Il codice Cerbero

di Fabrizio («Astrofilosofo»)Melodia

Elucubrazioni fantascientificamente filosofiche sull’era dell’informazione, quasi un libero sfogo in vista di un racconto da fare

Viviamo nell’era dell’informazione e della libertà. Non esistono più confini e la libera circolazione del mercato ai quattro angoli del globo, forse tra qualche tempo del cosmo, ha donato all’umanità magnificenza e benessere.

A tutta l’umanità?

Si tacciono molte cose: come la fame del mondo e i tentativi d’inviare aiuti che a conti fatti non servono a nulla senza una politica di crescita e sviluppo costante dell’economia in cui versano i Paesi del Terzo Mondo e forse ormai alcuni del primo o del secondo…

Di questo non si parla nei mass media e nemmeno dei tentativi di delegittimazione della democrazia da parte dei nuovi poteri economici, del mercato globale che non è quel Paradiso annunciato, della crescente disparità tra ceti, con l’introduzione della privatizzazione che limita il diritto alla sanità e alla scuola pubblica.

Tutto questo avviene con il beneplacito dei mezzi d’informazione che continuano a propinarci spot pubblicitari stile “Mulino Bianco”, un mondo in cui tutte le famiglie hanno il loro pallone aerostatico con cui viaggiano in posti bellissimi per poi ritornare a casa dove sono attesi dai loro biscotti per cominciare bene la giornata.

Queste rapide considerazioni – alquanto superficiali per ora – mi hanno fatto propendere per una considerazione secca: noi non siamo liberi.

La libertà è un concetto che ci viene instillato dal Potere per non renderci consapevoli del fatto che siamo in una prigione (per alcuni dorata magari, per i più no).

La gente ha cominciato ad accorgersene ma adotta il comportamento dello struzzo, la testa sotto la sabbia. Sono troppo assuefatti al sistema – come si afferma nel film «Matrix» – perciò lo difendono a spada tratta evitando così di scoprire che le loro vite sono vuote e prive di significato.

La società è Controllo e il massimo controllo che si può avere sul mondo è quello dell’informazione.

La gente vuole essere ingannata, quindi si propinano informazioni per mostrare un mondo bellissimo in cui vivere e da difendere con le unghie e con i denti contro pochi “cattivi”.

Non importa che la gente sia avvelenata dagli stessi industriali che li “tengono nella bambagia”; non importa che per mantenere lo stato delle cose si violino princìpi democratici per cui la gente ha lottato nel corso dell’ultimo secolo e mezzo; non importa che ci possano essere nuovi imperatori del Sacro Romano Impero oppure faraoni onnipotenti, che non possono essere toccati dalla morte e di conseguenza dalla Legge dei comuni mortali, e che costoro controllino tutte le leve dell’informazione, della legislazione, dell’economia, in poche parole hanno tutto il Potere nelle loro mani.

Molta gente è stata abituata a pensare che deve avere settimane bianche, i supermercati pieni e i reality per mettere in pace la loro coscienza: ma in cuor loro, nel più profondo anfratto di quel che resta della loro anima, tanti conoscono la perturbante verità. Per nascondere la Verità, farla diventare una favola lontana o relegarla nell’ambito del borbottio ossessivo dei pazzi violenti, le nuove Auctoritates creano artificialmente simulacri di realtà con l’ausilio della tecnologia. Il nuovo potere è tecnocrazia per i Paesi più sviluppati e dittatura per quelli meno.

Di tutto questo già ci aveva avvertito, dalla notte dei tempi, il divino Platone, che – con il suo mito della caverna – aveva già ampiamente anticipato buona parte di tutta la letteratura, della filosofia e dell’arte riguardo alla tematica dell’Illusione come Mezzo del controllo dell’informazione e della conoscenza. Solo alcuni all’inizio riescono a girare la testa e a liberarsi dalla catena che li tiene inchiodati al fondo della caverna, costretti a vedere solo le ombre ingannevoli degli oggetti all’esterno credendoli reali. Oggi questo viaggio di liberazione viene compiuto dai cosiddetti pirati informatici meglio noti come hackers.

Essi si introducono nelle biblioteche virtuali in modo assolutamente illegale, a volte prendono le informazioni in esso contenute, altre volte rubano denaro: la loro fonte d’ispirazione è la totale libertà di diffusione dell’informazione e della sua totale usabilità. Le informazioni devono essere completamente modificabili, con l’abbattimento dunque del concetto di copyright, tipico del capitalismo. Un programma per computer deve essere ampiamente migliorabile da parte dei suoi utenti senza restrizioni di sorta.

E’ un’utile conquista della libertà.

La possibilità di poter modificare liberamente la realtà che ci circonda è il primo passo verso il riconoscimento della creatività e del viaggio che l’uomo compie per allargare i propri orizzonti di intuizione e raggiungere una nuova e più profonda consapevolezza di se stesso, dell’Altro da sé e dei propri limiti.

Comprendere la struttura dei segni che caratterizza il nostro animo più profondo e l’accostarsi a quello dell’altro permette una potenza superiore a qualsiasi potere tecnocratico esistente ed imperante con la sua seducente mano di ferro: la nascita delle idee di democrazia, creatività e gioco.

La struttura della Matrice è qualcosa che trascende l’individuale per giungere al politeismo.

Esistono molte divinità, spiriti vivi e giocosi, che danzano al suono primordiale della gioia.

Il gioco dei segni è necessario per distruggere le maglie terribili della Matrice e per liberarsi dalle pastoie che riducono l’essere umano a pura cifra, usabile in questo circo del Domino, in cui le belve addomesticate hanno volto umano di gente che soffre.

I Cavalieri Elettrici percorrono le vie della rete alla ricerca continua e difficile del santo Graal della Rete Globale, per la conquista di un mondo senza confini né dittature, senza religioni né sacerdoti, senza quel terribile e pesante anello cancrenoso di un mondo pensato con un centro e i suoi obbedienti satelliti che girano nelle loro prestabilite orbite ellittiche.

Le stelle devono essere lasciate libere di danzare, l’uomo è nato dalla polvere stellare e, avendo in sé questa potenza primordiale inesauribile, deve viaggiare fino a quango glielo permetterà il suo ciclo astronomico, alla ricerca di quel destino a cui tutti tendiamo.

La Rete è un immenso magma infernale, una terra nemmeno ordinata in cerchi perfetti, non è una prigione in cui ognuno è condannato a scontare una colpa eterna e ineludibile ma una totale apertura al dolce e timoroso piacere del Caos.

E’ il fuoco sempre vivo del viaggio e della conoscenza, della guerra per migliorare se stessi nell’incontro con l’Altro, sia esso stesso la propria Ombra Oscura oppure il Totalmente Altro di un essere umano o l’abisso incontenibile ma affascinante, quanto una donna bellissima e irraggiungibile, della Matrice Universale.

Salutiamo dunque i Cavalieri Elettrici e l’Excalibur della Conoscenza Globale. Addio, Cerbero della Matrice, mastino che impedisci con la tua ferocia la libertà della conoscenza e la possibilità di poter crescere, maturare per essere liberi e in pace come fratelli di tutti.

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Redazione
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Un commento

  • grazie astro-Faber
    se sono appunti per un racconto (quando arriva?) va bene. Se però è (anche?) una traccia di analisi avrei alcune obiezioni. Ne parleremo in altra sede ma intanto sollevo due faccende che credo interessino tutte/i.
    A una questione che accenni – chi controlla «tutte le leve dell’informazione» – tengo particolarmente, perché è un tema che torna ossessivamente (ah, quante cose non conosciamo; i misteri del potere… ). L’informazione è manipolata, censurata, stravolta? Sì… e no. Lo faccio dire a Noam Chomsky – nientemeno – così ne approfitto per citare un suo bel libretto ovvero «L’America è finita? Il mondo che lasciamo e il compito che ci attende» pubblicato a novembre da Asterios (60 pagine per 5,90 euri; traduzioni di Pietro Budinich) che riprende la sua conferenza a Trieste e il successivo dibattito. A proposito dei segreti, verso la fine della relazione, Chomsky parlando dei pochissimi che decidono per tutte/i sottolinea che «i meccanismi non sono affatto oscuri». E rispondendo a una domanda fatta dal pubblico spiega che esiste una «straordinaria libertà» (di accesso ai documenti) negli Usa ma, nonostante tutto, anche in Italia; eppure di tante notizie importanti non si parla «perché gli intellettuali e i mezzi di informazione svolgono il loro compito di proteggere la popolazione dal sapere cose che non li riguardano come, per esempio, quello che sta facendo il governo». A parte l’ironia al vetrolio la questione è importante: sappiamo tutto… se vogliamo. Più avanti Chomsky racconta anche come, nelle ricorrenti commemorazioni di Martin Luther King, si dimentichi (cioè si censuri) una parte del suo impegno, tacendo persino il motivo per il quale si trovava nel Tennessee quando venne assassinato. Ma se noi vogliamo… possiamo saperlo. Troppo comodo, in un certo senso, dire «non ci dicono la verità»: e se la cercassimo? Chomsky parlando di WikiLeaks dice: «Date un’occhiata a quel che è trapelato nei suoi archivi. Non c’è praticamente niente che possa nuocere alla sicurezza statunitense (…) Dunque si stanno proteggendo dall’opinione pubblica. Questo è il classico modo in cui l’elite si protegge dalla popolazione in generale».
    Quanto al «divino Platone», sì aveva anticipato che «l’Illusione» è – scrivi tu – «un mezzo per il controllo dell’informazione e della conoscenza». Ma anche qualcosa di più. Se la memoria non mi inganna Platone spiega perché non bisogna raffigurare in termini realistici la morte: altrimenti chi andrebbe a combattere? Ho riassunto (ma tu magari Fabrizio è capace di beccare al volo la citazione precisa) il suo concetto: è con ogni evidenza “la ragion di Stato” – potremmo dire la gerarchia militare – a parlare, a ordinare. Ed è per questo che, disobbedendo a Platone, uno dei nostri massimi “doveri” è sempre mostrare l’uccidere e il morire in guerra come davvero è: questa verità, un estremo e doloroso realismo, resta il miglior modo per «diffamare» le guerre e chi le vuole. (db)

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