Il crimine di Rigopiano e la giustizia ingiusta

Paola Ferretti, madre di Emanuele Bonifazi vittima sul lavoro della tragedia di Rigopiano, ci ha inviato questo articolo che si potrebbe intitolare «La Giustizia Ingiusta»

Ho sempre rispettato la legge italiana e sono fiera di vivere in uno Stato democratico. Rispetto il diritto di sciopero, costituzionalmente tutelato come conquista sociale. Ma sono una cittadina che attende di conoscere la verità riguardo la morte del proprio figlio, avvenuta sotto le macerie dell’Hotel Rigopiano, mentre lavorava. Dal 2017 proviamo ad essere fiduciosi nella Giustizia Italiana, affinché una sentenza ci racconti come è andata. Perché. A causa di chi. Siamo al dodicesimo rinvio e ci troviamo “solo” in fase di udienza preliminare. Attendevamo – come parti civili – l’udienza del 25 Giugno 2021 come uno snodo importante, sia per conoscere le perizie, sia per capire quale percorso processuale avrebbero scelto gli imputati. Veniamo invece a conoscenza di un’astensione indetta dalle Camere penali; motivazione: la protesta per scelte organizzative dell’amministrazione giudiziaria riguardo i fatti di un’altra tragedia, quella della funivia del Mottarone. Mi domando: è moralmente giusto astenersi dalle udienze per un legittimo dissenso da una scelta magari giuridicamente non condivisibile, ma al tempo stesso indirettamente ed involontariamente determinando, per altri processi tragici, come quello di Pescara, un nuovo rinvio? Basterà infatti l’adesione di un solo avvocato per imporre al Giudice un rinvio dell’udienza, chissà a quando. Le attese delle vittime, nonché il diritto dello Stato di conoscere una verità, si bilanciano dunque correttamente con l’aspettativa di Giustizia? La protesta, vale il disagio? E’ solidale il pur legittimo astenersi dall’attività giudiziaria, quando però altri percorsi giudiziari verranno inevitabilmente rallentati? Oppure complicati dall’inevitabile decorso della prescrizione? Non sarebbe stato meglio allora – per la delicatissima funzione che l’avvocato ricopre rispetto ad altre categorie di lavoratori – uno sciopero sul modello giapponese, cioè lavorando ed al tempo stesso mettendo in atto proteste visibili verso la società e le Istituzioni? Forse abbaio alla Luna, non me ne vogliano gli avvocati che ci aiutano ogni giorno, ma come cittadina ferita ho imparato a pormi tante domande, riguardo temi con i quali un destino sfortunato mi ha imposto di convivere.

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