Il dolore degli altri: al MUA di Sinnai la World Press Photo 2024

Arriva in Sardegna la prestigiosa mostra di fotogiornalismo, accompagnata da incontri e dibattiti sui temi suscitati dalle foto esposte

Mohammed Salem, Donna palestinese abbraccia corpo della nipote

Il dolore degli altri

“e per tutti il dolore degli altri/è dolore a metà”, cantava così, Fabrizio De André, in Disamistade, contenuta nel suo ultimo e prezioso album Anime salve del 1996.

Il dolore degli altri è anche il nostro”, sottotitola la rivista Art Tribune il 20 aprile di quest’anno, rovesciando di senso i versi di De André, nel raccontare che la foto “A Palestinian Woman Embraces the Body of Her Niece[1], del fotografo palestinese Mohammed Salem, ribattezzata dai media “La Pietà di Gaza”, ha vinto il prestigioso World Press Photo 2024.

Salem al MUA

Continua l’articolo di Alice Marchesini su Art Tribune, “La fotografia di Salem suscita sgomento e dolore grazie al solo potere evocativo di una posa raccolta e composta. Lo strazio non passa attraverso l’ostentazione di truci dettagli – quelli a cui abbiamo ormai allenato occhi e stomaco tanto da restare quasi indifferenti – ma passa attraverso la forma dolente assunta dal corpo della donna che, accucciata e ripiegata sulla nipote, sembra volerla cullare e proteggere ancora una volta. Il capo è chinato, la mano si chiude sul profilo della bambina, coperto da un lenzuolo. Contrariamente alla maggior parte delle foto di reportage, non scorgiamo smorfie, non leggiamo angoscia sul viso, non c’è sangue. Eppure, proviamo una pena infinita: quel dolore è, per un attimo, il nostro. Senza retorica, né sentimentalismi, l’assenza di dettagli consente quella distanza estetica indispensabile per empatizzare e riflettere.”

La Pietà di Gaza

Scrive sempre Art Tribune, Lo “scatto (che) ritrae una donna di trentasei anni, Abu Maamar, mentre stringe al petto il corpo esanime della nipote di 5 anni, Saly, morta a Khan Yunis insieme alla madre e alla sorella a causa di un missile israeliano. Salem era diventato padre da poco quando, il 17 ottobre scorso, ha assistito alla scena ritratta nella foto, e ha descritto lo scatto come un “momento forte e triste che riassume il senso più ampio di ciò che stava accadendo nella Striscia di Gaza”. L’Ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani ha comunicato che donne e bambini palestinesi allo stato attuale rappresentano più di due terzi del bilancio delle vittime dell’aggressione: Salem racchiude la tragicità di questo dato in un’immagine”.

La necessità di testimoniare e raccontare è sempre urgente, e non sempre facile, “Capire cosa succede nel mondo è diventato sempre più difficile e questo costituisce una minaccia alla libertà di stampa e alla democrazia”, afferma Alba Noguera, il curatore della mostra per conto del Word Press Photo venuto da Amsterdam per allestire la mostra a Sinnai.

“Attraverso queste immagini – dice Isabella Atzeni, direttrice del MUA di Sinnai che dal 2 al 23 novembre ospita la mostra negli spazi del Museo nel centro storico del paese vicino a Cagliari – il nostro museo si impegna a promuovere la riflessione e la consapevolezza sulle tematiche sociali, culturali e ambientali del nostro tempo, contribuendo così a una comprensione più profonda del mondo che ci circonda”.

Presentazione della mostra (Atzeni, Deidda, Noguera)

Nelle dichiarazioni del fotografo, e in quelle dei curatori dell’esposizione a Sinnai, si racchiudono il senso e il valore del fare fotogiornalismo; e del fare “gestione dei beni culturali” oggi. Credo che, quando grandi sensibilità artistica ed emotiva si coniugano con l’empatia per quel che ci succede attorno (un attorno che mai come oggi non è e non può essere mai lontano per nessuno), quando la testimonianza rispetta la dignità del soggetto rappresentato, la comprende e ne “condivide” sentimenti e passioni, siano essi di dolore e disperazione o d’amore e speranza, allora l’empatia provata dall’autore ha la possibilità di arrivare anche a chi guarda. Può far si che un’immagine riesca a rompere la valanga di suggestioni che ormai ci sommergono, e di cui è anche sempre più arduo coglierne l’autenticità.

Naturalmente questo richiede un attento lavoro di mediazione che solo una selezione e un allestimento qualificato possono dare.

La dichiarazione della curatrice WPP della mostra, Alba Neguera:

https://youtu.be

World Press Photo Contest

Per questi motivi è prezioso il lavoro che da anni porta avanti la World Press Photo Foundation[2], che dal 1955 organizza il World Press Photo Contest “La più importante mostra al mondo di foto­giornalismo” [3]. Quest’anno, per la 67esima edizione, sono stati 24 i vincitori, sei le menzioni d’onore e due le menzioni speciali della giuria, selezionati da una giuria indipendente tra 61.062 candidature di 3.851 fotografi provenienti da 130 paesi, con ben 32 progetti.

Per il 2024 la giura ha deciso anche di includere, in maniera del tutto eccezionale, due menzioni speciali dettate dalla constatazione della gravità del conflitto in Palestina.

La mostra a Sinnai

L’esposizione delle foto vincitrici dell’ultima edizione del World Press Photo, prevede una novantina di esposizioni (fra cui quella di Valencia che, purtroppo, ha dovuto chiudere in anticipo, diventando suo malgrado esempio e simbolo della realtà che travolge la sua rappresentazione, confermandola). In Italia è stata vista ed è ancora visibile in alcune grosse città italiane, Roma, Bologna, Torino, Bari, Lucca.[4] E ora arriva anche in Sardegna, al Museo Archivio di Sinnai, un paese di nemmeno 20.000 abitanti della Città metropolitana di Cagliari. Ed anche questo è un evento di cui bisogna dar merito ai curatori del MUA, che da alcuni anni inseguivano il proposito di portare le foto del WPP contest “in periferia”.

La mostra è stata inaugurata sabato 2 novembre, dalle 17, nei locali di via Colletta 20 a Sinnai, e sarà visitabile fino al 23 novembre: il martedì solo al pomeriggio, dalle 16 alle 20; dal mercoledì alla domenica dalle 10 alle 20.

Giovedì 31 ottobre, nella sala consigliare dello storico Palazzo Regio a Cagliari, sede della Città Metropolitana, la mostra è stata presentata alla stampa.

Riprendiamo il resoconto della giornalista Francesca Zoccheddu, referente stampa per ASCE Sardegna:

“Arriva in Sardegna, in mostra a Sinnai nel Museo e Archivio (MuA) dal 2 al 23 novembre, la World Press Photo, una selezione di scatti dei migliori fotogiornalisti mondiali.

WPP 2024 al MUA di Sinnai

Dai conflitti devastanti ai disordini politici, dalla crisi climatica al passaggio sicuro dei migranti, al MuA saranno esposte opere premiate che documentano alcune delle questioni più urgenti che il mondo affronta oggi.

Quest’anno sono stati 24 i vincitori, sei le menzioni d’onore e due le menzioni speciali della giuria, selezionati da una giuria indipendente tra 61.062 candidature di 3.851 fotografi provenienti da 130 paesi.

WPP al MUA di Sinnai

Per Sinnai e per la Città metropolitana di Cagliari – ha detto la sindaca di Sinnai Barbara Pusceddu – questa mostra è un’occasione per vedere oltre il nostro confine e avere un’opportunità di conoscenza e dialogo su quello che accade nel mondo. Ognuno di noi ha il diritto e il dovere di partecipare attivamente a tutti quei temi attuali come il cambiamento climatico, le guerre, le situazioni socioeconomiche che riguardano non solo la vita della nostra comunità, ma quella di tutti in ogni parte del mondo.”

È un onore per il Museo Civico di Sinnai ospitare la World Press Photo – ha detto la direttrice del museo, Isabella Atzeni – una delle mostre fotografiche più prestigiose al mondo. Questa esposizione non solo celebra l’eccellenza della fotografia, ma ci offre uno sguardo potente e autentico su eventi globali, culturali e storici che altrimenti rimarrebbero sconosciuti. Attraverso queste immagini, il nostro museo si impegna a promuovere la riflessione e la consapevolezza sulle tematiche sociali, culturali e ambientali del nostro tempo, contribuendo così a una comprensione più profonda del mondo che ci circonda”.

Storia fotografica dell’anno Valim-babena Lee-Ann Olwage, Sud Africa

Viviamo in un’epoca – ha detto il curatore della mostra Alba Noguera – in cui diventa sempre più difficile distinguere quali siano le immagini reali, quelle manipolate e quelle interamente create con l’intelligenza artificiale. Capire cosa succede nel mondo è diventato sempre più difficile e questo costituisce una minaccia alla libertà di stampa e alla democrazia. Con il concorso di World Press Photo vogliamo sottolineare l’importanza del lavoro dei fotogiornalisti, perché oggi più che mai mostra quello che sta succedendo nel mondo oggi, sono immagini reali di ciò che avviene intorno a noi. In tanti, in tutto il pianeta, raccontano storie con le immagini attraverso diverse prospettive, ma sempre affidabili. Riteniamo fondamentale che queste storie siano conosciute e abbiano un impatto su tutti.

La mostra è organizzata da Sardinia To Do, con il patrocinio del Comune di Sinnai e il contributo della RAS – Regione Autonoma della Sardegna, di Fondazione di Sardegna, di Asce (associazione sarda contro l’emarginazione), dell’associazione socioculturale Ardesia.

Asce partecipa con convinzione alla straordinaria occasione di portare in Sardegna la World Press Photo – ha sottolineato Benigno Moi- riconoscendone il grande significato artistico e sociale, e la capacità di stimolare riflessioni su alcune delle tematiche in cui l’associazione è impegnata da quasi quarant’anni. Abbiamo sempre creduto nelle potenzialità offerte dalla comunicazione tramite le varie forme d’arte, e le, abbiamo utilizzate sia per raccontare e documentare il nostro operare, sia per creare occasioni di incontro, confronto, e coinvolgimento“.

Quindi? ha ancora un senso il fotogiornalismo?

il catalogo WPP 2024

Come dice il curatore Alba Noguera, è sempre più difficile capire se una foto o un video sono stati manipolati o, con l’intelligenza artificiale, addirittura completamente costruiti. Ed è sempre più difficile districarsi nel diluvio di informazioni ed immagini di tutto e su tutto, coglierne qualità e professionalità, coglierne l’empatia eventuale fra autore dell’immagine e soggetto documentato. In tempi in cui sempre più spesso davanti ad una tragedia grande o piccola (il dolore degli altri), invece di precipitarci a dare una mano, impugniamo lo smartphone per filmare “l’evento” e condividerlo in rete. Può sembrare che il potere dell’immagine di testimonianza e di denuncia sia vano e ininfluente.

Poi veniamo a sapere che il più drammatico naufragio avvenuto vicino alle nostre coste nel 2024 è passato quasi inosservato. Alla fine di giugno una barca con 67 persone (un terzo di loro minori) è naufragata al largo di Roccella Jonica, e solo in 11 si sono salvati. Dell’ennesima strage in Mediterraneo non ci è giunta quasi notizia, perché le autorità hanno fatto di tutto per nasconderla, per evitare “l’effetto Cutro“, quando le immagini delle decine di bare allineate dopo il naufragio del febbraio 2023 avevano scosso l’opinione pubblica italiana. I cadaveri recuperati, questa volta, sono stati “spartiti e spariti” ancora prima di arrivare a terra per varie destinazioni, fuorviando i giornalisti e reporter.

naufragio mar Ionio: i morti invisibilizzati e il silenzio delle istituzioni 

Ecco, se al Potere le immagini (quelle che non può controllare  e manipolare) fanno ancora paura; se a Gaza, e non solo, vengono deliberatamente uccisi o bloccati i reporter e i fotoreporter, allora si, le immagini hanno ancora una forza che va difesa e diffusa. Ed è anche dovere di chi crede che questo stato delle cose non ci piace, farlo.

Gli eventi collaterali

Nel periodo di apertura della mostra sono in programma degli eventi collaterali su alcuni dei temi vicini alle sensibilità degli organizzatori, ispirati dalle foto premiate (non solo da quelle dell’anno in corso).

giovedì 7 novembre, alle 18, incontro con l’Associazione Sardegna Palestina;

venerdì 15 novembre, alle 18, “Dalla parte del fuoco – Il paradigma di Bambi”, con Giuseppe Delogu;

giovedì 21 novembre, alle 18, “Banche armate – Disarmare la finanza di guerra si può”, con Carlo Bellisai, Filippo Lunesu, Bernarda Solinas, Antonella Melis, Federico Thorel;

venerdì 22 novembre, alle 18, “Lo stato di salute dei lecci e degli alberi ornamentali in area urbana”, a cura di Legambiente Circolo Su Tzinnibiri;

sabato 23 novembre, ore 17 Finissage.

Link

per approfondire, prenotare le visite, seguire gli eventi.

Il catalogo  marsilioarte-world-press-photo-2024

Gli organizzatori:

MUA Sinnai

https://www.muasinnai.com/    instagram.mua

facebook      youtube-mua

Sardinia To Do  https://www.facebook.com/@Sardiniatodo

World Press Photo

https://www.worldpressphoto.org/

https://www.facebook.com/WorldPressPhoto https://www.worldpressphoto.org/calendar

Collaborazioni

facebook-AsceODV    instagram.asceonlus/        https://www.asceonlus.org/     youtube-asceonlus   

https://www.facebook.com/ardesia.associazione

la presentazione dell’evento della direttrice del MUA Isabella Atzeni  https://youtube 

la pagina Instagram di Mohammed Salem mohammedsalem85

Sulla stampa:

Unione Sarda del 30.10.24

Unione Sarda: inaugurata-la-world-press-photo

Servizio del TGR Sardegna (dal minuto 14’56) Rai-tgr/sardegna

Dal blog di un fotografo sardo: 5 Motivi per Non Perderlo   famolostrano-world-press-photo-a-sinnai

Infine, segnalo il link ad un video, del fotografo Roberto Panciatici, che partendo proprio dal WPP e dalla foto vincitrice di Salem, fa una riflessione sulla fotografia di testimonianza, in particolare sulla fotografia in zona di guerra.  a nessuno frega un ca**o del World Press Photo  

WPP 2022: La storia dell’anno 2022, la lotta al fuoco col fuoco degli aborigeni australiani

 

 NOTE

[1]Una donna palestinese abbraccia il corpo di sua nipote”, https://www.artribune.com/arti-visive/fotografia/2024/04/world-press-photo-mohammed-salem-gaza-pieta-vincitore/

[2]   https://www.worldpressphoto.org/

[3]Nata nel 1955 e con base ad Amsterdam, la Fondazione World Press Photo si distingue per essere una delle maggiori organizzazioni indipendenti e no-profit impegnata nella tutela della libertà di informazione, inchiesta ed espressione, promuovendo in tutto il mondo il fotogiornalismo di qualità. Oltre ad offrire un ampio portfolio di attività comunicative, educative e di ricerca, la World Press Photo Foundation vanta il concorso di fotoreportage più prestigioso al mondo con la partecipazione annuale di oltre 6.000 fotoreporter, provenienti dalle maggiori testate editoriali mondiali come Reuters, AP, The New York Times, Le Monde, El Paìs per nominarne solo alcuni.La mostra presenta i risultati del 67° concorso annuale indetto dalla Fondazione World Press Photo, dal 1955 punto di riferimento del fotogiornalismo mondiale. Il concorso premia i fotografi professionisti di tutto il mondo che nell’anno precedente hanno realizzato i migliori scatti, in grado di fornire uno spaccato autentico, accurato e coinvolgente del nostro tempo. I 24 vincitori, le sei menzioni d’onore e le due menzioni speciali della giuria sono stati selezionati grazie al lavoro di una giuria indipendente tra 61.062 candidature di 3.851 fotografi provenienti da 130 Paesi.” 

[4] https://www.worldpressphoto.org/calendar

Sinnai WPP 2024 al MUA


 

Eddie Jim – Combattere, non affondare

 

 

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Benigno Moi

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