Il disgusto della divisa

di Monica Lanfranco

“Cosa si può fare quando chi ha potere abusa di chi non ne ha? Almeno farsi
avanti, e gridare forte la verità. Farsi avanti per se stessi, farsi avanti
per gli amici, farsi avanti anche se si è da soli”. E’ uno dei passaggi più
significativi di North country – storia di Josie, film fortemente voluto
dall’attrice Charlize Theron che interpreta la parte della prima donna che
fece causa negli Stati Uniti per molestie sessuali alla miniera dove
lavorava, creando così un precedente per l’introduzione nell’ordinamento
nordamericano delle
class action (le azioni di categoria) incentrate sui
diritti sessuati.

Almeno gridare forte la verità.

E la verità è che se la violenza maschile contro le donne è sempre una
ingiustizia e un abuso che riguarda tutte e tutti questa violenza è ancora
più ingiusta quando è compiuta da chi veste una divisa, da chi ricopre un
ruolo istituzionale, da chi incarna una autorità riconosciuta, e di questa
approfitta.

Nella vicenda della donna arrestata e violentata, sembra, da almeno un
carabiniere (ma l’indagine è in corso e comunque almeno altri due colleghi e
un vigile urbano sapevano cosa stava capitando) c’è un dato sconcertante, ma
purtroppo non estraneo alla mentalità corrente: gli uomini, ricordiamolo,
che in quel momento vestivano una divisa che rappresenta la legge, e quindi
la collettività, sostengono che al rapporto sessuale la donna ha dato il suo
consenso. E questo basta loro come giustificazione di innocenza rispetto
all’accusa di stupro. Sono gli uomini che detenevano una donna perchè
accusata di furto, sono gli uomini che in quel momento esercitavano il
potere di arresto demandato loro dalla società a riparazione di un reato. La
domanda è: ci può essere consenso libero da parte di una donna in stato di
arresto (quindi non libera), ad un rapporto sessuale con uno o più uomini
che sono i suoi detentori, ovvero i rappresentanti della legge? Ricordo che
nel memorabile docu-film Processo per stupro uno degli avvocati sosteneva
che la giovane abusata da Izzo e Ghira aveva volontariamente praticato un
atto sessuale sul suo aguzzino. Si trattava di due ragazze e di quattro
uomini, armati e su di giri. Consenso? Che in una caserma si possano
compiere atti di indicibile violenza lo sappiamo, purtroppo. Quello che fa
vergognare è che si possa pensare di passarla liscia. Ecco la verità.

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“Non si può smantellare la casa del padrone con gli attrezzi del padrone” (Audre Lorde)

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3 commenti

  • Marco Pacifici

    Mi (s)piace,come sempre (almeno spero mi auguro vorrei desidero fortemente) scatenero’ un putiferio(quanto vorrei che si ponesse finalmente fine all’ipocrisia…)…Colpirne uno,punirne uno,per educarne cento. Colpirne dieci punirne dieci,per educarne mille .Io sono,come tutti(Fabrizio,il nostro Compagno Libertario di strada di sogni e poesie e Dignita e Lealta) coinvolto,sono e saro’ sempre COINVOLTO. Ma NON sono NE sono stato NE sarò mai complice. Finche’ i portatori di morte non impareranno(e con loro solo un discorso è possibile) che guai,guai grossi se si permettono di toccare i nostri Cuccioli,le Mamme dei nostri Cuccioli,tutti coloro che hanno scelto di avere solo il potere sulla loro Vita e non su quella degli altri Umani,finchè non avranno Paura di continuare ad impedirci di vivere la nostra Vita desiderante di Amore e di Amicizia e di Gioia,non continuiamo a raccontarci musse(balle in genovese). Io,Noi tutti, siamo per la Pace:ma ci hanno costretti,almeno mi hanno costretto a non essere non violento. Marco Pacifici.

  • Non ci sono parole per ciò che sarebbe successo in quella cella. Dico subito che la cosa è del tutto credibile e non sarebbe la prima volta. La violenza perpetrata ai danni di prostitute e prostituti, ad esempio, è nota e ripetuta un po’ dovunque nella generale indifferenza. Chi si occupa di questo lo sa e lo combatte come può, stante la rassegnazione delle vittime che conoscono la difficoltà di ottenere giustizia. La violenza avviene per strada, sulle auto, nelle case. Lo sfruttamento e il ricatto, come pare nel caso Marrazzo, arrivano persino all’omicidio. Gridare a voce alta queste verità, scuotere dal sonno perbenista le anime belle, è un dovere al quale chi ne è consapevole non può sottrarsi. L’abuso sessuale sugli ospiti degli orfanotrofi, nei collegi, nelle carceri da parte dei più forti sui più deboli è purtroppo un dramma che non finisce mai. Il tema è quello del più forte che, invece di tutelarlo, violenta il più debole, ne fa oggetto da usare come gli piace approfittando della massima soggezione di questo. Anch’io mi sento impregnato di schifo per questo episodio di violenza e ti ringrazio per averne parlato. Chi tace è complice.
    Ma c’è una sfumatura, carissima Monica, della quale vorrei parlare. Questa insistenza nel marcare l’appartenenza di genere mi pare non contribuisca ai termini della doverosa denuncia civile. Questa ossessività nel qualificare come maschile criminali di questo tipo corre il rischio di mettermi, inevitabilmente, sullo stesso piano, e questo non mi sta per niente bene. Io, come altri, non sono così e non voglio minimamente essere avvicinato a queste merde, e seppur lontanamente essere accostato a loro soltanto perché piscio all’impiedi. Credevo che questo modo di pensare fosse superato: spero di sbagliarmi ma forse non lo è.
    Mi sbaglio? Ne sono felice. Non mi sbaglio? Posso capire ma non mi piace: rivendico la mia totale lontananza da simile infami vigliaccherie.
    Scusa se sono stato così diretto.
    Ti abbraccio, Marco

  • ciao Marco, scusa la brevità ma francamente oenso che sia questo smarcarsi distinguendosi dal proprio genere che non aiuti: fino a che gli uomini considerano sempre e solo gli altri le merde e non agiscono, in un altro modo, nel nome del loro genere, gli uomini continueranno a pensare che la violenza non li riguardi. A me come donna il fatto che ci siano altre donne che si vendono o che preferiscono usare una parte del loro corpo per il tutto e farne merce, specialmente quando non ci sarebbero costrette mi riguarda eccome, perchè sono una donna. Sono lontana anche io dalle escort, ma per combattere quella deriva mi devo assumere le responsabilità di genere che mi chiamano a interrogarmi ed a agire: è poca cosa dire che sono diversa da loro.
    un abbraccio
    Monica

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