese. Nell’ ufficio israeliano di sdoganamento una donna si sfoga contro Israele. Il suo governo, la sua politica… vuole scappare ma il marito non ci pensa neppure, eppure lei non ha neanche i soldi per mandare i figli all’asilo o pagare l’affitto.

Parole e problemi mentali? Ma quanto influiscono le barriere mentali negli adulti che vivono in societa’ economicamente ricche e senza problemi di guerre?

Molto e non possiamo ignorarle e nemmeno dobbiamo paragonarle all’orrore della gente di Gaza, che ogni giorno lottano per la sopravvivenza, contro l’occupazione.

Agli esseri umani come agli alberi compete il diritto alla vita, ai politici le sorti della loro morte.

Gli alberi verranno abbattuti cosi`come gli esseri umani in un modo o nell’altro e per me ormai non fa piu’ nessuna differenza.

Vedere in Europa il massacro poliziesco e ignobile di studenti e non lavoratori e`come assistere inerte al massacro di Gaza e come percepire la morte culturale delle persone. Non fa piu’ nessuna differenza.

Un fronte culturale deve nascere e deve avere una direzione comune di resistenza, capace di pensare a una nuova esistenza, capace di aprire domani mattine le finestre di casa e ridare aria al cielo. Lo fara’ il piu’ forte sostenendo il piu’ debole nella ricerca della felicita’. Sara’ grazie agli ultimi se questo avvera’, perche’ e’ solo grazie a loro se oggi possiamo dire con certezza che non e’ il potere e il denaro a darci la felicita’. Loro lo sanno gia’. Il resto e’ completamente inutile.

Si colpevolizza Hamas per la sua politica, ma gli “internazionali” che hanno mangiato e vissuto in Palestina fino a ora cosa hanno fatto PRIMA  per impedire questo e altri massacri sostenuti da gran parte dei Paesi del mondo?

I politici che vivono e mangiano in Europa cosa faranno per impedire che la gente vada sull’orlo del suicidio?

Quando una guerra e’ in corso non puoi fare niente: solo urlare, ma prima chi era qui poteva dare una direzione comune o sostenere direzioni comuni che andassero verso il senso della cultura. Invece ognuno ha coltivato il proprio giardino, godendo dei privilegi internazionali come in Europa dei privilegi della classe politica.

Non c’è piu’ una parte in cui stare, solo le persone. Il cielo e’ uno e dove passano i fili elettrici oggi penzolano anche pezzi di carne morta.

Cosa si aspetta lo stupido di turno?

Al prossimo mini-missile sparato in Israele, provate a pensare che non e’ niente in confronto alla violenza subita a Gaza; come alla prossima carica di polizia pensate agli studenti per quello che sono, giovani senza armi nè manganelli nè addestramenti speciali. Violenza? Al massimo difesa personale, la violenza e’ sempre solo quella che viene dall’ignoranza e dallo s(S)tato (delle cose) indotta nei propri servitori.

Se nel quotidiano si lavorasse insieme su una direzione comune, per essere sicuri che nelle scuole il pensiero e le idee venissero valorizzate, i giovani sostenuti e la memoria rispettata, il mondo domani si potrebbe sedere tranquillamente in pace a bersi un te’ sotto un cielo di stelle.

 

Redazione
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